Fotografie di Gianluca Bellomo
Testi: Giulia Anghinoni
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Se voglio ritrovare me stesso devo schiacciare il numero 9 dentro ad un ascensore stretto di un palazzo anni Sessanta nel quartiere della mia infanzia.
L’immaginazione mi ha portato in cima, oltre il confine dell’ultimo tetto nero, al tramonto più rosso di una periferia industriale. Nella noia dei pomeriggi estivi della mia adolescenza, ho memorizzato i dettagli di un paesaggio invariato: le parabole luccicanti illuminate dal sole e il vento, a gonfiare le tende come fossero quelle di una nave pronta a salpare per terre esotiche e sconosciute. Sarei voluto rimane sempre lì, dentro la mia fantasia, a costruire storie e a sradicare da terra l’intero quartiere per portarlo alla deriva, per proteggerlo e per proteggermi. Ancora oggi, dopo tanto tempo, mi ritrovo a fissare le mattonelle del cortile dall’alto e mi sento giustiziere di questo pezzo di mondo, di questa città dimenticata, del mio quartiere straniero.