Giorgio Di Maio

Giorgio Di Maio (1963, Napoli) inizia a fotografare durante gli studi di Architettura (1990), intuendo le potenzialità della fotografia come linguaggio per immagini che gli consente di estrapolare dalla realtà un frammento della stessa, autonomo nella forma e nella sostanza, dotato di un contenuto narrativo proprio.

L’attività espositiva (dal 1992) e quella professionale (dal 1993) procedono intensamente di pari passo e ogni piccola attività di ristrutturazione diventa anche un’occasione di ricerca linguistica.
Nel 2003 segue il master in Fotografia dello spettacolo di Silvia Lelli, allo IED di Milano, propulsore per un intenso approfondimento della fotografia americana. Tra il 2007 e il 2010, in Basilicata, sviluppa la serie dei Paesaggi lucani e inizia la sperimentazione del mezzo digitale.

Si risveglia un’anima ambientalista che si concretizza nel 2011 con la mostra non è Napoli, dedicata alla città appena colpita dallo scandalo dei rifiuti.
Dal 2013 rallenta la professione di architetto e si dedica alla filosofia come supporto teorico a una più intensa pratica della fotografia, spostandosi spesso tra Napoli e Milano.

Passa ora definitivamente dalla macchina analogica a quella digitale.
Nasce l’Armonia nascosta, frutto di un lungo percorso che si consolida in un preciso modus operandi, consapevole delle proprie motivazioni e finalità. Partendo da Eraclito, l’Armonia nascosta propone la trasmigrazione delle radici mistiche e filosofiche dell’arte astratta di Paul Klee e Vassilij Kandinskij fino alla fotografia, trasformandola in un processo di crescita spirituale e sociale dell’uomo che passa attraverso la documentazione del dato visivo, la ricerca appunto dell’armonia nascosta nella realtà delle cose che vediamo.
Alcuni progetti: I sentieri dell’acqua e Chiaroscuro (2013-2014), Feminine, Photokina (2016), Cristianesimo Arte e Paganesimo (2017), Correspondances (2018), Milano in Armonia (2018), sempre intervallati da continue esplorazioni dell’immateriale nei luoghi del reale.
Nel 2017 esce il sito fotografico-filosofico delle sue ricerche, che ottengono ampia risonanza su importanti magazine internazionali di fotografia. Inizia un nuovo ciclo espositivo, tra mostre e festival, che incontra il favore del pubblico e della critica di settore.
Nel 2019 il Prof. Guido Ferraro, ordinario di Semiotica e Teoria della narrazione all’Università di Torino, nomina la sua ricerca accanto a quella di Franco Fontana, Luigi Ghirri e Mario Giacomelli.
Nel 2020 era tra gli artisti partecipanti al Mia PhotoFair poi annullata causa Covid. Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, inizia e porta a termine il suo ultimo lavoro “Il mare di Leopardi”, una serie di scatti del litorale compreso tra Marcelli di Numana e Porto Recanati, lo stesso mare Adriatico che il poeta vedeva in un piccolo spicchio dal Monte Tabor, il Colle dell’Infinito.
Giorgio Di Maio si sposta di città in città, cercando l’Armonia nascosta presente nella realtà circostante.

Le storie di Giorgio