Fotografie di Alessandro D’Angelo
Rubrica Perimetro Naturale
Il Gran Sasso è una montagna.
Originatosi circa 6 milioni di anni fa con i suoi 2914 metri è il più alto della catena appenninica dell’Italia centrale. Tra le sue pareti resiste ancora il ghiacciaio del Calderone, tradizionalmente considerato il più meridionale d’Europa.
L’altitudine, la composizione delle rocce, il tipo di erosione a cui è stato soggetto, lo rendono molto simile ai gruppi alpini dolomitici.
Data la sua elevazione, che si differenzia molto dalle altre catene circostanti, il massiccio è ben visibile da tutti i principali gruppi montuosi dell’Appennino centrale, e nelle giornate particolarmente limpide anche dai massicci montuosi della Dalmazia.
Il Gran Sasso, con il suo profilo riconoscibile, rappresenta nella percezione delle persone che ci vivono un simbolo di appartenenza e legame ad un luogo, una storia, delle tradizioni e quindi in un certo senso, la propria identità. Oggigiorno sono molteplici e diversi i fili del tessuto sociale, culturale e professionale attorno ad un luogo geograficamente complesso come quello del Gran Sasso e del suo parco. Molte realtà convivono in armonia e prolifica simbiosi mentre alcune per necessari interessi divergenti sono in contrasto. Il moderno mondo umano, la società odierna, inserita in un contesto naturale come quello di un parco nazionale, genera degli irrimediabili bisogni, interessi, punti di vista alla costante ricerca di un equilibrio. Nella geografia umana la territorialità indica il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Più precisamente rappresenta l’insieme delle relazioni che le società intrattengono con il mondo ecologico, biologico ed antropologico per il soddisfacimento dei propri bisogni e nella prospettiva di ottenere il più elevato livello di autonomia.
Luca, 53 anni, gestore rifugio. Rifugio Carlo Franchetti, 2433 m
Il rifugio Carlo Franchetti, è stato edificato sul finire degli anni ’50 dalla sezione romana del CAI, è stato inaugurato nel 1960. Costruito interamente in pietra calcarea e rivestito in legno sorge su uno sperone roccioso, al centro del Vallone delle Cornacchie. Stretto tra le pareti del Corno Grande e del Corno Piccolo offre un magnifico panorama sulle dolci colline dell’Abruzzo teramano fino al vicino mare Adriatico. Luca è iscritto alla sezione romana del Club Alpino Italiano dal 1977 , ha fatto parte del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e dal 1988 gestisce con la stessa passione il rifugio Carlo Franchetti. La vita del rifugista è una vita assolutamente diversa dalle altre, uno stile di esistenza votato all’essenziale in grandi
spazi di libertà, nutrito da uno spiccato spirito di accoglienza e contatto affettivo con l’umanità alpinistica e con le genti di montagna. Si tratta di una cultura e di una filosofia del vivere che non nasce dalla rinuncia, dalla marginalità, ma dalla consapevolezza di non aver bisogno, e di sentirsi pieni di piccole cose, di bastarsi.
Che cose’è per te il Gran Sasso?
“Casa”.
Alessio, 37 anni, astronomo ricercatore. Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore, 2150 m
Oltre all’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore esistono in Italia altri 4 osservatori professionali dell’istituto Nazionale di Astrofisica (INAF):
Asiago (Padova), Loiano (Bologna), Toppo di Castelgrande (Potenza) e Serra La Nave (Catania). Tra questi osservatori Campo Imperatore è il più alto d’Italia. Si può considerare tra i migliori al mondo per la “qualità del cielo”.
L’inaugurazione ufficiale dell’osservatorio si svolse il 25 ottobre del 1965. A partire dal 2001 l’Osservatorio è stato sede del programma internazionale CINEOS che ha portato alla scoperta di 61000 asteroidi e 1500 nuovi oggetti, tra cui 6 near- Earth object e un planetoide. Attualmente è coinvolto in progetti di ricerca molto importanti a livello mondiale.
