Sul confine

Photo by Lucio Gelsi

Certe volte la città più bella è quella che ti lasci alle spalle, quella che non si vede, quella che sfuma pian piano nella natura dei parchi e delle campagne. Una natura che avvolge e che appaga, così composta e posata. Una natura che sembra artefatta, invece è solo discreta, sincera e profonda. In equilibrio sul confine tra il cemento e le risaie, tra i contadini e i pusher, tra il rumore e il silenzio. Lunghe passeggiate notturne in compagnia del cane e della macchina fotografica, non importa quale. Qui non ci sono umani, neanche fuori campo, perché fanno troppo rumore. Il problema vero è proprio il rumore: troppe foto, troppo tutto, in continuazione. Invece qui, sul confine tra notte e giorno, tra città e campagna, tutto è fermo, tutto tace. Poi ogni tanto sale la nebbia e il tuo respiro si somma a quello della terra. Il respiro è la certezza dell’essere vivi. Chissà cosa c’è oltre questa certezza, al di qua e al di là di questo confine.

Testo: Francesco G. Raganato