Fotografie di Attilio Cusani
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Non saprei dire fino a che punto gli oggetti che possediamo e che ci circondano possano effettivamente parlare di noi, ma il modo in cui noi raccontiamo di loro credo possa rivelare tanto del nostro approccio alla vita.
La loro presenza fisica ha senza dubbio una continua influenza sul nostro quotidiano. Consapevolmente o inconsapevolmente riceviamo la loro energia e proiettiamo in loro i nostri ricordi, sensazioni, emozioni: Una dinamica per molti scontata, per altri forse meno, che io pensavo di poter categorizzare.
Forse è proprio per questo motivo che quando mi sono seduto a scrivere non sapevo minimamente da dove iniziare. Rifletterci è stato facile, poi mi sono accorto di non poter fermare su carta molte di quelle riflessioni.
Quella tra uomo e oggetto – come tutte le forme d’amore – presenta infinite sfumature indistinguibili. In queste pagine c’è quindi solo una piccolissima parte di quella che è una storia universale, impossibile da definire e categorizzare.
La combo quarantena + trasloco imminente ha avuto un impatto importante su di me e sulle dinamiche che mi legano ai miei oggetti (con i quali ho un rapporto che ancora oggi non saprei ben definire o raccontare).
Riconosco però cosa dall’esterno cattura la mia attenzione – credo di essere abbastanza lucido in questo – ed è per questo motivo che nelle storie dei miei amici sono riuscito a trovare la chiave per strutturare questa serie fotografica.
Ne ho incontrati alcuni e dai loro racconti ho tratto spunti importanti che hanno arricchito le mie prospettive; le loro passioni e le loro manie testimoniano il legame che ci unisce e svelano ai miei occhi quei tratti caratteriali dai quali sono attratto, e che alla fine sembrano parlano anche di me.
Voglio essere con Perimetro il ponte che unisce queste storie e chi non era fisicamente con me ad ascoltarle.
SARA
“Li vedi? sono lì su quel mobile che si baciano“
Sara mi racconta di porco e foca, legati in un bacio che dura da 7 anni.
“Feci un viaggio in Olanda. Mi innamorai di un ragazzo che era così diverso da me, nei modi, nella lingua, negli approcci, nei gusti, nell’aspetto. Eravamo sicuramente una coppia bizzarra a vedersi e la nostra differenza era palese ad entrambi, eppure non ci siamo fermati. Iniziavo ad avere già un certo gusto di naufragio in bocca: in un impeto furioso, volendo dimostrare la bellezza della diversità, andai a comprare in un negozio di giocattoli vari animali totalmente diversi tra loro per provenienza, habitat, modus vivendi. Con un accendino li fusi insieme. Giraffa e pinguino, koala e bue, porco e foca. Li ho fusi come se dovessero restare avvinghiati in un eterno bacio e gliene inviai una coppia. Volevo dimostrare che l’amore ricongiungeva tutto. poi in realtà, noi ci lasciammo – ma porco e foca si amano ancora”.
Mi spiega di come sia praticamente ossessionata dalle storie legate agli oggetti.
“Non mi interessano gli oggetti in quanto tali ma la narrazione che si portano dietro. il legame affettivo che le persone gli costruiscono. c’è un ricamo di ricordi incredibili intorno, è lì che nasce il feticcio e dunque la magia…nel collegare, spazio, tempo e persone tramite la fiducia nella materia”
Sara ha in casa un mobile pieno di oggetti, a ognuno di questi corrisponde un piccolo cartellino giallo numerato, e per ogni numero una storia: La storia di quel preciso oggetto, che Sara scrive su un libro.
“Ho iniziato a numerare i miei oggetti di recente, proprio perché non vorrei mai che sbiadissero nella mia mente i dettagli della narrazione. volevo che non restassero solo carichi di energia ma anche di precise parole e memorie. una sorta di diario per me e una mappa emotiva per gli altri. Le cose si fanno sempre per se stessi, per essere autentiche, e dunque poi anche per gli altri”
Le parlo del mio trasloco e mi dice “se ti serve una mano chiamami”, poi scoppia a ridere, si alza, prende una piccola teca e mi fa vedere un calco.
“Questa è la mano di Carlo, me l’ha data lui”.
E’il calco della mano del suo migliore amico: ridiamo insieme mentre cerco di capire in che parola si incontrano il creepy e il romantico.
Il richiamo di un oggetto che ti ricorda qualcuno era per me uno degli aspetti più scontati, quasi volevo evitare di parlarne per paura di rendere tutto troppo scontato, eppure Sara è riuscita a renderlo l’aspetto più significativo.
Quella in copertina è stata la prima foto che ho scattato, e quella che è diventata poi la foto guida di tutta la serie.
MICHELE
Io e Michele siamo amici da 7 anni eppure non riuscivo a immaginare quale potesse essere per lui un oggetto di significativa importanza.
Lo chiedo a lui. Prende un sacchetto nero e lo apre: La cosa a cui tiene di più non è di sua proprietà, l’ha ricevuta in custodia. Lo ascolto attentamente ma potevo facilmente immaginare che si trattasse di qualcosa che va nettamente oltre la semplice dimensione materiale.
“Questa è la bandiera storica dell’Associazione Mazziniana Italiana, nata in clandestinità proprio a Milano nel 1943 da un gruppo di 7 amici antifascisti.
