Fotografie di Luca Santese
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La mostra Mütter è una retrospettiva dei primi 15 anni di carriera di Luca Santese.
Le opere esposte toccano i momenti fondamentali della sua ricerca artistica che, fin dall’inizio, si configura come una interrogazione radicale del rapporto tra immagine fotografica e realtà.
Il percorso prende le mosse dal rifiuto di una fotografia che sia ridotta al suo carattere meramente mimetico, meccanicamente riproduttivo, della realtà, nemmeno quando si tratta di fotografia documentale. Questo è il punto di partenza del lavoro “Found Photos in Detroit”, pubblicato nel 2012 assieme ad Arianna Arcara, con la quale Santese ha co-fondato il collettivo Cesura. Le immagini che compongono questo lavoro sono infatti dei documenti d’archivio che il tempo e gli agenti atmosferici hanno alterato, disvelando nuovi caratteri dei documenti stessi e, solo in apparenza, allontanando dalla realtà i soggetti che ritratti. L’opera del tempo, al contrario, assieme all’operazione artistica degli autori, permette l’emergere di nuove verità, altrimenti celate, di ogni singolo documento. “Found Photos in Detroit” si configura dunque come un’archeologia dell’immagine documentale, un’operazione artistica che scardina lo statuto imitativo dell’immagine fotografica, aprendo così la possibilità di un suo uso autenticamente artistico.
Questo lavoro, partendo da una realtà prettamente documentale, mette in luce la necessità di emancipare la rappresentazione fotografica dalla mimesi, unica condizione di accesso della fotografia al dominio dell’arte. Questa condizione, inoltre, conferisce alle opere la potenza necessaria per permettere allo spettatore di interrogare la propria visione ordinaria del mondo. Le opere di Santese ci svelano l’inganno dell’immagine artistica, ma anche la sua assoluta necessità.
La mostra di Santese a Jergon è scandita dalle fasi ben riconoscibili del suo percorso di ricerca. Come in un tempo ciclico, ma mai uguale a sé stesso, l’artista si muove rivolgendosi verso soggetti diversi, ma costantemente creando immagini che ne mettano in discussione l’apparire ordinario. Nel lavoro “Sado” è l’ordinarietà del corpo umano ad essere interrogata. Mostrato in situazione limite, raggiunte attraverso il dolore fisico e la costrizione, il corpo mostra quei contorni che nel quotidiano devono essere necessariamente repressi.
Il ciclo di “Festa” costituisce un punto di mediazione tra interiorità ed esteriorità, uno specchio, un prisma, tra soggetto e oggetto, tra tempo e storia, tra anima e mondo. La presenza, in questa serie, di archetipi diventa sempre più esplicita e sospinge lo spettatore ad avviarsi quel “mondo delle Madri”, che dà il titolo all’intera mostra. È il mondo delle “forme”, di tutte le forme possibili, un modo iperuranico, troppo luminoso per accedervi senza mediazione, senza protezione, senza una guida. Sono le forme onnipotenti, da cui ogni cosa del mondo scaturisce, dove neppure un Dio può condurre, come insegna il Faust di Goethe.
Ad esse non si può dunque passare senza errare. Il ciclo “Errors” è costituito da una serie di opere prodotte a partire dallo studio di un errore nella fase digitale di produzione dell’immagine.La rielaborazione artistica dell’errore fotografico ha una tradizione centennale e costituisce un fiume carsico della ricerca fotografica almeno a partire da Lázló Moholy- Nagy e Man Ray. La declinazione che dà Santese dell’errore di matrice digitale forgia delle forme nuove e ne valorizza la fertilità a partire da soggetti determinati, si umani che non umani, sia paesaggi che opere d’arte plastica. Come nell’evoluzione biologica, errore di “copiatura” e selezione sono alla base del cambiamento e dello sviluppo, dando vita a nuove “forme”: in biologia nascono nuove forme di vita e nuove specie, nell’arte di Santese nuove forme creatrici, nuovi archetipi, nuovi miti.
Ogni passaggio di fase è dunque una evoluzione, un movimento che richiede l’elaborazione di un nuovo linguaggio, rivoltandosi contro le forme espressive cristallizzate e divenute sterili. Solo così ci si può immergere, con Faust, nel regno delle Madri: le forme precedenti implodono, generando un nuovo kaos che viene poi ordinato in nuove forme, in un nuovo kosmos, con nuove leggi interne, di cui l’autore prende atto e libera, concretizzandole in nuove opere.
Nicola Patruno
Sado – mistress during a bdsm session. Northern Italy, 2008
Sado – slave during a bdsm session. Northern Italy, 2008
Detroit – Mary, a single mother, with her son, 2009