Fotografie di Elisa Chiari
Arrivando ad Inisheer con un traghetto completamente vuoto, lungo una mattina di gennaio, ci si accorge subito di come il cielo sembri terribilmente vicino e la terra verdissima. Non c’è turismo nelle isole Aran d’inverno e in poco tempo si fa esperienza della sua breve umanità sparpagliata, fatta appena da duecento anime. Navigatori abituati alla pioggia, anziani nascosti dietro la tenda, adolescenti impreparati agli stranieri e rumori leggeri di fondo.
Ma Inisheer, distante un’ora dall’Irlanda delle scogliere giganti, è soprattutto un luogo dove sembra essersi arenato tutto ciò che è stato dimenticato: tra la chiglia di un relitto rimasto agganciato alla terraferma, il respiro di un faro ostinatamente acceso e i fili sottili che tengono assieme le piccole case sparse, qualcosa sembra vivere di un tempo altro.
Inisheer, paesaggio
Martin Connelly, pescatore locale, nella casetta dove, di notte, tesse le reti da pesca.
Inisheer, paesaggio
Tarah, paleontologa, e suo figlio Benjamin
Inisheer, paesaggio
La signora Maggie, anche detta “la regina dell’isola”, che mi ha ospitata durante questo viaggio
Inisheer, paesaggio
Plassey, ovvero il relitto della nave cargo che naufragò nel 1960 e che, da allora, ha trovato rifugio nella costa est dell’isola.
Inisheer, paesaggio
Lo storico faro di Inisheer, in funzione dal 1857.
Inisheer, paesaggio
Michael Keane, figlio dell’ultimo guardiano del faro, oggi si occupa della sua manutenzione.
La vecchia casa disabitata del guardiano del faro.
I signori Shawn e Michael, vicino alla chiesa di Inisheer.
Inisheer, paesaggio vicino alla scuola elementare.
Inisheer, paesaggio notturno
L’unico piccolo market presente nell’isola.
Martin, il postino che ogni giorno consegna la corrispondenza sull’isola senza bisogno dell’indirizzo: ad Inisheer, infatti, non ci sono numeri civici.
Il parco giochi di fronte alla scuola elementare
L’antichissimo cimitero di Saint Caomhán che ospita ancora numerose lapidi e croci celtiche.