Nel momento più buio della storia dell’Italia unitaria erano convinti di voler riscoprire gli ideali mazziniani di repubblica, democrazia, libertà e senso del dovere. Una monarchia inerte ed egoista aveva lasciato un movimento violento e liberticida come il fascismo prendere il potere e regnare incontrastato per venti anni con la repressione, portando il paese nella catastrofe di una guerra mondiale.
Il gruppo si consolidò, crebbe, e un anno dopo si organizzò anche in brigate partigiane operanti nel milanese e in Valtellina.
Dal 45 – ogni anno – questa bandiera viene portata al corteo del 25 aprile per ricordare la memoria dei caduti partigiani e la matrice antifascista dell’associazione. Da qualche anno ne sono io il custode. È uno dei cimeli più importanti dell’associazione perché non sono rimaste molte bandiere che si possono portare in corteo. È consumata e vissuta dal tempo, probabilmente non è mai stata nemmeno lavata, ma incarna dei valori in cui mi sento pienamente rappresentato, ed esserne il custode da un senso di missione alla mia vita.”
ANDREA
Andrea mi parla di come ha affrontato la mancanza delle gare nei giorni di lockdown e di come si era quindi evoluto il rapporto con la sua moto, in un momento in cui non c’erano la pista e l’adrenalina. Facile intuirlo anche solo dal modo in cui la guarda, la tocca, la sposta.
“Lo sai per me è come avere una ragazza, forse a volte anche più bello. Nel momento in cui vai tanto in moto e ti alleni tanto ti rendi conto che l’obiettivo è proprio quello di creare una simbiosi con lei, essere un tutt’uno perché poi è solo così che vai forte. Con la quarantena purtroppo ho dovuto smettere e riportare la moto a Milano. Con un furgone l’ho fatta arrivare dal Piemonte, dove solitamente gareggiamo, e l’ho parcheggiata nel garage di un amico. Sono riuscito ad andare un paio di volte a trovarla, anche solo per guardarla o per svitare una vite a caso: Mi dava l’illusione di prendermi cura di lei”
STELLA
Negli oggetti prendono forma tanti aspetti della nostra vita, alcuni però diventano un mezzo tramite il quale viaggiare in posti dove non si è mai stati.
Conosco bene Stella e so quanto la fantasia, l’erotismo, la passione per la storia e per l’arte siano parte integrante della sua vita quotidiana.
La sua casa ne è la testimonianza. Mette a fare il caffè, poi sale su una sedia e prende due cassette di legno.
“la prima foto l’ho presa a Parigi in un mercatino, poi nel tempo ho iniziato a collezionarle. Ovviamente non compro tutte quelle che trovo, porto a casa quelle che mi colpiscono particolarmente. Cosa mi lega a queste persone? La loro bellezza, il loro sorriso, la posa o il posto in cui sono ritratti. Mi emoziono se trovo una foto di guerra e dietro si può ancora leggere la dedica di un figlio a sua madre o alla sua fidanzata lontana”
Rifletto con lei sul tema della morte e del macabro
“qualcuno potrebbe pensare che questa collezione sia inquietante, per me è inquietante pensare che tutto ciò che riguarda la morte debba essere considerato per forza macabro”
LUCA
Luca scrive le sue canzoni e suona diversi strumenti, gran parte della sua vita ruota intorno a questa passione. Quando ci siamo visti non aveva nessuno strumento nelle mani.
Gli chiedo cosa avesse portato con se: “il mio cappellino, c’è l’ho sempre dietro”. Beviamo una birra e mi racconta di come non ci sia un giorno senza il suo cappello sulla testa o nello zaino: Una storia di amori finiti, anagrammi, e capelli lunghi. Niente di più semplice e autentico.
REGINA
Di Regina mi ha sempre incuriosito il modo completamente, totalmente, infinitamente diverso di vivere gli spazi che condividiamo, cosi come quella che è la gestione delle nostre rispettive stanze.
Non so bene quale sia il limite tra rapporto persona \ persona, persona \ luogo, luogo \ oggetti , oggetti \ persona. Il modo in cui però siamo “presenti” in un luogo può diventare una vera e propria forma di romanticismo, tutti la esercitiamo, chi in un modo chi nel altro: Gli oggetti possono diventare un mezzo per unirsi allo spazio e alle persone che lo vivono con te?
Regina è una delle tre persone con la quale condivido casa, eppure a lei non ho chiesto granché riguardo l’argomento, non l’ho fatto in questi 4 anni e non ho voluto farlo adesso. Si è trasferita qui a Milano da un po di tempo ormai e spesso parlo con lei delle differenze che ci sono tra il luogo in cui è cresciuta e quello dove ha scelto di vivere: differenze abissali, inutile dirlo. Mi piace immaginare che la lontananza dal Messico giochi un ruolo fondamentale sul suo modo di vivere questa casa, lo testimonia l’amore incondizionato per le sue piante, la precisone con la quale le accudisce e la dedizione nel sistemarle in giro insieme a tanti altri suoi oggetti. Anche quella foca in effetti, io non so perché si trovi li ,da anni, in una ciotola; la guardo ogni volta che passo per il bagno e mi basta. mi piace cosi.
Conosco persone che degli oggetti ne hanno fatto uno stile di vita, una passione, un lavoro; e altre che degli oggetti non ne sentono il peso, ne emotivo ne materiale. Nessuno è migliore o peggiore, nessuno più sensibile o meno sensibile: le storie sono infinite e fanno tutte parte di questa mia riflessione.
Racconto di me tramite i miei amici: questo è un attestato di stima verso i miei amici.