Fotografie di Massimo Siragusa

A partire dagli anni 50 e 60 Roma ha subito la trasformazione di vaste aree agricole in aree edificabili, e la successiva nascita di infinite sequenze di palazzoni ad alta densità abitativa lungo le vie consolari a sud e a est della città.  Accompagnato, al contempo, con lo sviluppo libero e anarchico di quasi tutto il resto della periferia. Un territorio sterminato, abitato dalla maggioranza dei cittadini romani. Una città caotica, spesso abusiva. Con i suoi cancelli, ringhiere, muri, alberi, reperti archeologici, auto, che  si sovrappongono  e si confondono in un continuo visivo straordinario e unico.

Questo lavoro è il racconto di un cammino lungo il perimetro della città in cui ho cercato relazioni, passaggi, dialoghi, come a volere tentare di mettere in ordine il caos della realtà. Quasi tutte le aree sono variamente presenti, diverse tra loro ma accomunate dalla stessa anarchia visiva e architettonica. Il risultato è una sequenza di immagini di spazi e di case nell’assenza totale di esseri umani. Ma è li, nel potere narrativo delle architetture, nelle storie che si annidano dietro i più piccoli particolari, che mi pare risieda il fascino di raccontare noi stessi, la nostra società e la nostra cultura. Sono le nostre case, le recinzioni, i segni del tempo su un muro che ci dicono chi siamo, quale vita stiamo facendo e che idea di futuro immaginiamo. Alla fine, i segni in un paesaggio sono, come le rughe nel volto di un uomo, l’espressione stessa della nostra identità.