Dal 2017 i due telescopi dell’osservatorio di Campo Imperatore (AZT-24 e Schmidt) sono gestibili da remoto senza la presenza di ricercatori presso la stazione. All’interno dell’osservatorio è presente solamente il personale tecnico per la manutenzione ordinaria e straordinaria. I ricercatori possono osservare durante la notte da qualsiasi luogo, anche da casa, purché abbiano una connessione internet.
Che Cos’è per te il Gran Sasso?
“Diciamo che si tratta di qualcosa di molto intimo che non andrei mai a dichiarare all’esterno. Tempo fa ho provato a descriverlo a mia moglie come “un luogo dove emozionarsi per poi emozionare gli altri”…un luogo magico dove emozionarsi a guardare il cielo perdendosi tra migliaia di stelle per poi tornare a casa ed emozionare le persone care intorno a te, grazie a qualcosa che ti rimane dentro.
Quando sei sotto migliaia di stelle vedi la tua vita ed il mondo intorno a te in modo differente.
Inoltre a differenza del passato in cui tutti osservavano il cielo ad occhio nudo ormai sono solo gli astrofili a farlo perché anche gli astronomi professionisti lo osservano da dietro un computer. Lavorare qui a Campo Imperatore è un privilegio anche perché oltre ad osservare il cielo con la strumentazione professionale da dietro un computer mi permette di osservarlo ad occhio nudo…è bello trovarsi sotto migliaia di stelle riflettendo sull’infinito e su noi stessi.”
Bakiu, 56 anni, pastore. “Fonte Vetica” Campo Imperatore, 1632 m
Bakiu è originario della Macedonia, custodisce un gregge di pecore da quando era bambino ed è questa l’unica cosa che ha sempre fatto. Si è trasferito in Italia per lavorare ed è al servizio di un allevatore pugliese che, ancora oggi, segue le vie tradizionali della transumanza che legano l’Abruzzo alla Puglia. Proprio da L’Aquila infatti parte il “Tratturo Magno” che arriva fino a Foggia e rappresenta la più lunga via di transumanza in Italia, oggi non più in uso.
A “Fonte Vetica” il 13 ottobre del 1919 avvenne una delle più tristi tragedie del Gran Sasso, quando una bufera di neve, giunta in anticipo sull’inverno, causò la morte di 5000 pecore, del loro pastore, Pupo Nunzio
di Roio, e di due suoi figli piccoli. La moglie cercandoli impazzi dal dolore. Ancora oggi vi è un monumento e una lapide commemorativa di tale episodio sconvolgente.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Una montagna.”
Vasilli, 42 anni, istruttore di arrampicata sportiva. “Via dell’Immondezzaio”, 2200 m
Il Gran Sasso offre innumerevoli itinerari di arrampicata, sia di stampo classico che di stampo sportivo di tutte le difficoltà.
Gli itinerari più gettonati, soprattutto per qualità della roccia si trovano sulle spalle del Corno Piccolo mentre chi cerca isolamento e avventura trova il suo posto sul “Paretone”. Le più ripetute sono le vie degli Aquilotti (lo storico gruppo fondato negli anni trenta a Pietracamela), il Vecchiaccio, ecc. mentre le vie sportive più belle si trovano principalmente sul famoso “Monolito” di fronte al Rifugio Franchetti. Calcare fantastico, buchi e passaggi tecnici. Alcuni nomi: Golem, Kronos, Emanuela.
Ci sono molte storie di arrampicata su questa montagna. Quella che Vasilli ricorda più spesso è legata alla figura del “Vecchiaccio” a cui è stata intitolata una via sul Gran Sasso. Il suo nome era Vito Plumari nato nel 1919, un bidello di Roma di origine siciliana che aveva fatto la guerra di Russia e non aveva più il pollice del piede in seguito ad un congelamento. Metteva un tappo di sughero nella scarpa quando doveva scalare. Ci sono fotografie che lo ritraggono mentre arrampica sul Corno Piccolo datate 1993. Una figura unica che impressionò anche Manolo e che Heinz Mariacher definì: “l’unico vero alpinista, quello che arrampica per sé stesso solamente, uno sciamano alla stregua del Don Juan dei libri di Castaneda.”
