Fotografie di Davide Primerano

Ogni giorno a Ventimiglia, cittadina al confine tra Italia e Francia, si compie il dramma di persone che non hanno nome, che non esistono, che arrivano in Italia senza nessun documento, clandestini e quindi illegali. Sono i migranti che quel confine lo vorrebbero oltrepassare, per raggiungere i propri parenti ed amici in Francia, Germania o Inghilterra. Nel 2015 la Francia si è di fatto sottratta al trattato di Schengen che assicurava la libera circolazione tra gli Stati europei, ripristinando le frontiere ed i conseguenti controlli. La mancanza di un centro d’accoglienza, inoltre, costringe queste persone, già vittime di indicibili soprusi, a vivere nel contempo in accampamenti improvvisati, in condizioni igieniche disumane, convivendo spesso con chi Ventimiglia non è riuscito a lasciarla, commutando la figura di migrante in quella di homeless, alimentando una retorica propensa a confondere i due attori di una crisi umanitaria in atto in Italia.

Il greto del fiume Roja, sotto la sopraelevata via Europa, è il principale luogo di riparo per chi vuole oltrepassare il confine. Non vi sono servizi igienici, in caso di piena del fiume è a rischio allagamento, come è successo con l’alluvione che nel 2018 ha messo in ginocchio la città.
Alcuni ragazzi etiopi in coda all'ingresso della Caritas. I loro sguardi erano attratti, ammaliati dal passaggio del treno direzione Francia (la Caritas lntemelia si trova proprio a fianco della ferrovia). Erano arrivati nella notte, erano affamati, stanchi, infreddoliti, senza soldi, documenti e con le scarpe rotte. Alle persone in viaggio vengono donati dei kit composti da zainetto, sacco a pelo, dentifricio e spazzolino, bagno schiuma e, se necessario, scarpe. La persona addetta alla distribuzione è Adam, ragazzo sudanese della Diaconia Valdese.
Un pomeriggio, all'ora di pranzo ho incontrato, Haroon , ragazzo pakistano di 23 anni, giunto da poco a Ventimiglia. Era un po' alterato, aveva fumato molta hashish. Mi ha invitato a vedere la sua casa. Abbiamo affrontato una salita ripidissima prima di raggiungere il terreno dove sono costruite queste case mai terminate, probabilmente frutto della speculazione edilizia. Al primo piano di una delle due case c'è questa stanza dove vivevano lui ed un ragazzo nigeriano. This is my house, mi ha detto fiero quando siamo entrati. Haroon è partito dal Pakistan carico di entusiasmo, inseguendo un miraggio di ricchezza e benessere. Suo padre non voleva partisse, quindi l'ha aiutato sua madre di nascosto, gli ha comprato dei vestiti e gli ha dato dei soldi. Ha attraversato tantissimi confini per arrivare in Italia, il primo con l'Iran dentro il cofano di una automobile, quello con la Turchia correndo. Dopo mille peripezie è arrivato a Ventimiglia e come tanti altri si è fermato, come se qui si trovasse una qualche barriera invisibile, un limbo da cui è difficile liberarsi. Ha la passione per le moto come tanti altri ragazzi.
Questi due giovanissimi ragazzi pakistano e somalo fumano hashish e bevono il the della mensa in una grossa auto abbandonata nel piazzale Caritas. L'odore nell'auto era fortissimo, dato che l'automobile è immediatamente diventata un luogo di riparo dove passare le fredde notti.
Uno tra i luoghi di "attesa" è la foce del Roja. È direttamente collegata all'accampamento sotto il cavalcavia di via Tenda tramite un sentiero lungo l'argine del fiume Roja. Qui i ragazzi passano intere giornate, cucinano, si allenano, fumano hashish. Con stazione ferroviaria, Caritas e cavalcavia creano un percorso quotidiano da seguire ogni giorno, sempre quello. Molti di loro sono qui da diverso tempo ma non sono mai usciti da questo quadrilatero. Questo è il luogo principale di spaccio, dove spesso avvengono scontri.
I. (al centro, eritreo) gioca nel parcheggio del Lidi con i ragazzi marocchini che lo hanno ospitato nel loro accampamento dopo lo sgombero avvenuto sotto al cavalcavia da parte delle forze dell’ordine. Il braccio del giovane, a sinistra nella foto, ha i segni dei tagli auto inflitti . Lo stress della vita di strada porta spesso ad azioni autolesioniste.
Questi giovanissimi ragazzi eritrei hanno passato circa 4 notti su quei materassi. Non parlano italiano, francese o inglese, nemmeno arabo, solo tigrino. Abbiamo comunicato con il traduttore del cellulare. Sono arrivati con il prurito della scabbia. Hanno fatto la doccia alla Caritas lntemelia ed hanno ricevuto le adeguate cure. Ora non sono più a Ventimiglia, sembra abbiano trovato il modo per arrivare in Francia, dove hanno degli amici.
