ViaRubens n°9

Fotografie di Camilla Piana

Abito in un palazzo di ringhiera della vecchia Milano.
Dall’ingresso, i tre cortili si diramano con ossequioso rispetto all’architettura
originaria di inizio ‘900. Mi ci sono trasferita nel 2017, innamorata della sua compagine umana, colorita e folta. La sorda deflagrazione del Covid-19 e l’imposizione della quarantena, hanno involontariamente recapitato a questo indirizzo, una inaspettata novità: il tempo lento. Tra i lunghi corridoi di corte ora non ci sono solo
i panni stesi al sole con impettito ingombro, gli sbuffi profumati di sugo e di fritto tra le rampe delle scale, la bottega del falegname e il laboratorio del panettiere, ma c’è
anche chi legge alla stessa ora, chi coltiva tintarelle, il guardone ficcanaso e c’è chi cerca, come me, una ventata di ossigeno tra la luce dei ballatoi. Apprendo solo adesso la gestualità di ciascuno, i timbri delle loro voci e, senza poco imbarazzo, scopro solo dopo anni i loro nomi.
Questo è il piccolo diario di un tempo sospeso, dei volti e delle assenze, delle voci e dei silenzi che stanno accompagnando, in modo un po’ più dolce, questo mio isolamento. Abito in via Rubens n°9 e quando il tempo della vita tornerà di nuovo a non bastare mai, noi ci fermeremo ancora un altro giorno per far esplodere la più grande festa di condominio mai vista a questo civico.