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Un colpo al cuore ogni volta che lo vedo. Immagino sempre di essere li, in cima con i miei amici ad arrampicare, sciare…perdersi.
Lo preferisco con l’abito bianco dell’inverno!”
Giocondina, 56 anni, barista. Hotel Campo Imperatore, 2200 m
L’Hotel venne realizzato negli anni trenta su progetto dell’ingegnere piemontese Vittorio Bonadè Bottino, autore negli stessi anni delle strutture alberghiere a Sestriere e dell’hotel Principi di Piemonte a Torino. Divenne celebre soprattutto nel 1943, allorché in seguito alla caduta del fascismo ed al conseguente arresto di Mussolini, venne scelto come prigione per l’ex capo del Governo in attesa di consegnarlo alle forze alleate. Mussolini fu portato a Campo Imperatore il 28 agosto dopo essere già stato tenuto prigioniero nelle isole di Ponza e della Maddalena, a differenza delle quali il Gran Sasso appariva un luogo più sicuro ed inaccessibile, tanto che ivi il duce, sentendosi finito, tentò di uccidersi tagliandosi le vene. Il 12 settembre, invece, con un’azione a sorpresa che prese il nome di Operazione Quercia, alcuni alianti con un centinaio di paracadutisti tedeschi riuscirono ad atterrare nella piana davanti l’albergo ed a liberare il prigioniero tra lo stupore ed il disorientamento dei soldati italiani che non ostacolarono in alcun modo l’operazione. Il nonno di Giocondina, la guardia forestale Pasqualino Vitocco, e il carabiniere Giovanni Natale furono le uniche due vittime dell’operazione tedesca.
Suo padre invece, è stato per molti anni il macchinista della cabinovia che in inverno rappresenta l’unico modo di raggiungere l’hotel e le piste sciistiche. Giocondina ricorda quando da ragazza, salita con delle amiche per sciare rimase bloccata per tre giorni, con trecento persone all’interno dell’albergo, in seguito ad un’improvvisa bufera di neve e vento. I suoi sci lasciati lì dove l’ho fotografata, non gli ha più trovati.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Per me il Gran Sasso oltre a rappresentare il bellissimo scenario che ha accompagnato tutta la mia vita, è la speranza di uno sviluppo economico delle nostre comunità.”
Donatello, 44 anni, taglialegna. Intermesoli (Pietracamela), 800 m
Da quando aveva dodici anni Donatello ha sempre avuto una forte passione per i muli. Mi spiega che è una condizione indispensabile per fare il suo lavoro, come loro, i muli, sono indispensabili per recuperare la legna nella macchia boschiva. Durante l’anno, insieme alla squadra di cui fa parte, raccoglie circa 2500 tonnellate di legna tra faggio, quercia e carpino. Quasi tutta la legna viene tagliata nei boschi che crescono a ridosso del Gran Sasso e caricata a braccia sui muli che poi la portano a valle.
Ultimamente insieme al Corpo Forestale dello Stato la sua squadra collabora all’individuazione e al taglio di particolari aceri destinati alla costruzione di violini molto pregiati.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Per quanto mi riguarda è una montagna affascinante quanto pericolosa. L’unica cosa che conta per me è lavorare insieme ai miei magnifici animali, i muli.”
Claudio, 59 anni, Guida Alpina. “Sella dei due Corni”, 2575 m
Il 19 agosto 1573 fu raggiunta la vetta del Gran Sasso da Francesco De Marchi un ingegnere militare di 69 anni, accompagnato da Francesco Di Domenico. Nei
documenti dell’epoca, risulta che la cima era stata già raggiunta in precedenza da alcuni cacciatori di camosci, fra cui proprio Francesco Di Domenico, che per questo fu scelto come guida e che è stato, di fatto, la prima guida di montagna italiana.
