Photo by Mattia Zoppellaro
Rubrica: Milano a gambe aperte
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Tuttavia la mia è una condizione privilegiata. Incontro il punto di vista dei cani, mi confondo tra i saltimbanchi, posso essere in angoli diversi della città contemporaneamente.
Perché lo spazio, da invisibili, perde di senso.
Invece il tempo rallenta.
In questa bolla morbida, gli sguardi, sempre loro, mi chiamano per nome.
E io a queste chiamate rispondo, non parlare ma per ascoltare.
Mi piace il suono, davvero. Suonano le persone e non lo sanno.
Una band diffusa nella città, dove un bassista che sembra Leonard Cohen attende gli altri sul ponticello del naviglio, la batterista mostra i polpacci con fierezza e il fonico di palco non toglie mai le cuffie, neanche quando si allena. E poi c’è lui, il frontman dallo sguardo obliquo, la bombetta e gli occhialoni da Joe Falchetto.
Aspetta che passi un autobus che è già passato.
Lui l’ha perso e non lo sa.
Testo: Francesco G. Raganato