Intervista a Arianna Arcara e Alessandro Simonetti
A cura di Anna Perazzini
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Il Progetto Presidio Caritas 2023 è un’iniziativa nata dalla collaborazione tra Perimetro, Ragusa Foto Festival e Caritas Italiana per documentare la vita dei migranti ospiti nei Presidi in diverse zone d’Italia.
L’edizione di quest’anno ha voluto valorizzare le singole voci di quattro ragazzi che vivono nel presidio Caritas di Foggia-Bovino attraverso un percorso di auto narrazione fotografica guidato da Arianna Arcara e Alessandro Simonetti. Gli studenti coinvolti Mor Ndiaye, Mohamed Toupila, Kemo Fatty e Lawrence Thomas hanno sviluppato quattro racconti personali, esplorando tematiche legate alla loro quotidianità, passioni e relazioni.
Le fotografie e le storie risultato di questo progetto saranno visibili all’undicesima edizione del Ragusa Foto Festival, dal 20 luglio al 27 agosto 2023.
Essendovi trovati nella condizione di dover spiegare la fotografia in un tempo limitato, avete dovuto fare delle scelte: quali sono i punti che avete cercato di trasmettere per questo primo approccio?
Alessandro – Quando mi hanno proposto di partecipare a questo workshop con Arianna ero veramente entusiasta: sia perché ho sempre apprezzato l’idea di poter trasmettere qualcosa nell’ambito della fotografia, che per la possibilità di affiancare una persona che non avevo mai avuto modo di conoscere ma stimavo professionalmente. Entrambi sapevamo che il workshop non sarebbe stato focalizzato sull’insegnamento di un mestiere, quanto più sull’idea di poter documentare la propria quotidianità attraverso un approccio, un’esperienza creativa.
Fotografie di Kemo Fatty – Progetto Presidio Caritas 2023
Credo che alla base di tutto ci fosse la voglia di trasmettere quella forte emozione, quella curiosità che io stesso provo quando scatto. Mi capita ogni tanto di ritrovare immagini di tanti anni fa e ne capisco solo ora l’importanza. Ero felice al pensiero di condividere quella sensazione con ragazzi che molto probabilmente non avevano mai potuto accedervi.
Arianna – Prima di iniziare il progetto con i ragazzi abbiamo aperto un dialogo con Caritas Italiana e Ragusa Foto Festival per capire quale fosse la via migliore per sviluppare le lezioni e creare un legame con i ragazzi in un tempo limitato. Le lezioni sono state gestite in tre momenti principali: una parte più tecnica per poter spiegare agli studenti alcune basi fondamentali per l’utilizzo delle macchine fotografiche, seguita da un momento in cui abbiamo preso in considerazione alcuni autori e linguaggi della fotografia che potessero essere d’ispirazione per i progetti. La terza parte è stata dedicata al dialogo, fondamentale per poter concordare insieme i singoli percorsi da prendere e capire quali fossero le tematiche che i ragazzi sentivano di voler indagare.
Ognuno dei partecipanti sta creando un proprio racconto personale: da dove siete partiti per svilupparlo? Avete incontrato delle difficoltà?
Arianna – Il progetto è nato dalla volontà comune di raccontare la vita dei ragazzi dopo l’integrazione in un Presidio Caritas. Per poterlo fare, ancor prima di prendere in mano la macchina fotografica abbiamo cercato di conoscerci, di ascoltarci a vicenda. Ognuna delle loro quotidianità costituisce un pezzo di una storia molto più grande.
Fotografie di Mohamed Toupila – Progetto Presidio Caritas 2023
Alessandro – Qualcuno ha scelto di parlare della casa del presidio Caritas nel quale vivono, altri del lavoro, dei luoghi che frequentano, della palestra, dello stadio, di un amico, un familiare,… Abbiamo cercato di capire insieme quali potessero essere le tematiche da esplorare: spesso è difficile guardare con curiosità il nostro quotidiano e forse il nostro compito è stato quello di fargli capire quanto invece potessero essere interessanti e uniche le loro storie. Durante le giornate abbiamo fatto delle sessioni singole con ogni studente per seguire i loro progetti da vicino, li abbiamo spinti a scattare il più possibile e ad avvicinarsi ai loro soggetti.
