Neighbours. (Appunti da un vicinato)

Fotografie di Antonio Ragni

 

La reclusione che tutti stiamo vivendo da più di un mese porta ad un ribaltamento delle prospettive, il nostro quotidiano sta cambiando, le nostre abitudini alterate da una prolungata permanenza in casa, tutto a un tratto ci siamo ritrovati privati dei nostri lavori nella maggior parte dei casi e di qualsivoglia interazione sociale. Amici, colleghi e fidanzate/i: tutto giace in stand by, in composta attesa di tempi migliori.
In queste giornate spesso scandite dal lento trascorrere del tempo è facile osservare come la natura, con una velocità impensabile, si stia riappropriando dei suoi spazi mentre noi d’altro canto, dalle nostre abitazioni stiamo lentamente riscoprendo altri esseri umani al di fuori della nostra sfera sociale. Per la prima volta e con forme inconsuete fino ad ora, interagiamo con i nostri vicini, dirimpettai, condomini. Giardini incolti, aree interstiziali e balconate si riappropriano del loro diritto di fruizione mostrandoci un pullulare di relazioni sociali, di voci, in netto contrasto con il silenzio proveniente dalle strade. Se c’è un merito di questo virus, forse uno dei pochi, è di averci omaggiati di uno spaccato di Italia Neorealista che noi, generazione di questi tempi, non avremmo mai percepito, così avvezzi ad innumerevoli pratiche consumistiche. Le persone all’apparenza sembrano esser tornate ad uno standard di umanità inconsueto per i nostri canoni, anche il significato di confine sembra essersi attenuato e quella linea di demarcazione creata dall’inferriata del vicino sembra avere meno valore pur mantenendo un modesto livello di brutalismo architettonico. Siamo alla ricerca di calore umano, di un approccio comunicativo che ci riporti a due mesi fa ma è altrettanto evidente come questo eccesso di buonismo rischi di avere una scadenza. Certo, non sappiamo per quanto tempo ancora avremo a che fare con questo virus ma questo scenario, queste interazioni, probabilmente dureranno il tempo della pandemia come ulteriore, incredibile, corollario di quanto stiamo vivendo.

Neighbours racconta uno spaccato di provincia italiana nel pieno del lockdown con gli occhi del vicinato, di chi condivide le nostra mura perimetrali, di coloro che probabilmente non avremmo mai incontrato, di chi osserva, dietro un selciato o un recinto, la natura riappropriarsi dei propri spazi, inglobando beni e oggetti, deteriorandoli. Una finestra sulle nostre esistenze, sull’attesa e sul lento scandire delle ore come immersi in una bolla, ben protetti dall’esterno, una riflessione sulle nostre debolezze e su come il genere umano sia impotente di fronte alla forza della natura.