AURORA CON AMORE E CON CORAGGIO

Fotografie di Camilla Miliani

Oggi i nuclei familiari monogenitoriali femminili compongono il 33% del totale delle famiglie italiane.
Essere una donna sola con figli in Italia comporta pregiudizio, allontanamento sociale, violenza fisica e psicologica, solitudine, disagio economico..

Questa è la storia di una piccola casa famiglia nella provincia di Firenze. Quattro donne che gestiscono una realtà offrendo la possibilità di un presente e un futuro migliore ad altre quattro donne, madri, che nonostante tutto, credono ancora oggi nella parola “famiglia”.

Per anni Ilenia ha lavorato come cooperante nei paesi in via di sviluppo; una volta tornata in Italia decide di continuare a lavorare conservando la sua filosofia di vita, quella di mettere a disposizione la sua vita e le sue conoscenze per aiutare il prossi- mo. Nel 2010 fonda la cooperativa sociale “Chicco di grano” con lo scopo di aiutare le donne sole e madri con figli in Italia, in particolar modo nella provincia di Firen- ze.
Oggi i nuclei familiari monogenitoriali compongono il 33% sul totale delle famiglie ita- liane. La cooperativa sociale “Chicco di Grano” dal 2014 ha accolto 96 donne e 127 minori. Solo nel 2020 le donne e i minori accolti sono stati 56. Questi dati ci rendono consapevoli del fatto che sempre più madri sole necessitano di un aiuto concreto. Fatima è una delle tante donne vittima di tratta, proviene dalla Nigeria ed è molto schiva mentre mi racconta la sua storia.
Fatima è stata trovata attraverso gli operatori del pronto soccorso sociale in gravi condi- zioni sanitarie durante il suo ottavo mese di gravidanza. La giovane madre è stata subito accolta dalla cooperativa “Chicco di Grano”, che le è stata vicina al momento del parto e successivamente. In questa foto Fatima con la figlia.
“Chicco di grano” svolge la propria attività in tre case famiglia. All’interno delle case si crea un ambiente di civile e cooperante convivenza, nono- stante le diverse esigenze personali e culturali.
Stefano, sua madre e sua sorella sono ospiti di una delle dimore disposte da “Chicco di grano”. Stefano è un adolescente dai capelli scuri e gli occhi ghiaccio, spesso ha lo sguardo assente e si chiude in silenzi indecifrabili. Da quando la madre di Stefano ha denunciato le continue violenze inflitte dal mari- to, la famiglia ha trovato un rifugio sicuro nella casa famiglia.
Le case famiglia ospitano madri e figli di diversa età, cultura, provenienza, religio- ne.. questa scelta aiuta i figli, presenti all’interno della struttura, a crescere lontani dal pregiudizio.
Greta è riuscita solo dopo anni a denunciare le continue violenze inflitte dal suo ormai ex marito, che la torturava anche davanti ai due figli. Da quel momento ha vagato, in cerca di una nuova stabilità psicologica ed economica, all’interno di varie case famiglia, tal- volta costretta a cambiare la propria identità e quella dei suoi due figli. Greta mi sussurra che il male non si cancella ma che lei non ha mai perso la speran- za di un futuro migliore per lei e per i figli, i quali sono la sua unica salvezza.
Greta mi mostra, sul suo palmo della mano, due pietre lunari regalatele dal figlio Stefano. Mi dice che sono degli amuleti porta fortuna e che lei di fortuna ne ha dav- vero bisogno.
Per ciascun nucleo donna-bambino “Chicco di Grano” stabilisce dei percorsi perso- naliz- zati in collaborazione con i servizi sociali, che le aiuti a tornare autonome ed uscire dalla violenza subita.
In questa foto Maddalena è seduta tra i due figli adolescenti Roman e Mirea. Mad- dalena ha avuto il coraggio di scappare dal suo Paese di origine con i figli dopo un matrimonio forzato quando era poco più di una bambina. Preferisce non rivolgere il volto verso la macchina fotografica, la paura di essere trovata dal suo ex marito è ancora viva in lei.
Le cicatrici lasciate dalle sigarette spente dall’ex marito sul braccio di Greta.
Stefano mi rivela che ogni giorno prega Dio perchè sua madre trovi nuovamente la felicità. Lui e la sorella sono riusciti a perdonare il padre, che hanno riniziato a ve- dere dopo anni.
Saloua accarezza suo figlio Samir. Il padre di Samir non ha mai visto i meravigliosi occhi color ebano del figlio.
Il disegno di una delle figlie che vivono nella casa famiglia: una maschera di pa- gliaccio, un sorriso ed una lacrima che diventano simbolo di una continua ricerca della propria identità e di una lotta tra gioia e dolore.
Maddalena ha cresciuto da sola i figli, alla quale cerca di insegnare il rispetto per la figura della madre e della donna. Per Maddalena una buona educazione è la base di una vita migliore.
Saloua è originaria della Tunisia ma è in Italia da molti anni ormai, parla perfetta- mente la lingua italiana e mi racconta la sua storia senza mai staccare i suoi occhi gonfi di pianto dai miei.
Saloua è stata costretta ad un matrimonio combinato nel suo Paese d’origine quando era ancora minorenne. Mi confessa che la cugina le aveva consigliato di tagliarsi le vene così la famiglia le avrebbe annullato l’imminente matrimonio, ma questo gesto disperato non ha funzionato e Saloua è stata sposata contro la sua volontà.
Stefano e Roman si sono trovati all’interno della stessa struttura. Insieme stan- no condividendo quel difficile periodo che è l’adolescenza. Tra loro si chiama- no “fra” diminutivo di “fratello”. Questo ci racconta di quando sia importante la condivisione e la vicinanza che inevitabilmnete si crea all’interno delle case famiglia.
Maddalena fuma rimanendo nell’ombra di una porta semi aperta.
Saloua culla suo figlio mentre mi racconta le crudeltà che le sono state inflitte e le difficoltà che ha incontrato lungo il suo cammino. Parla degli italiani come un popolo buono che l’ha sempre accolta senza chiedere niente in cambio. Saloua ripone la poca fiducia che le rimane nel suo ultimo figlio Samir a cui par- la continuamente con voce pacata, raccontando le ingiustizie e le bellezze della vita.
Roman osserva fuori dalla finestra il mondo. Non vediamo il suo volto ma pos- siamo “sentire” i suoi pensieri sovrastati dall’incertezza per il futuro.
Essere in una condizione di disagio economico e sociale non esclude la femmi- nilità di queste donne che attraverso il loro atteggiamento mostrano a testa alta il loro coraggio di affrontare la vita.
Un peluche di uno dei figli presenti nella struttura è stato appena lavato e sorri- de, simbolo di un nuovo inizio.