La cota che resiste

Fotografie di Laura Ligabue

Piove poco da queste parti e l’acqua che rende fertili queste terre argillose è preziosa.

Cutro, tipico paese del latifondo, mi ha presentato tante contraddizioni e contrasti. Terra del pane e degli scacchi, di calda accoglienza ed ospitalità, Cutro è anche terra di cosche e di business eolici, di rifiuti abbandonati, di cartelli stradali bucati dai proiettili e, inevitabilmente, del fumo che contrasta la campagna. Una piccola realtà che ormai ha sparso radici un po’ ovunque, anche per colpa dei suoi legami con la ’Ndrangheta.

Con l’emigrazione degli anni 60, la più grossa comunità Cutrese in Italia si è stabilita a Reggio Emilia, città dove sono nata e attualmente vivo. Questo gemellaggio mi ha da sempre incuriosita portandomi a visitare questi luoghi così tanto discussi. Attraversando la cota (campagna), incontro un giovane pastore, uno dei pochi rimasti, che si fa largo con il suo gregge tra le distese dorate schivando i numerosi incendi dolosi che nelle assolate giornate estive aggrediscono quotidianamente queste terre. Ettari ed ettari che bruciano senza sosta incontrollati, con l’unico intento come dicono, di far risalire in superficie tutte le lumache (vermituri) nascoste nel sottosuolo che rappresentano una specialità tipica della tradizione contadina calabrese.

Questa abitudine pericolosa è solo una delle tante problematiche che caratterizzano questa terra. Resiste chi la abita, come l’unico fiore rimasto sull’intera collina. Svetta alto nonostante tutto, simbolo della resistenza, davanti agli occhi di chi ancora non vuole vedere.

L’indifferenzaIl simbolo della resistenzaLa micciaIl PastoreSpostando il greggeSpostando il gregge pt-2Distese di campi doratiPassing throughQui brucia tuttoQuello che restaI “vermituri”Tiro a segnoPaesaggio inquinatoStrade cittadine dissestateRifiuti all’entrata del paeseUna cartolina da Cutro