Milano ti dà, Milano ti toglie | Federico Tisi

Fotografie di Letizia Toscano

Milano ti dà, Milano ti toglie – la nuova rubrica in cui Pier Costantini e Letizia Toscano, incontrano e raccontano alcuni personaggi di Milano. Oggi incontriamo Federico Tisi.

 


Milano ancora Milano Perché Milano?

Perché quando a Milano dico di essere un insegnante di Jiu Jitsu nessuno mi ha ancora chiesto: ” Si, ma di lavoro vero cosa fai?”. Perché Milano non ha paura di cambiare, di provare cose nuove, di prendere rischi, e quando trova qualità non si fa problemi a pagarla quanto merita. Perché a Milano si respira un’aria frizzante, che a volte profuma più di Europa che di Italia.

In questo luogo: dove stanno il tuo cuore, la tua testa, le tue mani.

Il mio cuore sta dove stanno la mia compagna, mia sorella ed i miei cani. Vivendo oggi tutti a Milano, direi di essere fortunato. La mia testa é sempre sul mio lavoro di insegnante, sui miei studenti e sulla scuola che dirigo, un posto che per molti milanesi è diventato una sorta di rifugio dallo stress e dalle tante nevrosi che questa cittá sembrerebbe voler sempre piú imporre a chi ci vive e lavora. Sulla materassina pochi sanno che lavoro fai, quanti soldi hai, qual’è il tuo titolo di studio, il tuo orientamento sessuale, la tua religione, il tuo lavoro o il tuo credo politico. Ed a nessuno interessa.  Lottare annulla queste barriere e fa incontrare le persone per quello che sono, senza filtri, e per farlo bene non ci si può nascondere dietro nessuna facciata, status o etichetta. Per questo motivo alcuni dei miei studenti si conoscono in modo piú autentico e profondo rispetto a molti dei loro parenti o colleghi, magari senza nemmeno ricordarsi il nome completo dell’altro. Con le mani ci lavoro ed il piú delle volte le ho addosso a qualcuno, a volte in veste di insegnante, a volte di avversario nel corso di un allenamento. Quando combatto le mie mani sono l’equivalente di una spada per un samurai, e quando insegno sono l’equivalente di uno scalpello per uno scultore.

Quale sogno hai realizzato qui e quale vuoi realizzare.

In quasi sei anni Milano mi ha dato modo di crescere molto a livello professionale, così come di realizzare progetti inaspettati. Forse quello per me piú speciale è stato scrivere “La Forza Tranquilla” durante la pandemia, per poi vederlo pubblicato nell’aprile del 2022 da Giunti editore. Il mio amico ed allievo Antonio Franchini, che ho poi scoperto essere il piú importante curatore editoriale italiano, da tempo mi chiedeva di scrivere un libro che potesse spiegare il combattimento al pubblico senza cadere nei soliti luoghi comuni, e farlo è stato per me un’esperienza meravigliosa, quasi terapeutica, che mi ha proiettato in veste di scrittore in ambienti nuovi e stimolanti. Il sogno che vorrei realizzare oggi è di uscire dalla comunità di appassionati praticanti di Jiu Jitsu per condividere con più persone possibile la bellezza di questa disciplina ed i tantissimi benefici che possono derivare dalla sua pratica. Penso di essere nel posto giusto per farlo.

Chiudi gli occhi: quale è il ricordo che ti lega qui.

Il giorno del mio arrivo  in macchina a Milano in una calda giornata di Luglio, dopo aver vissuto per oltre vent’anni a Roma. Come prima di una lotta importante cosí come prima di ogni nuovo inizio che si rispetti, provavo uno strano miscuglio di eccitazione e di paura, e una gran voglia di mettermi alla prova e di fare bene.

Ieri, oggi e domani: i pro e i contro di essere (diventato) un milanese

Milano è lavoro. Nessuno viene a vivere qui per il clima o per la bellezza della cittá, o per trastullarsi in un dolce far niente. Chi viene a Milano lo fa per formarsi, per crescere sul piano professionale, per vendere un prodotto o un servizio, per trovare stimoli, opportunitá  e talvolta stili di vita che in altre parti d’Italia sono impensabili. I contro sono sicuramente i suoi ritmi spesso inutilmente frenetici, la sua ossessione per l’immagine che spesso fa trascurare la sostanza ,la sua aria inquinata ed i suoi costi esorbitanti che la condannano oggi ad essere percepita come una città  di passaggio anche per chi vi trova il successo.