Claudio è uno degli ultimi alpinisti appartenenti al gruppo storico degli “Aquilotti del Gran Sasso” che si formò a Pietracamela, piccolo paesino a ridosso della montagna, intorno al 1925. Questo gruppo diede vita a straordinarie stagioni di conquiste alpinistiche, aprendo molte delle vie più tecniche del Gran Sasso. Oltre ad essere testimone e custode storico di questo passato è una delle guide alpine che oggi accompagnano molti appassionati e neofiti attraverso i numerosi itinerari.
La “Sella dei due Corni” è il punto di incontro tra le due vette principali, il “Corno Grande” ed il “Corno Piccolo”.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Il Gran Sasso è il punto di incontro tra cielo e terra, luogo ideale dove poter abbandonare il proprio spirito e vagare nell’immensità dei grandi elementi alla ricerca di forti emozioni, di sensazioni intime, profonde, ineffabili, spesso lontane dalle sensibilità comuni.”
Alessandra, 42 anni, Sovrintendente Capo del Corpo Forestale dello Stato. “Laghetto Pietranzoni”, 1850 m
Il territorio del Gran Sasso, divenuto parco nazionale nel 1991 (il terzo più grande in Italia), conta un patrimonio faunistico eccezionale ma allo stesso tempo delicato e dal controverso rapporto con l’uomo che ha sempre abitato la montagna. Sono presenti circa 4 coppie di Aquile Reali, oltre a molti altri rapaci. Importante è la presenza dell’Orso Marsicano e del Lupo. La storica avversione tra uomo e lupo ha portato nello scorso secolo alla quasi estinzione sugli Appennini di questa specie e solo grazie ad un lavoro di tutela ha visto il numero di esemplari crescere negli ultimi anni. In seguito ai numerosi casi di abbattimento e avvelenamento da parte di allevatori ed abitanti della montagna, il Corpo Forestale dello Stato ha da tempo attuato dei progetti di allevamento di cani da guardia per greggi, da affidare ai pastori locali. Oltre a questo con il progetto “LIFE” si è creato un nucleo di conduttori cinofili specializzati nella ricerca di veleni. Alessandra è la prima in Italia ad aver avuto in affidamento e addestramento Dingo, pastore belga, per contrastare il fenomeno degli avvelenamenti di fauna selvatica. Nel 2017 il Corpo Forestale dello Stato è entrato a far parte dell’Arma dei Carabinieri.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Un posto unico al mondo che andrebbe valorizzato, al fine di farlo conoscere il più possibile per la sua unicità, ricco di biodiversità, di paesaggi incredibili e mozzafiato, di animali da proteggere perché le generazioni future possano godere appieno della loro bellezza.”
Mario, 58 anni, Responsabile Tecnico traforo del Gran Sasso. Assergi “Strada dei Parchi A24”, 1000 m
Il traforo del Gran Sasso è un tunnel stradale, costituito da due tubi ciascuno a due corsie e senso unico di circolazione, che attraversa gli Appennini sotto il massiccio del Gran Sasso, in Abruzzo. Fa parte dell’autostrada A24 che collega Roma al mare Adriatico passando per L’Aquila e Teramo. È utilizzato come via di accesso ai laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Lunga 10 km, è la terza galleria stradale per lunghezza in Italia dopo il traforo stradale del Frejus e il tunnel del Monte Bianco, ed il più lungo traforo stradale realizzato interamente su territorio italiano; è inoltre la più lunga galleria stradale a due canne d’Europa. Durante al sua costruzione morirono undici operai, uno degli incidenti più complicati interruppe i lavori per circa due anni. Fu inaugurato nel 1984 dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Non conosco il Gran Sasso come montagna, sono più per il mare. Ma conosco bene tutto ciò che ha a che fare con la galleria, un tunnel che ha permesso di collegare due zone dell’Abruzzo separate da una catena montuosa che non permetteva certo un facile collegamento. Una montagna che nasconde uno dei più grandi istituti di ricerca del pianeta. Una montagna nelle cui viscere l’uomo ha aperto un percorso sicuro tra un mondo montano ed uno che poi si affaccia sul mare. Una galleria che ha offerto ed offre lavoro a tante persone e dove impianti complessi assicurano la viabilità autostradale.”
