Fotografie di Francesco Barion
Intervista by Alioscia Bisceglia

 

 

 

 

Facciamo finta che tu sia all’ufficio immigrazione e che Milano fosse una città circondata: chi sei, quando sei arrivata e cosa sei venuta a fare?

 

Settembre 1999. Angela Rui, 19 anni, studentessa di design industriale al Politecnico di Milano – Bovisa. Avrei preferito l’oceano per studiare biologia marina on site, ma ho seguito ciò che mi riusciva piuttosto bene, per pura inclinazione. Ho passato gli ultimi 15 anni nelle piscine, tra odore di cloro e allenamenti, con e senza pinne, maschera, bombole d’ossigeno. Mancano tre mesi al passaggio di millennio e le torri gemelle non sono ancora cadute. Non c’è sospetto dell’armageddon che segnerà gli ultimi due lustri. La mia Milano  comincia in viale Padova, dopo il primo sottopasso, dove vado a vivere con mia sorella che presto lascerà la città. Dalla campagna industriale a urban jungle… Dopo i primi furti e palpeggi tra la 56 e la 91, mi taglio i capelli corti, mi infilo una tuta e mi muovo in rollerblade nel traffico. Solved. Mi faccio assumere alla Cozzi di Viale Tunisia come istruttrice di nuoto e alla chiusura tra colleghi ci lanciamo con rincorse pazze dal trampolino dei 10m. Sperimento il sonno polifasico e uso la notte per preparare gli esami, mentre studio teatro tra Milano e Roma con Dominique De Fazio, uno dei fondatori dell’Actor Studio. Tutto romanticamente attraente. Poi la quotidianità conta le sue vittime: 7 traslochi e 11 biciclette, un’auto, due computer, due cellulari e un iPad in meno.

 

 

 

Milano è il tuo hub, il posto da cui spostarsi comodamente altrove e a cui tornare. Credi sia il posto giusto per la tua famiglia? Qual è tuo “perimetro” in questa città?

 

Cominciamo dall’idea di perimetro. Se lo si pensa come forma di circoscrizione, diventa una fortezza dove far funzionare un proprio sistema di riferimento. Preferisco invece pensare al perimetro come somma di traiettorie diverse, in grado di formare un nuovo ecosistema costituito da sistemi paradossalmente distanti. Questa per me è Milano, è una città che traghetta tra costellazioni diverse e allo stesso tempo osmotiche. L’offerta culturale sta tornando ad essere interessante e attrae un pubblico internazionale. Ma Milano è anche uno stato mentale, è l’idea che associ ad un certa forma, swing, qualità antropologica, linguaggio. È un diagramma, basta guardarne la pianta che suggerisce qualche tipo di “girone” che ha una sua energia entropica.  Ci siamo tornati dopo anni all’estero, e in una forma completamente nuova, come coppia e come genitori. Viaggiamo ancora molto e abbiamo un calendario condiviso che si chiama “IAplanet floating on the blue marble”. Il perimetro fisico l’abbiamo deciso su google maps calcolando le distanze tra casa, asili, parchi, aeroporti, stazioni ferroviarie, mezzi pubblici e amici che ci mancavano. Siamo rientrati poco più di un anno fa ed è stata esclusivamente una scelta di cuore. Cioè, le nostre vite si sono complicate ulteriormente a livello di spostamenti, ma è qui che volevamo crescere Ida.

 

 

Quand’è l’ultima volta che la tua città ti ha fatto sentire viva?

Soffro di una forma leggera di amnesia, quindi tendo a ricordare sensazioni più che episodi. E ho una leggera ossessione che riguarda l’immaginare alternative in opposizione a pensieri e luoghi comuni. Le 100.000 persone al concerto di Lorenzo sulle piste di Linate sono state un bagno di adrenalina non indifferente…. Il luogo insolito, la lunga camminata su Forlanini, solitamente attraversato su un taxi con l’ansia di perdere un aereo, e un fiume infinito di persone di ogni età. Guardando all’evento in sé, un’esperienza nuova e piena di vita, una città di corpi, fenomeno non usuale se pensato al di fuori di uno stadio. Molto simile ai brividi dei #fridaysforfuture, ma quelli della mattina, tra giovanissimi, zaini e trecce alla Greta. Sia io che Ippo insegniamo all’università e la tendenza è sentirsi connessi con studenti che hanno 20 anni meno di te. Per noi è scontato pensare che alla manifestazione si va, con Ida ovviamente. Dopo ti danno del lei e capisci come loro ti vedono…. E anche quel momento è antropologicamente interessante, perché saranno loro a decidere quali saranno le nuove chiavi per accedere a questa città. Vanno osservati, capiti, sostenuti senza compromessi. Stupendo.

