Fotografie di Irene Trancossi
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“Perché tu possa essere, all’occorrenza, vento, fuoco, tempesta, acqua, nebbia e poesia. O schiuma d’onda”.
(Ottavia Zaccarini)
Britomarti è la ninfa della mitologia greca di cui Minosse si innamora perdutamente, per sfuggirgli si tramuta in vari elementi naturali e per essere finalmente libera si trasforma in schiuma d’onda.
Il racconto mitologico è ripreso da Cesare Pavese nei “Dialoghi con Leucò”, e parla di trasformazione, emancipazione e riscatto; punto di partenza dell’omonima serie fotografica in cui vengono ritratte le giovani donne della famiglia dell’autrice.
In “Britomarti” viene esplorato il valore della sorellanza, concetto cardine del femminismo e sentimento di reciproca solidarietà tra donne, basato su una comunanza di condizioni, esperienze, aspirazioni e di sangue.
Il progetto è un viaggio verso la ricongiunzione con l’archetipo della donna selvaggia, la parte più intuitiva, sensitiva e istintuale che ognuna di noi possiede, ma spesso viene ammutolita dalle vicende della vita o dal contesto sociale in cui siamo immerse. Britomarti è un sacro rito tra donne e natura, una danza tra carne, cielo e schiuma d’onda.