Fotografie di Pier Costantini
–
Milano ti dà, Milano ti toglie – la nuova rubrica in cui Pier Costantini e Letizia Toscano, incontrano e raccontano alcuni personaggi di Milano. La prima puntata è dedicata a Francesco Raganato.
MILANO, ANCORA MILANO, PERCHE’ MILANO?
FR: Milano è la città dove la mia vita sentimentale e quella professionale si sono incontrate. Vengo da diciotto anni di onorata vita romana e purtroppo Roma, per quanto splendida, era diventata una città complicatissima da vivere, quasi una città nemica; il che va bene se hai vent’anni, ma quando ne hai il doppio, ti occorre una città che ti agevoli nella quotidianità, non che si metta di traverso. Otto anni fa, quando sono arrivato qui, Milano era una città “facile” per me; in più era nel pieno dell’Expo che è stato un boost di energia, quindi era esplosiva su tutti i livelli. Oggi per me Milano è una città amica, da continuare a scoprire.
IL PRIMO IMPATTO CON QUESTA CITTA’ AMICA?
FR: È stato come il primo giorno di università. Mi ha ricordato i primi periodi alla Sapienza, quando ero arrivato a Roma dal Salento con “la valigia di cartone”. Quando mi sono trasferito qui, nonostante non fossi giovanissimo, avevo già 36 anni, è stato un inizio nuovo per me, non facile. Ho scoperto che il mio bagaglio culturale e professionale, non era più sufficiente. È molto competitiva Milano. Qui ho avuto, e ho ancora, la possibilità di imparare tante nuove cose rispetto a quello che potevo e sapevo già fare. E questo mi va bene, perché per indole io sono uno a cui piace imparare in continuazione.
IN QUESTI ANNI MILANO, COSA TI HA DATO, COSA TI HA TOLTO?
FR: Mi dà sicuramente stimoli continui perché è una città che cambia spesso pelle, in maniera anche repentina. È bello vedere la città che cambia attorno a te, perché poi inevitabilmente cambi anche tu, cambi modi di vedere e sentire le cose.
Non mi ha tolto nulla, però c’è qualcosa che ancora fatico a trovare e che mi manca.
Forse farò arrabbiare le persone care, ma se mi conoscono sanno cosa intendo: credo che qui manchi un po’ di poesia, quel senso di conquista dell’inutile, di sospensione dell’incredulità. Qui tutto quello che fai deve avere uno scopo concreto. Ad esempio, i milanesi non passeggiano, vanno sempre da un posto A ad un posto B, non attraversano la città tanto per attraversarla – cosa che a me piace tanto fare – proprio perché non è concepibile un tempo dedicato all’ozio – quello che i latini chiamavano ozio contemplativo – e questa cosa mi manca.
Certo con il lockdown è arrivata una pausa forzata per tutti, e questa ripartenza blanda ha reso Milano più fluttuante, morbida e non più nevrastenica come era prima, dove si erano raggiunti livelli alti di isteria collettiva.
.
COM’E’ INSTAURARE RAPPORTI CON LE PERSONE A MILANO?
FR: Complicatissimo. C’è una naturale predisposizione al primo incontro, questo si. A Milano mandi una mail e – incredibile – ti rispondono e poi ti incontrano anche. Ma poi è difficile che avvenga il passaggio successivo, l’approfondimento della conoscenza. Cosa alla quale non sono abituato a causa della mia provenienza geografica (profondo sud-est), dove invece è tutto al contrario, troppo interconnesso, legato, che ti manca l’aria, e ti manca anche la tua indipendenza. Ecco, qui tra le persone c’è più aria. Mi piace pensare che tutti quelli come me, che arrivano in questa città, in fondo lo facciano per incontrare i propri simili, persone con gli stessi desideri e le stesse necessità.