Fotografie di Andrea Garzotto
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Guardavamo la televisione e mio nonno era lì sulla poltrona con la testa abbassata che dormiva.
E nonostante fosse ancora vivo e al mio fianco, in quel preciso istante ho avuto la certezza di un vuoto.
“Da qui, in poi” racconta la vigilia di un’assenza.
Ho fotografato gli ultimi due anni dell’universo familiare quotidiano di mio nonno Sandro perché per me era l’unico modo di affrontare l’avvicinarsi di questo distacco. Si tratta di un progetto interamente analogico su pellicola bianco e nero, tranne per la foto delle rose essiccate: sono le rose del giardino che mi regalava mia nonna e che ho conservato e fotografato a distanza di un paio di mesi dalla morte di mio nonno. I fiori ritornano nella carta da parati che, come una mappa, disegna un paesaggio intimo in cui riconosco il profilo di mio nonno, steso, sotto la croce e le tre figure femminili di mia nonna, mia mamma e mia zia.
Le storie della guerra, i racconti divertenti di nonno Sandro, i mille lavoretti in casa: “Domani devo sistemare il cancello”.
Le poltrone dove tu leggevi ogni mattina il giornale fresco di stampa e nonna faceva a maglia.
Avete sempre chiacchierato e discusso.
Parlato della Maria, che in effetti non passa più da tempo. Della “Neta” che non sta più tanto bene. Della Bertilla che è caduta dalla scala. Parlato di chi è venuto a mancare oggi. Di chi ha venduto casa e di chi si è trasferito.
Tu che alla fine dicevi al nonno, ormai quasi completamente sordo: “Ma hai capito?”.
Quante volte hai cucinato per me, quante volte mi hai aspettato. Riconoscevo i piatti che mi preparavi dal profumo che incontravo sulle scale. Le tue polpette…così cotte e così secche: non mi sono mai piaciute, ma le ho sempre amate.
Del tempo che passa e che non riesco a fermare. Non riesco a tenerti qui nonno.
Solo tutti quegli orologi sparsi per casa riesco a fotografare.
Hey nonno, come stai oggi?
Scusa, come hai detto?
(…)
Quel giorno quando mi dicesti: “Ci siamo”.
Un letto vuoto, il ricordo di questa stanza fermo nei miei occhi di bambino.
I giochi, le figure che trovavo nella carta da parati.
Buongiorno nonna. No, non è ancora estate. No nonna, domani non è Natale. No nonna, sono le dieci di mattina e non è sera, guarda, c’è il sole fuori.
Ciao nonno, come va?
I fiori del giardino che mia nonna mi regalava.
Li ho sempre tenuti e fatti essiccare. Dopo la morte di mio nonno li ho fotografati.