IO SONO FRANCA, TU CHI SEI?

 

Fotografie di Giuseppe Scianna

 

Nonna Franca è al sesto stadio su sette del morbo di Alzheimer.
Riconosce alcuni volti ma la sua parte fondamentale era suo marito Nino, compagno di vita da più di 50 anni.
Nel primo mese dopo lo scoppio della pandemia di covid-19 , lui morì, lasciandola divorarsi da un’oscurità famelica che sigilla tutti i suoi ricordi offuscandoli in maniera uniforme.
Come può vivere un essere umano se uccidi la memoria?
La risposta non è stata immediata, fino a quando decisi di andare a vivere con lei per tutto il lockdown, ho voluto dare una forma al vuoto che inesorabilmente ha scavato le nostre giornate.
Nei mesi a venire i legami con i familiari erano meno frequenti e l’incapacità di dialogare era sempre più complessa.
Ero diventato un punto di rassicurazione per lei, il mio spazio temporale aveva raggiunto il suo mondo che potevo accarezzare ma non toccare, regalandogli attimi di vita.

Ho portato mia nonna nella sua campagna per un periodo di tempo provando a fargli assaporare tantissimi ricordi che aveva avuto con suo marito Nino.
Inoltre potevo mantenerla sempre attiva nel movimento, una cosa fondamentale sopratutto nei soggetti più anziani.
La permanenza lì durò poco poichè aveva rimosso il ricordo e le uniche parole erano “voglio andare a casa mia”. Le foto sono state fondamentali durante il corso della malattia.
Parlare di se e del suo vissuto da ragazza (unico ricordo indelebile che non dimenticano mai) ha portato diversi benefici e felicità.
Con l’avanzamento della malattia però anche questa prova incominicava a complicarsi.11 Aprile 2014, l’orologio segnava le 19:04 pm .
Era il giorno dove hanno compiuto il loro 50 anno di matrimonio.
Avevo 14 anni quando scattai questa fotografia che ho ritrovato rovistando i miei vecchi archivi.
Ho congelato un momento che rimarrà impresso nella mia vita.I soggetti anziani sono stati i più sensibili da visitare durante la pandemia.
I collegamenti con i familiari sono stati molto meno frequenti, con l’aumento dei contagi il rischio era sempre maggiore.
Restavano solo alcune fotografie stampate sui muri che facevano capire che non era sola ma tutta la famiglia l’amavaI pasti sono i momenti più importanti della giornata, durante il lockdown hanno influenzato in modo evidente il nostro rapporto con essi.
La famiglia e, soprattutto, l’armonia della tavola, educano lo stato d’animo di un soggetto affetto da Alzheimer durante un’azione di vitale importanza.Costantemente ho cercato di penetrare nel suo cervello come la pioggia in un terreno arido dopo mesi di siccità.
Come da tradizione soprattutto nei paesi è quella di uscire con la sedia davanti le porte delle proprie abitazioni a raccontare storie e stare in famiglia, adesso per me tutto questo rimaneva soltanto un ricordo.
Ho provato a ricolmare quell’assenza che adesso era una foto in bianco e nero.
La musica ci teneva in compagnia, ci faceva dimenticare di tutto, ci donava attimi che ricorderò per sempre.
Finalmente potevo guardarla, ascoltarla con fierezza durante i suoi concerti senza che avesse paura di ricordare qualcosa.
Lei in quei momenti era libera di vivere.Nell’abitazione i controlli nelle serrature delle porte per evitare le sue fughe di evasione erano aumentate. (fenomeno di Wandering)Quello che era un paesaggio di una finestra diventava sempre più un posto di paura. I suoi spazi diventavano sempre più piccoli e irriconoscibili.Ero diventato la sua ombra , è una forma di rassicurazione e validazione per lei, una connessione invocata per sicurezza. Fogli scritti a distanza di mesi durante la quarantena. La firma andava sempre più ad essere irriconoscibile.

Franca ha perso la capacità di rispondere al suo ambiente, di portare avanti una conversazione e, in seguito, di controllare perfino i movimenti.