Lack & Desire

Fotografie di Francesco G. Raganato

 

Pur abitandoci vicino, non avevo mai visitato il Monumentale. Più o meno avevo idea di cosa ci potessi trovare: angeli tristi, colonne spezzate, gruppi scultorei imponenti, segni religiosi mescolati a simboli pagani o massonici; una sequela di stili dal neoclassico al gotico, dal futurista al concettuale. C’è tutto questo. Quello che non mi sarei mai aspettato di trovare era la sensualità. Imboccato il viale centrale, dopo pochi metri la mia attenzione viene catturata da una statua di metallo scuro, consumato e lucente. Una donna nuda, accovacciata sulle sue gambe, con la schiena arcuata, il busto in avanti, la testa reclinata all’ indietro e un braccio alzato, con la mano a lambire i capelli. Una posa estatica, che di doloroso non ha nulla, ma ha tanto di perturbante. Che ci fa una statua così su una tomba? Di certo non rappresenta il defunto. È molto probabile che rappresenti la donna che lo amava.Me la immagino questa donna, in anni lontanissimi, andare da uno scultore e chiedere: “Voglio essere ritratta così perché manca tutto di lui. Mi manca il suo corpo, la nostra intimità”. Lacan diceva che è la mancanza di qualcosa o di qualcuno a far nascere il desiderio. Quando qualcuno va via per sempre, scatta il meccanismo della persistenza della memoria: vengono ricordate le sue azioni, i suoi pensieri, le cose che ha fatto o non ha fatto, il suo ruolo nella società. Raramente ne viene ricordato il corpo, il corpo con cui si è fatto l’amore.Ma immagino che si tratti di un aspetto troppo intimo per essere condiviso. Eppure quella donna di metallo, in quel posto austero e silenzioso, mi stava dicendo esattamente questo: mi manca fare l’amore con lui. Quando via la persona che amiamo, scompare prima di tutto l’oggetto fisico e tangibile del nostro amore, assieme a tutto il resto. Con questa suggestione sono andato in giro per il Monumentale alla ricerca di altre donne sospese per sempre tra mancanza e desiderio.