Fotografie di Rafa Jacinto
Intervista by Francesco G. Raganato
Intervista realizzata durante il progetto Ticinese come non l’avete mai vista
prodotto insieme ad espolon italia
–
Qual è il primo, primissimo disegno che hai fatto nella tua vita? E l’ultimo?
Ai tempi dell’asilo, ricordo che mia madre aveva un canovaccio di cotone in casa su cui disegnai il mare con pesci e tartarughe con 800 zampe. Probabilmente già ai tempi rappresentavo il mio amore per gli animali. L’ultimo disegno invece, l’ho fatto ieri: rappresenta una canzone di Brunori, “Al di là dell’amore”. È un disegno molto profondo e introspettivo, come le sue canzoni che parlano di storie che poi ognuno si cuce addosso a proprio modo.
Quando ti chiedono di disegnare un tatuaggio, da dove viene l’ispirazione?
L’ispirazione viene sempre dalla storia che ognuno vuole raccontare e rappresentare su se stesso.
Che rapporto hai con il tuo corpo e con i tuoi tatuaggi?
Nonostante sia magra, non mi è mai piaciuto il mio corpo. Poi però ho iniziato a prendermene cura, allenandomi. Quando ho iniziato a farmi tatuare sopra a quelle parti che non amavo, con dei tatuaggi che hanno dei significati importanti, ho iniziato finalmente ad apprezzare il mio corpo e a dargli un valore differente.
Che rapporto si instaura tra te e la persona su cui tatui?
Sono molto fortunata in quanto sono una persona molto empatica e con tante persone si crea naturalmente un rapporto stupendo mentre tatuo. Il tatuarsi è un’esperienza che uno sceglie di vivere, per cui è più facile che si instaurino certi legami, visto che ci si confida.
Qual è la qualità imprescindibile che deve avere un tattoo artist?
Sicuramente la professionalità e l’umiltà. E poi bisogna saperlo fare sul serio questo tipo di lavoro, perché oggi molti si improvvisano tattoo artist senza esserlo. Purtroppo dai social mi rendo conto che la gente spesso fa fatica a capire chi è bravo e chi no. Bisogna affidarsi solo a dei professionisti seri, che possono garantirti il meglio, visto che i tatuaggi vengono fatti sulla propria pelle e durano per tutta la vita.
Ticinese ha fatto della creatività la sua bandiera. che rapporto hai con il quartiere?
In questo quartiere ci sono arrivata più di una decina di anni fa: mi piace perché è come una piccola città con tutto a portata di mano, vado nel mio barettino tutte le mattine, vado a fare la spesa nel solito posto, e mi sento a casa, come se ci fossero solamente due strade. Mi piace il mio quartiere. Tranne d’estate però, quando fa caldo, per il casino che si crea. Fortunatamente conoscendo molte persone che hanno la casa con il terrazzo tra i vari
tetti di San Gottardo, riesco a ritagliarmi volentieri del tempo per fare cene e aperitivi con vista Ticinese. Questo quartiere è magico, c’è l’acqua dei i Navigli, c’è questo sapore d’antiquariato che mi piace un sacco, non di certo l’avanguardia moderna.
Tu fai parte di un movimento creativo più ampio, che non è solo fatto di tattoo artist. Cosa vi identifica?
Quando decidemmo di fare Roots, avevamo
la volontà di creare un posto bello, alla portata delle persone che amano i posti belli, un posto dove queste persone si sentissero a casa. Ci sono tanti posti belli a Milano, è vero, ma molti non ti fanno sentire a tuo agio. Certe volte sono stata in posti in cui mi veniva l’ansia. Con Roots invece volevamo creare il nostro angolo di mondo, il nostro place to be. Qui da noi puoi passare anche solo per un saluto. Siamo sempre tra amici, è come se fosse un salotto, una casa. Siamo riusciti a diventare un punto di riferimento del quartiere
Cos’è la creatività per te?
Per me è tutto ciò che una persona ha bisogno di tirare fuori in qualsiasi maniera, l’uragano che ha dentro. Qualcosa che quando ti svegli ogni giorno, senti che devi fare quella cosa lì e la devi fare a tutti i costi, per poi andare a dormire la sera. La creatività è un uragano da far uscire fuori.