DOV’È L’AMERICA?

Fotografie di Enzo Castellucci

“Dov’è l’America?”è una questione che ogni individuo prima o dopo si è posto. La stessa che ha spinto molte vite nei secoli scorsi ad andarne alla ricerca. “Dov’è l’America?”è anche una questione metaforica di uso comune tra la gente, spesso per esprimere una condizione di vita che manca .E quindi cos’è l’America? Un luogo fisico o una condizione di vita? Dov’è quando la cerchiamo? Dov’èquando non la troviamo? Alcuni la vedono aldilà di una linea, altri invece aldilà dell’oceano. E negli ultimi anni questa è aldilà del Mediterraneo. La ricerca di essa viene intesa anche come una necessità di cambiamento per migliorare. E se questa è la ragione che spinge ogni giorno i migranti ad affrontare la morte in mare per raggiungere quel posto tanto agognato, ¬“l’America” diventa anche motivo di sopravvivenza ai soprusi che gli stessi subiscono nelle loro terre a causa di guerre e piaghe sociali. È certo quindi che persone come Mustapha, Siaka, Ousmane, Issaka siano venuti in Italia per cercare la loro “America”, senza che loro sapessero cosa in realtà li stesse aspettando oltre la linea; senza considerare lo spazio ma il tempo per raggiungere il miglioramento. Nelle loro teste era già tutto lì, in attesa. L’attesa della rinascita per riprendere in mano le proprie vite. Poi ci sono Manuel, Balla e Shamal, che “l’America” se la sono guadagnata. La Croce Rossa ha proposto loro il ruolo di mediatori per facilitare l’interazione coi migranti, in prima battuta al momento dell’arrivo in Italia e poi in seguito nel centro d’accoglienza. Con l’impegno e la costanza nell’incarico prestato hanno ottenuto il loro posto all’interno dell’equipe Croce Rossa. Nel campo si parla di storie di lieto fine. In qualche modo tutti hanno vinto la sfida per la sopravvivenza e tutti hanno cercato di adattarsi al loro nuovo mondo. L’Africa e l’Asia sono paesi lontani ormai, e per alcuni devono rimanere continenti lontani. Una cosa è certa però: le radici sono insite in ognuno di loro e non potranno mai essere così distanti come le loro terre. Nel campo, nelle sue aiuole, sbocciano fiori d’Africa. L’Africa è in un palmo di mano. Una mano sul cuore.

 

 

Il Centro Polifunzionale CRI di Bresso raccoglie i migranti in arrivo da Lampedusa e offre loro appoggio e sostegno. Qui vengono inseriti in alcune attività che loro stessi scelgono di fare. Principalmente la formazione scolastica elementare e poi alcuni laboratori come quello di teatro. Importante anche l’attività calcistica. La squadra del Bresso 4, impegnata nei campionati regionali, è composta interamente da migranti. Nel centro d’accoglienza, principalmente, si attende per l’approvazione delle richieste di asilo che la Convenzione di Ginevra valuta per il responso finale. Inevitabilmente qui l’attesa continua e fa da padrona nel campo e tra le file dei container, dove la vita scorre lenta come in un piccolo villaggio, in cui gli adattamenti sono di primaria importanza per soddisfare le necessità e ricreare una condizione di ordinaria quotidianità