Tessuti periferici

Fotografie e testi di Alice Morelli

Tessuti periferici nasce dalla necessità di ri-scoprire Piacenza, nonché la città da sempre abitata e mai realmente compresa. 

Partendo da una domanda fatta a mia nonna paterna, il progetto si è trasformato ben presto in un viaggio volto ad uscire dal perimetro urbano, in una ricerca dedita alla riscoperta della piacentinità del precedente ordine. I custodi d’un tempo. Un monito, quindi, espresso al fine di volgere uno sguardo al passato per tentare di tracciare una linea che riesca a confluire nel presente, intersecandolo. Intrecciandoci ad esso.

Il racconto è iniziato a partire dall’evasione dal centro urbano, in direzione dei campi e dei paesi che nutrono gli abitanti del piacentino. Quei luoghi quindi che fungono non solo da involucro a strati del grande paese che è Piacenza, bensì da contenitore di storie in disuso. Affascinanti e misteriose quanto una città colorita e fatiscente.

Leggere il futuro con le carte piacentine. “La profezia era la scusa. […] Il segreto sta tutto nel togliersi dalla dimensione del tempo” (Un indovino mi disse – Tiziano Terzani).
Riacchiappare il ricordo. Inizio del viaggio. “And just like the river, I’ve been running ever since” (A Change Is Gonna Come – Sam Cooke).
Pisolino dal Milione. “Quando sono con te
Io mangio meglio perché
Non mi devo sfamare
Non mi devo saziare con te” (Me so’ ‘mbriacato – Alessandro Mannarino).
Un trono di fieno. “La mia vita cominciò Come l’erba, come il fiore” (Vent’anni – Massimo Ranieri).
La macchina del 1948. “E mio padre mi baciò Come fossi il primo amore” (Vent’anni – Massimo Ranieri; corsivo mio).
Mamago. “Cresce qui la vita mia Come comincia una poesia” (Vent’anni – Massimo Ranieri; corsivo mio).
Ciò che resta dell’ozio domenicale: acqua contro vino. “Me so’ ‘mbriacato” (Me so’ ‘mbriacato – Alessandro Mannarino).
Combattere i luoghi comuni. “But Everybody's Changing, and I don't feel the same” (Everybody’s Changing - Keane).
Le Madonnine in attesa dei fedeli. “You'd be like Heaven to touch
I wanna hold you so much” (Can't take my eyes off of you – Frankie Valli).
Rossana fra i rosari. “At long last, love has arrived
And I thank God I'm alive” (Can't take my eyes off of you – Frankie Valli).
in viaggio attraverso i panorami della pianura piacentina. La strada che percorre i paesini intrappolati fuori dal finestrino sembrava il mio paese natale (Note del telefono – Alice Morelli).
in viaggio attraverso i panorami della pianura piacentina. In brulicante attesa del giorno di festa. Quella che si attende nevroticamente tutto l’anno. (Note del telefono – Alice Morelli).
Cascine lungo la strada. “Confusion that never stops 
Closing walls and ticking clocks” (Clocks - Coldplay).
La natura e il tempo. “Gonna come back and take you home” (Clocks - Coldplay).
i colori della piacentinità. Al Sürbì. “Cos’è un piacentino, senza vino da fare il sorbito”. (citazione di nonno Primo. Custode per l’eternità di questo succulento piatto di anolini con sorbito).
Il ricordo di Piacenza. Era una ballerina di can-can. “I was born by the river” (A Change Is Gonna Come – Sam Cooke).
Piacenza come una panchina inaccessibile. “Home, where I wanted to go” (Clocks - Coldplay).
Bello: Aggettivo sottovalutato Uno dei primi aggettivi che impariamo ad usare quando siamo piccoli e vogliamo esprimere ciò che proviamo verso qualcosa che ci desta stupore.  È una parola dolce, fanciullesca, senza discriminanti.  È semplice. Ma semplice nell’accezione positiva, ovvero entro i confini di quella visione che ci porta a percepire l’essenziale delle cose che ci circondano. Il sublime umile. Un tanto e un poco. Una dicotomia esplosiva. Affascinante. Morbida. Netta. (Note del telefono – Alice Morelli).