intervista a RadioRaheem

 

Intervista di Alioscia Bisceglia
Fotografie di Delio Bartolucci Boyle

 

 

 

Radio Raheem, Milano… cosa siete venuti a fare

Stiamo ancora cercando di capirlo, ma siamo sulla buona strada. (ridono)

 

 

Fondamentalmente siete un gruppo di persone appassionate di musica operanti del settore della comunicazione e dell’intrattenimento e tutti in un certo qual modo siete dei connettori. Questo crea il presupposto per diventare un media?

Più che un presupposto aiuta molto, certo.  Avere esperienze personali e di carriera così legate al mondo della musica, dell’arte e della creatività sicuramente è stato il primo propulsore per lo sviluppo del media.

 

 

 

Siete un media “alternativo”, fate si può dire approfondimento e ricerca, date spazio a personalità molteplici. In un momento dove tutto viene consumato velocemente e forse con modalità quasi ossessive questa vostra specificità vi penalizza o vi distingue.

Penso che inevitabilmente il lockdown abbia portato con sé da una parte un’iperproduzione di contenuti (che già era nell’aria) dall’altra una forte tendenza alla bulimia da parte dell’ascoltatore. Noi a Raheem abbiamo scelto di continuare per la nostra strada perché crediamo che proprio la specificità, la ricerca e l’approfondimento siano i driver fondanti il nostro progetto editoriale.  Sono nati così lo speciale dei Beastie Boys, l’intervista a Ian MacKaye e il progetto Fuori dalla mia finestra. Poche cose ma rilevanti.

 

 

Siete cresciuti ascoltando la radio? Che differenza c’è tra una web radio ed una che trasmette in etere e che ruolo può avere una radio in una comunità oggi?

Sicuramente la radio ha avuto una grande influenza nella nostra formazione musicale visto che siamo in giro da parecchi lustri e da prima che internet fosse la fonte primaria di informazione.

La web radio è la naturale evoluzione di questo magico mezzo arcaico ma mai veramente obsoleto. La differenza tra etere e web era la capacità di raggiungere persone in modo più diretto come per esempio in macchina; ma sicuramente questa cosa sarà sempre meno importante e le differenze credo non ci saranno più. In un periodo anche breve saremo in grado di collegarci alle web radio in modo semplice e diretto così come si apre un rubinetto.

 

 

 

Una “community radio”, mi piace definire così Radio Raheem, può ambire a sostenersi con operazioni ed introiti commerciali?

Sgomberiamo il campo da eventuali fraintendimenti. Una community radio, come Radio Raheem,  deve necessariamente ambire a sostentarsi con operazioni ed introiti commerciali. Non basta il contributo, seppur fondamentale, di tutte quelle persone che ruotano e che contribuiscono al progetto con la loro musica. Una web radio ha costi fissi che necessariamente devono essere coperti affinché la “macchina” continui ad andare. La difficoltà sta nel scegliere le giuste realtà con cui dialogare e fare business senza snaturare o “annacquare” il progetto. Dunque sostenersi sì ma con buon senso.

 

Una delle caratteristiche della radio è stata fino ad ora di essere sulla strada in Via Corsico, mentre ora siete ospiti in Triennale. Farsi vedere, questa peculiarità vi ha aiutato a creare un vostro profilo?

E’ stata da subito una scelta naturale dettata dal fatto che nelle nostre intenzioni Radio Raheem è sempre stato un luogo di dialogo reale per le comunità con cui ci relazioniamo quotidianamente; e questo non sarebbe stato possibile senza uno spazio fisico. Quindi non è un tema di “farsi vedere” ma piuttosto quanto di parlare vis a vis, conoscersi, toccarsi, e mantenere questo scambio continuamente in vita e nel modo meno esclusivo possibile, senza perimetri e confini di sorta. Muoversi in Triennale è stato per noi l’occasione di ampliare questo dialogo a nuovi interlocutori e nuove comunità con cui stanno nascendo progetti nuovi. Scelte di questo tipo permettono a Raheem di ampliarsi e portare contenuti di crescente qualità alla nostra community.

 

 

Ci descrivete la comunità che frequenta e trasmette da Radio Raheem e quella che l’ascolta?

La comunità che frequenta Radio Raheem è l’anima stessa di questo progetto che vive grazie ai loro contenuti. In questi 3 anni abbiamo ricercato e attirato diverse personalità  e pensiamo sia sbagliato etichettarle  sotto un’unica definizione. Vale lo stesso discorso per i nostri ascoltatori. Possiamo però provare a definire  ciò che muove  Radio Raheem che è il catalizzatore di questi due elementi. Eterogeneità ed inclusività sono senz’altro gli elementi alla base del progetto con una buona dose di curiosità. Ci piace stupirci e sorprenderci con cose mai avremmo pensato di fare.  Chiudersi nella propria nicchia sarebbe un grosso errore.

 

 

Cosa serve a Radio Raheem per poter fare la differenza a Milano?

 

Serve che ‘Milano faccia sempre più la differenza’, cosa che negli ultimi anni in parte sta facendo. Il percorso è iniziato e noi speriamo di dare il nostro contributo per renderlo ancora più incisivo, futuristico e di trasmettere un forte sentimento di internazionalità e di inclusività.

 

Ha chiamato Spike Lee e ha detto che vuole i diritti per l’uso del nome di uno dei personaggi di “Do The Right Thing” cosa gli diciamo?

Digli che non siamo in casa 🙂 Quando crei un personaggio così iconico devi accettare che diventi bene condiviso della comunità.

Ora più che mai (con quello che sta succedendo in America, e non solo) assume un significato ancora più forte e identitario. E’ un personaggio che porta con sé  molti aspetti simbolici che esprimono al meglio l’essenza della nostra Radio.