Quando Poi – appunti per il futuro della musica italiana

Fotografie di Simone Biavati  ( @simone.biavati )
Testi e interviste di Alessandra Lanza
  ( @ale_theia )

@quandopoi2020

“Quando poi – appunti per il futuro della musica italiana” nasce all’inizio del mese di marzo 2020 dalla consapevolezza che il mondo non sarà più lo stesso e che per un tempo a priori incalcolabile molti di noi non potranno più lavorare a contatto con gli altri come hanno sempre fatto: fotografi, giornalisti culturali, artisti della scena musicale italiana sono tra questi.

Saltati alcuni shooting in programma, Simone Biavati, fotografo, decide di lavorare a distanza, chiedendo agli artisti con cui è in contatto di posare per lui in videochiamata su Instagram per raccontare attraverso le immagini il loro isolamento. In una metà della schermata l’artista tra le sue mura, nell’altra il cielo, quello che per il momento tutti guardiamo dal nostro balcone o da una finestra, sotto il quale prima o poi torneremo a camminare liberi. Attraverso uno screenshot l’iPhone permette a Simone di registrare il momento in un dittico.

Alessandra, giornalista e fotografa, intrattiene con gli artisti conversazioni che si preannunciano brevi, ma che finiscono ogni volta, naturalmente, per dilatarsi, come accade ai giorni di quarantena. Le domande sul presente, e soprattutto su un futuro incerto, le riflessioni di ciascuno su cosa significhi fare musica oggi e su cosa potrebbe significare domani, le nuove consapevolezze su di sé e sul mondo, diventano narrazione e si fanno didascalie condivise su Instagram insieme ai ritratti e alle istantanee dei cieli azzurri, solcati da nuvole o rossi di tramonto.

“Quando poi” nasce su Instagram e ha su Instagram il suo output: sfrutta gli strumenti a disposizione cavalcando l’estetica del mezzo, compresi i suoi difetti e limiti tecnici, come i pixel resi ancora più evidenti dall’intermittente connessione wifi. “Quando poi” è così un album a disposizione di tutti che giorno per giorno ripercorre il modo di vivere l’isolamento dei migliori artisti della scena musicale italiana, cantautori e interpreti, produttori e musicisti, chiamati come chiunque altro a resistere e a reinventarsi in un clima di incertezza.

Tra i personaggi che hanno preso parte al progetto ci sono Coez, Mace, Rkomi, Ghemon, Selton, Margherita Vicario, Frenetik&Orang3, Colombre, Angelica, Saturnino, Marianne Mirage, Ernia e altri.

 


da @quandopoi2020

Mace è alla quinta settimana di isolamento milanese, vissuto in uno dei quartieri di Milano che deserto, in contrasto con il solito brulicare di persone, ricorda più di altri uno scenario che definisce “post-atomico”, i Navigli. Lo studio è a due passi da casa ed è il posto giusto in cui chiudersi per portare a termine tutte quelle cose che aveva da parte e che non aveva voglia di concludere. “È bello iniziare a lavorare su una canzone, ma finire è sempre una gran rottura di palle,” confessa. Ci sono giorni in cui lavora anche su nuova musica, ma ammette di aver avuto periodi più floridi. “Il clima di incertezza, cioè il non sapere quando ci sarà un output per il tuo lavoro o se un pezzo sarà ancora adatto al periodo storico in cui uscirà, credo stia bloccando molti. Io, comunque, non sono così catastrofico, anzi, sono molto ottimista: la gente ha e avrà bisogno di musica che lasci qualcosa.”

 

 


da @quandopoi2020

Margherita Vicario è a Roma da qualche settimana, a casa con il suo compagno. Poco prima che gli spostamenti venissero vietati era riuscita a completare il giro promozionale nelle radio del suo ultimo singolo “Giubbottino, “una vera fortuna, l’ho  concluso per un pelo,” mi racconta. Certo, c’è un po’ di delusione: quello che sarebbe dovuto partire il 25 aprile sarebbe stato il suo primo vero tour, cui sarebbe seguita un’estate piena di lavoro, “con un’ottima squadra, un’ottima etichetta e un’ottima agenzia di booking. Pazienza, si tratta solo di rimandare, e quando si tornerà a fare concerti credo che le persone ne sentiranno davvero l’effetto catartico.”

 

 

 

da @quandopoi2020

Le prime tre settimane di isolamento per Coez sono volate: “Ho scritto un sacco, era da tanto che non mi davo degli orari per farlo: mi sono fatto mandare idee, bozze su cui lavorare, e ho finito pezzi che avevo iniziato qualche mese fa. Certo, una volta che hai scritto 5 o 6 pezzi dentro una stanza portarli avanti da solo è difficile, è in studio che si capisce se possono diventare davvero canzoni o no. Ma mi ha dato soddisfazione: mi sono sentito come quando da ragazzino scrivevo da solo davanti a un computer, senza produttori e chi ti consiglia. Quando hai solo le tue forze e pochi strumenti spendi più tempo su una canzone e magari il risultato è anche migliore. Le belle canzoni nascono così, con un testo curato e una musica semplice.” E non basta soffrire per scrivere canzoni, devi saper scrivere canzoni, aggiunge.

 

 

 

da @quandopoi2020

La doppia M di Marianne Mirage corrisponde alla doppia G di Giovanna Gardelli, che ha scelto di interpretare il proprio nome d’arte perché sul palco, che tu lo stia calcando per cantare o recitare, o sul tappetino durante la pratica yoga, oltre a te si presenta sempre qualcos’altro. “Musica, teatro e yoga sono per me mondi in grado di portare il sé a galla, di far emergere l’io interiore attraverso la creatività,” mi spiega lei, che canta da quando è ragazzina, che dopo la laurea in Filosofia ha studiato recitazione e che cinque anni fa, grazie all’ex fidanzato che le ha ceduto l’abbonamento in palestra, ha scoperto la disciplina che in questi giorni le sta tenendo compagnia. Ogni pomeriggio alle 17, invece della classica diretta Instagram chitarra e voce, va in scena ‘Yoga Mirage’. “La cosa più bella sono i loro ringraziamenti dopo ogni diretta: è il mio modo per rendere positiva la quarantena. Certo, se mi avessi chiamato con le nuvole fuori ti avrei detto ‘non ne usciremo vivi’.”

 

 

 

da @quandopoi2020

Mentre ci parliamo tramite videochiamata, Colombre continua a camminare avanti e indietro, in maniera quasi ossessiva, per le stanze di casa sua, circondato dai muri bianchi che riflettono la luce che entra dalla sua finestra. “Camminare mi manca molto, il mio cervello ne ha bisogno per non andare in standby. La creatività per me è molto legata alla fisicità e al movimento: fare una passeggiata ti dà la possibilità di aprire la testa per aver qualcosa da dire quando torni a casa, qualcosa che magari è stata la natura a concederti.” Lo scorso 20 marzo è uscito il suo nuovo album Corallo, e mi racconta di essere stato molto combattuto sul lanciarlo o meno in questo periodo. “Mi sono fatto degli scrupoli data la situazione, e per una questione di rispetto ho pensato di mettere la vanità nel cassetto. Poi ho pensato a tutto il lavoro che io e il mio team ci abbiamo messo, e l’ho trasformato in un invito a non fare passi indietro e a continuare, abbracciando il rischio con consapevolezza e accettandolo come parte della nostra vita.”