Arianna – Durante le sessioni one to one per definire i progetti con i ragazzi mi ha colpita il discorso di Mor, uno degli studenti. Per lui la fotografia ha assunto un ruolo molto importante: sin dalla sua partenza per l’Italia, ha portato con se poche foto della propria famiglia, alle quali ha aggiunto quella che gli hanno scattato al suo arrivo. Parlando del suo progetto ha fatto riferimento a queste immagini per la storia che portavano con sè, la stessa storia che lo ha spinto a voler fotografare la casa in cui viveva con suo zio al suo arrivo a Foggia. Nel tempo abbiamo assistito ad un’evoluzione nel suo racconto: oltre alla vita di suo zio, Mor ha deciso di allargare la propria ricerca a tutto il ghetto per poterlo documentare, per segnarne l’importanza.
Fotografie di Mor Ndiaye – Progetto Presidio Caritas 2023
Quali credete possano essere le opportunità generate da un’esperienza come questa?
Alessandro – Come dicevo prima, questo progetto non era partito con l’aspettativa di formare qualcuno per un mestiere (sebbene le foto stiano venendo veramente bene) ma per condividere un’esperienza. Non tutti amano scattare maniacalmente la propria vita, però penso che approcciarsi al racconto sia qualcosa che ti resta dentro, che ti fa fortemente riflettere su ciò che ti circonda. Le situazioni delle quali i ragazzi parleranno spesso non sono considerate dalle persone perché inaccessibili e questa può essere un’occasione per osservarle da un punto vista intimo e ravvicinato.
Arianna – Per i ragazzi credo sia stata un’opportunità per fare qualcosa di nuovo, di diverso: ognuno di loro lavora costantemente ed è stato appagante potersi concentrare su cose che riguardassero il loro trascorso personale. Hanno avuto la possibilità di spostare l’attenzione su se stessi, almeno per poco. Questo tipo di progetto gli ha permesso di avvicinarsi ad un mondo diverso.
Il progetto non è ancora giunto al termine, ma rispetto all’esperienza fatta fino ad ora c’è qualcosa che ti è particolarmente rimasto impresso e vorresti raccontarci?
Alessandro – Mi ha stupito molto vedere la velocità con cui una persona riesce ad entrare in confidenza con un mezzo (in questo caso la fotografia) se spinta da un’idea creativa, dalla voglia di esprimersi. I ragazzi hanno imparato rapidamente e, al di là del fatto che oggi tutti siamo più “educati” al linguaggio fotografico per via dei social, è stato bello partecipare a questa situazione.
Un’altra cosa che mi è rimasta impressa è l’espressione dei ragazzi nel vedere le immagini che creavano: l’orgoglio che nasce quando ciò che hai fatto ti soddisfa e appartiene.
Fotografie di Lawrence Thomas – Progetto Presidio Caritas 2023
Arianna – Il legame che abbiamo stretto con i ragazzi nel giro di poco tempo mi ha veramente colpita e credo sia una delle cose che mi resteranno impresse di questa esperienza. Durante una delle sessioni con Lawrence, per esempio, l’abbiamo seguito nello studio dove crea ogni giorno borse e accessori: in poco tempo ha preso confidenza con la macchina fotografica ed è stato impressionante vedere con quanta velocità si sia aperto con noi, la passione con la quale ci mostrava la scelta e l’attenzione che ripone in ogni proprio lavoro. È bello vedere di aver mosso qualcosa.
Fotografie di Lawrence Thomas – Progetto Presidio Caritas 2023