Questi ragazzi della Guinea Conakry hanno atteso per un lungo periodo a Ventimiglia, almeno una settimana. Attendevano i soldi per pagare i passeurs, che avrebbero permesso al loro lungo viaggio verso la Francia di giungere al termine. Avevano raggiunto Ventimiglia in 4, di cui 2 fratelli. Dopo pochi giorni, i fratelli si sono separati, a Ventimiglia sono rimasti il più grande ed il più piccolo del gruppo, i soldi non bastavano per tutti. Questo gruppo è stato inoltre truffato da un presunto passeur, che dopo aver preso 200 euro sarebbe andato a prendere la macchina per non farsi più vedere. Dopo un mese circa conoscerò il fratello più piccolo dei 3, di soli 14 anni, anche lui accampato a Ventimiglia. Questa foto è stata scattata nell’accampamento provvisorio situato nel piazzale della Caritas Intemelia.
La lunga coda per la distribuzione del cibo. Oltre 200 persone, tutti giovani uomini, accalcati nel piazzale antistante il cimitero cittadino. La signora a sinistra, volontaria proveniente da Nizza, cerca di organizzare una situazione difficile da gestire.
Sandro, cuoco in pensione che ogni giorno si alza prima dell'alba per cucinare il pasto che verrà poi servito alla mensa della Caritas lntemelia. Sempre piatti cucinati, mai precotti, un pasto caldo "perché la notte in strada è fredda", dice Sandro, ventimigliese doc che ha da poco compiuto 80 anni.
Il 21 settembre a Ventimiglia ha piovuto. Mancava poco alle 19, l’orario della distribuzione serale, le prime gocce iniziavano a farsi sentire. Nel piazzale si stava formando la coda di migranti in attesa del cibo. Un forte acquazzone si è abbattuto sulla città e tutti si sono dovuti spostare sotto il cavalcavia, in mezzo all’immondizia ed alla polvere. Le persone impegnate a distribuire la cena sono tutti volontari, come lo sono le persone che la cena la cucinano.
Dopo molto tempo, finalmente, A. si fa togliere i punti 'fai da te'. Quel lungo taglio è stato fatto con una bottiglia rotta durante un'aggressione. A. è un giovanissimo (20 anni) ragazzo somalo, arrivato in Italia da solo ancora minorenne. Nonostante gli aiuti ricevuti nel tempo e i tentativi di singoli operatori di tentarne un recupero, i problemi con l’alcol e la vita di strada sembrano avere il sopravvento. Ci troviamo nella clinica mobile di Medici del Mondo.
Questi cuccioli con le loro madri si aggiravano indisturbati nel vasto accampamento sotto il cavalcavia, alla ricerca di cibo. Venivano spesso sfamati con avanzi e rispettati in quanto maiali, dalla maggioranza delle persone di religione islamica.
Nonostante le difficili condizioni igienico sanitarie e la povertà assoluta in cui vivono queste persone, la cura dell'aspetto non è trascurata, almeno nei più giovani. Questo ragazzo al suo Paese (Etiopia) era un barbiere professionista
L’ingresso dell’accampamento sotto il cavalcavia dopo lo sgombero del 30 maggio 2023. Sono stati rimossi materassi, sedie, tende. È rimasta solamente l'immondizia. La vita per chi vive sotto il cavalcavia, è stata resa particolarmente difficile dalla chiusura dell'accesso al cimitero, impedendone l'approvvigionamento di acqua per cucinare e bere.
Kamal, un giovane somalo da tempo a Ventimiglia, ha passato la notte così nel piazzale della Caritas Intemelia.
Said (Somalia, al centro) era tornato dalla Germania cambiato, diceva chi anni prima l'aveva conosciuto a Ventimiglia. Passava le giornate davanti al Lidi, dove chiedeva qualche spiccio per comprare da bere. Aveva dei grossi disturbi mentali ed era vittima di forti paranoie, temeva lo volessero uccidere, raccontava di aver subito aggressioni. Said non dormiva in un posto preciso, a volte sotto il ponte, a volte veniva ospitato. Verrà trovato sfigurato e senza vita in spiaggia a Bordighera dopo giorni passati esanime in mare, a soli 27 anni, forse suicida, forse vittima del suo alcolismo. Questo evento ha scosso non poco la comunità somala, subito mobilitatasi per informare la famiglia.
Un momento di ordinaria quotidianità nell'accampamento sotto il cavalcavia.
I ragazzi attendono l'apertura della mensa. Dal lunedi al sabato la Caritas Intemelia distribuisce un pasto a chiunque ne abbia bisogno. La stragrande maggioranza sono migranti di passaggio nella città di confine.
E. (40) del Ghana si riposa, nel primo pomeriggio. Egli ha passato a Ventimiglia diverso tempo, ha sempre preferito non aggregarsi in accampamenti. La mattina dopo il pranzo in Caritas chiedeva gli spicci davanti il supermercato Eurospin del quartiere Roverino.