Testo di Giorgia Dal Molin
Paola è nata a Belluno nel 1944. Ha studiato lettere moderne, ha conosciuto Ernesto che lavora in Fiat, lo ha sposato (gliel’ha chiesto lei) e si è trasferita a Torino. Qualche anno dopo nasce Maria Clotilde. Paola insegna lettere, dipinge (a volte pure sui mobili), non va mai in chiesa, legge molto e parla tanto. Paola forse è un po’ polemica, porta sempre degli orecchini molto vistosi, il rossetto rosa e l’ombretto verde. Paola ha una casa al mare, è sera, Ernesto la chiama e lei non risponde al telefono.
Da quel giorno mia zia Paola parla in modo diverso, pensa una cosa ma ne dice un’altra, sbatte le mani sul tavolo, si mette a ridere e continua a mettere insieme parole senza senso.
L’ictus le ha portato via il suo connotato preferito, strizzando l’occhio al contrappasso dantesco.
Paola continua a dipingere (zio dice che lo fa con colori più scuri), chiama tutti ‘Ernesto’, ogni tanto va in chiesa, ha ripreso a cucinare e come nonna sta riempiendo la casa di piante.



































