Fotografie di Nicolò Salvatori
Rubrica Fuoriperimetro
“Every train needs an emergency brake”, è un progetto fotografico incerto nato in un periodo incerto.
Durante la pandemia Covid – 19, Nic stanco dalla situazione ha chiesto a diversi amici di poterli fotografare all’interno delle loro case.
Posti che fino a quel punto erano semplici abitazioni all’improvviso erano il centro di tutto.
Oltre alle foto che rappresentano di più le persone all’interno del loro spazio vitale, ad ogni persona è stato chiesto di selezionare un oggetto che lo rappresentasse e alla fine di ogni sessione Nic ha intervistato la persona in questione con una lista di domande uguali per tutti.
Un vero e proprio momento di introspezione nella vita di alcuni sconosciuti all’interno di uno spazio che sa di casa ma che in quei mesi è stato tutto se non addirittura una prigione.
La stanza di Antonio, Milano Ottobre 2020
Macchina fotografica e bacchette della batteria, passione e rumore.
Debora e Mia, Milano Dicembre 2020
Il corno magico di Debora.
Gianna in casa sua, Milano Dicembre 2020
Una vita in fotografie.
Igor nel suo monolocale, Milano Gennaio 2021
L’ufficio in casa di Igor.
Andrea ed Alessia, per gli amici: Pino e Frongi, Milano Gennaio 2021
I ditali di Frongi.
Ludovica in her room, Milano Febbraio 2021
I libri di Ludovica.
Marta e Francesca sul letto a castello di Francesca, Milano Febbraio 2021
L’acchiappasogni di Marta.
I semplici oggetti di Patrick.
Patrick nella sua cantina, Desio Febbraio 2021
È stato il progetto più lungo da portare a termine che ho mai fatto.
È nato tutto da una voglia esasperata di libertà durante un periodo nel quale non si poteva fare altro che stare in casa.
Ho iniziato a pensare quanto la casa di ognuno di noi racconti più di qualsiasi cosa la nostra vera essenza, tra pregi e difetti e versioni di noi che cerchiamo di raccontare contro quelli che inconsciamente raccontiamo.
Ancora in quarantena ho cominciato a mandare messaggi agli amici che per me aveva più senso raccontare, e dei quali ero curioso anche io di sentire rispondere alle domande.
Una volta che le regole si sono alleggerite, ho iniziato a viaggiare con la mia macchina fotografia in giro per Milano e ho iniziato a sentire queste storie affascinanti.
Questo lavoro mi ha permesso di conoscere molto di più le persone con le quali ho parlato, in un modo profondo e per questo sarò sempre grato.
Per me ancora una volta è evidente che non esistono persone “normali” o persone “comuni”, e in un momento in cui avevo più bisogno di un senso di comunità questa consapevolezza mi ha donato serenità.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutato durante questi due anni:
Ludovica, che mi ha aiutato a stilare la lista delle domande e che nei momenti più insicuri mi ha convinto ad andare avanti.
Andrea (Pino), che mi ha aiutato con il design del libro e mi ha aiutato a dare forma su carta a quello che avevo in testa da ormai troppo tempo.
Marta, per essermi stata vicino durante i momenti più complicati e per la traduzione dei testi.
A tutte le persone intervistate, anche quelle alle quali non parlo più, per essersi aperte in un modo così sincero e naturale.
Spero questo racconto vi faccia giustizia.