Oggetto quasi

Fotografie di Giorgio Garzella

Oggetto quasi’ è un racconto visivo che parla di ricordi, generazioni ed emozioni. Un album di famiglia in cui persone e oggetti fluttuano in una dimensione onirica intrecciandosi tra loro. Sono cresciuto in un ambiente colmo di manufatti bizzarri e inusuali, ognuno con la propria storia e i propri ‘ricordi’; ripenso ancora a mio padre quando si lamentava dei cimeli che ricoprivano il davanzale della finestra non permettendogli di poter guardare oltre. Ricordi’ sì, perché in questo caso gli oggetti non sono solamente muti spettatori della realtà che li circonda, sono i protagonisti di una storia che essi stessi vogliono raccontare. Ho indagato lo stretto rapporto che si instaura tra persone e cose apparentemente inanimate, le quali possono acquisire un valore per certi versi umano, sicuramente intimo, talvolta metafisico.

Uno stereografo risalente ai primi del 900’. Attraverso coppie di fotografie similari poste una accanto all’altra, permette di visualizzarle attraverso una illusione di tridimensionalità, tipica del sistema visivo binoculare.

Una pagina del diario segreto di mio padre.

Claudia e il suo cappellino del Canada.

Io e lo stereografo di casa.

Francesco con il cappello da pescatore di suo nonno e il suo sasso proveniente dalla ‘Aconcagua’.

Livorno, 2023.

Moquette, casa di nonna.

Lettera del mio bisnonno per la nascita di mia madre.

Patrizia, mia madre, con la Voigtlander di mio nonno.

Fotografie di mia madre con la sua tata.

Anita, mamma di Francesco, con in braccio il suo primo quadro.

Pennello di antiquariato cinese, Anita lo utilizza per le sue opere.

Specchio a mano, Livorno.