Photo by Giorgio Galimberti
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La poetica che si evince dalle immagini da Giorgio Galimberti ha un sapore surrealista e allo stesso tempo romantico, inteso nel senso Ottocentesco del termine. Come nei dipinti di Caspar David Friedrich – dove l’essere umano sembra annullarsi di fronte la maestosa grandezza e forza della natura, risultando parte integrante, discreta, di un tutto molto più ampio, elevando lo spirito ad uno stato di silenzio contemplativo e imperscrutabile – troviamo questa riflessione anche nelle opere di Mario Giacomelli, di cui possiamo rintracciare una forte stima e influenza in Giorgio Galimberti che assimila e fa proprio questo tema, dove però è il paesaggio urbano a ricoprire un ruolo fondamentale.
Le “tracce urbane” lasciate dall’uomo diventano pretesto e scenografia per paesaggi lunari, mondi da esplorare
e deserti da attraversare, creando ambientazioni arricchite, oltre che dalla presenza costante della figura umana, da elementi altri, inserti misteriosi che si fondono con le architetture, in un continuo e ben ritmato susseguirsi di luce che fende il buio e viceversa (…)
Testo: Serena Calò