Fotografie di Jacopo Papucci
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Lisbona, ex-capitale della cultura 1994, mostra il suo profilo migliore a turisti e visitatori. Allo stesso tempo però, la sua periferia nasconde una scomoda realtà: la ghettizzazione, portata avanti ormai da decenni, degli immigrati arrivati in Portogallo dalle sue colonie negli anni ‘70. In quel periodo, l’immigrazione su larga scala e un’urbanistica inefficace spinsero i migranti africani a costruire le proprie abitazioni abusive nelle periferie di Lisbona, e a vivere di conseguenza in condizioni degradanti. Nel 1993, il governo portoghese attiva un programma di intervento su larga scala, il PER (Programa Especial de Realojamento), con lo scopo di demolire gli insediamenti informali e sostituirli con complessi residenziali. Purtroppo, questa manovra ha creato luoghi dove dilagano diseguaglianza, esclusione, segregazione e razzismo.
Dentu Zona è un’espressione creola che significa “nel ghetto”. Questo progetto ha lo scopo di identificare, osservare e documentare le diseguaglianze fra quartieri che, sebbene ospitino entrambi comunità capoverdiane, non potrebbero essere più diversi: Cova da Moura, l’ultimo insediamento informale a Lisbona, ed i nuovi complessi residenziali.
Da un lato, Cova de Moura è un luogo dove un inestinguibile spirito di collettività alimenta cooperazione e collaborazione, un luogo dove si continua a portare avanti il concetto di “Djunta Mò”, una stretta di mano che trasmette un messaggio implicito ma chiaro: “Siamo uguali, e siamo l’uno la forza dell’altro”. La vita è dura nel Bairro, ma i suoi abitanti continuano a combattere per la giustizia razziale, mostrando un forte orgoglio ed una profonda coscienza della necessità di salvaguardare la propria cultura, il proprio linguaggio, i propri legami.
Completamente diversa è la situazione dei nuovi complessi residenziali, dove non c’è il minimo segno tangibile di unità. Luoghi di segregazione in cui mentre stavo scattando, sentivo di portare il peso di un’identità culturale in via di sparizione.
Il mio progetto, ancora in corso, inizia nel luglio 2021 con il primo dei miei tre viaggi a Lisbona. Questo reportage accompagna i lettori in una riflessione storica e culturale, presentando loro un fenomeno relativamente sconosciuto, ma assolutamente visibile: l’inesorabile processo di gentrificazione legato a questioni etniche e razziali.
Miro, fissa sulla parete del suo studio un manifesto di propaganda contro l’uccisione di Danijoy, un ragazzo di 21 anni di origini Capoverdiane trovato morto in circostanze sospette all’interno del carcere di Lisbona nel Settembre 2021. Danijoy era stato condannato a 6 anni di reclusione per un furto di alcuni telefoni nella metro.
Cova da Moura
Miro indica orgogliosamente la posizione della sua casa nel quartiere, all’interno di un piccolo bar nella Rua Principal.
Cova da Moura
Miro, unisce le mani in segno di rispetto prima di stampare a mano altri manifesti di proaganda per la manifestazione di Danijoy.
Cova da Moura
Un pannello serigrafico con il simbolo del “Djunta Mo” viene lasciato asciugare all’esterno dello studio di Miro.
Cova da Moura
Vista dei complessi residenziali di Damaia, dal treno che collega Lisbona ad Amadora. L’area metropolitana di Lisbona, di cui fa parte il comune di Amadora, è la principale area di immigrazione del Portogallo. Secondo fonti ufficiali, nel 2006 gli immigrati nel paese erano 409.185, di cui ben 232.149 risiedenti proprio in quest’area. Secondo l’ultimo censimento del 2020, la città di Amadora ha 185.517 abitanti, di cui 23.458 (il 12%) stranieri: il doppio della media nazionale.
Damaia
Pietra capoverdiana appesa al fianco di un quadro tradizionale all’interno di una casa a Cova da Moura.
Cova da Moura
Djunta Mo. Segno raffigurativo della comunità Capoverdiana nel quartiere, che rappresenta la forza del popolo e l’uguaglianza di genere.
Cova da Moura
Foto all’interno del quartiere di rialloggiamento di Reboleira, costruito in seguito al PER del 1993.
Reboleira
Foto all’interno del quartiere di rialloggiamento di Reboleira, costruito in seguito al PER del 1993.
Reboleira
Dei ragazzini giocano nel quartiere di rialloggiamento di Reboleira. I media locali e nazionali hanno etichettato queste aree come luoghi pericolosi, abitati di giovani portoghesi neri di seconda generazione, dipinti soltanto come promotori di disordine pubblico.
Reboleira
Dei ragazzini giocano nel quartiere di rialloggiamento di Reboleira. I media locali e nazionali hanno etichettato queste aree come luoghi pericolosi, abitati di giovani portoghesi neri di seconda generazione, dipinti soltanto come promotori di disordine pubblico.
Reboleira
Il processo di gentrificazione nella capitale portoghese dimostra il profondo legame fra l’urbanistica, la questione degli alloggi ed il razzismo sistemico nell’area metropolitana di Lisbona. Ciò che sta accadendo nella capitale lusitana evidenzia il pericoloso legame con un’eredità coloniale ancora forte al giorno d’oggi.
Damaia
Immersi in un’atmosfera di palpabile alienazione, i quartieri di rialloggiamento si presentano come luoghi di segregazione in cui è percepibile una chiara lontananza, fisica e metafisica, dalla città e dalle opportunità che sono invece a portata di mano per chi vive al di fuori di questi “ghetti estesi”.
Casal da Boba
Immersi in un’atmosfera di palpabile alienazione, i quartieri di rialloggiamento si presentano come luoghi di segregazione in cui è percepibile una chiara lontananza, fisica e metafisica, dalla città e dalle opportunità che sono invece a portata di mano per chi vive al di fuori di questi “ghetti estesi”.
Casal da Boba
Come riusciranno queste comunità a trovare la forza di combattere per il loro diritto ad una vita normale?
Esiste un modo di preservare il loro retaggio culturale, affinché non venga sommerso dai detriti delle demolizioni e dalla forza schiacciante della gentrificazione?
Reboleira