Guido, 52 anni, Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. “Cima Alta”, 1700 m
Le caratteristiche alpine, il meteo imprevedibile di montagna reso ancora più estremo dalla posizione esposta tra il mar Tirreno ed il mare Adriatico, fanno del Gran Sasso una montagna che conta una media di due vittime ogni anno. Negli ultimi tempi diverse guide alpine anche con esperienza Himalayana, hanno perso la vita durante delle uscite, e sono frequenti gli interventi di soccorso in elicottero.
Che cos’è per te il Gran Sasso?
“Il Gran Sasso è stata per me una scelta di vita fantastica ed ho scelto questo massiccio perché è l’unico della catena montuosa appenninica che mi da la sensazione di vivere in montagna, dagli aspetti morfologici, climatici e di quota simili ai monti dell’arco alpino. Inoltre grazie alla sua posizione geografica di latitudine e longitudine che ne determinano particolari condizioni climatiche, hai la possibilità di vedere una straordinaria di varietà di flora e fauna che difficilmente trovi altrove.
Sei in montagna con vista mare, cosa vorresti di più?!”
Karoline, 33 anni, ricercatrice. Laboratori Nazionali del Gran Sasso, 1000 m (-1400 m)
I Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) sono dei laboratori di ricerca, appartenenti all’INFN e dedicati allo studio della fisica delle particelle. Sono i più grandi laboratori sotterranei del mondo. La struttura si compone di una parte sotterranea, e di una parte esterna. Entrambe a una quota sul livello del mare di circa 1000 m, la parte sotterranea è coperta da 1.400 m di roccia del massiccio del Gran Sasso d’Italia. Sono un centro nel quale operano circa 1000 scienziati provenienti da 32 paesi del mondo che lavorano a circa 15 differenti esperimenti con i quali si cercano e studiano particelle che possono rivelare nuovi e affascinanti segreti sull’origine dell’universo e sulla vita delle stelle. Nati da un’idea del fisico Antonino Zichichi, la loro costruzione ebbe inizio nel 1982 in concomitanza con la realizzazione del traforo autostradale del Gran Sasso. Cinque anni dopo vi si tenne il primo esperimento. La collocazione sotto la montagna permette di ridurre notevolmente il flusso dei raggi cosmici (anch’essi studiati) e consente di semplificare il rilevamento di particelle come il neutrino o la ricerca della materia oscura. Accanto all’intensa attività di ricerca i Laboratori sono da sempre impegnati nelle attività di comunicazione della scienza per il grande pubblico.
Karoline è responsabile del R&D progetto COSINUS, nato nel 2016. La sua attività’ di ricerca principale riguarda la fisica sperimentale sulla materia oscura e il decadimento doppio beta senza emissione di neutrini usando bolometri scintillanti come rivelatori. L’utilizzo di questo criostato prevede una tecnica abbastanza
complessa per il raggiungimento di temperature molto basse e più precisamente temperature del valore del decimillesimo di grado sopra lo zero assoluto (- 273,15 gradi centigradi).
Che Cos’è per te il Gran Sasso?
“In termini scientifici il Gran Sasso è il più efficiente strumento trovato in natura di cui mi servo per le misurazioni del mio esperimento, poiché date le sue imponenti dimensioni di materiale roccioso che circondano i laboratori sotterranei, funge da filtro per i raggi cosmici che “inquinano“ la ricerca degli eventi rari che caratterizzano la materia oscura.
In termini personali, invece, il Gran Sasso è il perfetto ambiente per trovare il giusto equilibrio tra impegni lavorativi e relax mentale affinché raggiunga la giusta concentrazione, visti gli innumerevoli paesaggi di cui ci si può godere facendo rilassanti passeggiate e divertenti escursioni.”