Questa città si dice stia vivendo un momento d’oro, si parla di “modello Milano”, tu che hai vissuto altrove e che lavori molto in Nord Europa credi che ci sia ancora molta distanza  tra questi mondi e tra i loro modelli?

In effetti Milano sta vivendo un momento molto interessante, è di fatto una repubblica a sé capace di gestire compromessi e individuare opportunità nella commistione di genere, tra pubblico e privato, tra dimensione individuale e collettiva. Rappresenta l’epicentro di un cambiamento possibile che forse dovrebbe diventare un modello esportabile anche e perlomeno al paese. Milano ha una storia di eccellenze che contribuiscono allo sviluppo economico, come innovazione, creatività, moda, design, finanza.

A differenza di altri modelli più estrattivi, mi sembra ci siano segnali positivi anche dal punto di vista dell’integrazione sociale, e del funzionamento dei servizi. È chiaro che c’è ancora molta separazione tra centro e periferie, ma è anche vero che in Italia, e a Milano ancor di più, le occasioni non mancano, dall’istruzione all’offerta civica, e diversamente dall’estero, queste occasioni rimangono accessibili. Non va dimenticata poi la rete di cittadini e organizzazioni che si adoperano per l’integrazione sociale e lo sviluppo delle aree più isolate, un’enorme spinta che rappresenta una risorsa unica per lo sviluppo di una nuova idea di comunità.

 

 

Chiudi gli occhi e immagina Milano tra vent’anni… sorriso o paura?

Milano è sempre stata una città riformista. Chiaramente c’è un cambio globale in atto che influenza tutte le grandi città europee, che perdono in identità propria a favore di una gentrificazione un po’ generica … ma è anche vero che a un modello si presenta sempre un anti-modello. Sono curiosa di vedere cosa sarà, perché ci sarà, la cultura underground in era post antropocentrica per esempio, da che cosa verrà spostata, e da che forme sarà contaminata. Speriamo tutto questo arrivi da Sud… unica forma già evoluta di adattamento al postcapitalismo occidentale. C’è da capire quali saranno i nuovi paradigmi, se non fondati sull’idea di crescita ed efficienza. Su quali modelli dunque lavorerà l’imprenditoria. Insomma, si parla di nuovo umanesimo, e sono curiosa di vedere come questa città unica nella sua velocità di produrre idee e tendenza potrà rispondere a questo cambio di visione.

 

Lavori con e per il design. Design italiano uguale Milano? Cosa ami delle espressioni del design in Italia e cose ti da in testa?

Di nuovo…dipende da come queste storie sono state raccontate nel tempo. Nell’immaginario comune il design italiano è circoscritto al design industriale, al design di prodotto. Negli ultimi 15 anni direi, anche grazie a discussioni molto baricentriche sul sorpasso concettuale da società industriale (quindi che si forma a partire dalla rivoluzione industriale e la produzione di massa) alla terza rivoluzione industriale che guarda all’impatto della produzione sul pianeta, c’è stato un ritorno alle tecniche artigianali, e in Italia ci sono ancora eccellenze che ci invidiano da tutto il mondo. Quindi in questo caso, ogni lavorazione ha il proprio distretto e la rete si estende su tutta la penisola e alle isole. Le esperienze interessanti sono e saranno quelle capaci di mettere assieme know-how artigianale e tecnologia avanzata, includendo il progetto di nuovi materiali e circolarità.

In ogni caso, a Milano e in Italia il design è ancora circoscritto all’idea di oggetto, o di spazio, che ha una sua fisicità ed eccellenza. Forse ultimamente molto cosmetica. La ricerca invece più sociologica e antropologica rispetto ai grandi cambiamenti a cui è sottoposta la società, e che quindi dovrebbe poter aprire nuovi immaginari, necessità, comportamenti, ahimè ancora non ha trovato il suo spazio. Motivo per il quale lavoro quasi esclusivamente all’estero.

Se ti chiedessi una mano e di suggerirmi una storia per Perimetro?

(Vi rispondo stasera! Ce l’ho ma mi è scaduto il tempo ☺)