Fotografie di Francesca Pompei
A Roma, la mia città, la sezione femminile del carcere di Rebibbia è la più grande d’Europa. La sua gigantesca architettura, mutuata sul modello del Panopticon di Jeremy Bentham, è divisa in due corpi principali, il Camerotti e il Cellulare, le cui mura scandiscono inesorabili i tempi quotidiani della prigionia.
Ho lasciato quindi che questi spazi parlassero per le loro abitanti, essendo i luoghi dove le prigioniere consumano la loro vita per anni. Dato che in carcere non esiste privacy e ogni momento è sotto controllo, ho mutuato le singole prospettive personali in uno sguardo collettivo che avvicina dolore e sollievo in un un’unica dimensione, in bilico nella sottile separazione tra violenza e redenzione, solidarietà e dramma.
Scoprendo un mondo molto diverso dalle mie aspettative, questo progetto ha cambiato la consapevolezza sul mio essere e vivere il mio status di donna libera. Magari, grazie al potere della fotografia, può farlo anche in qualcun altro.
















