Fotografie di Simone Sabatucci
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‘’Ogni convivenza confidenziale, intima, esclusiva […] viene intesa come vita in comunità; la società è invece il pubblico, è il mondo. In comunità con i suoi una persona si trova dalla nascita, legata a essi nel bene e nel male, mentre si va in società come in terra straniera” (v. Tönnies, 1887).
Tonies définiva così il concetto di comunità, parlando di convivenza intima, contrapposta ma dipendente dalla società; i concetti di comunità e società non sono separabili, dal momento che sono costruiti per opposizione, come elementi di un unico schema interpretativo.
In questo progetto fotografico, documento gli ambienti e i personaggi appartenenti alla subcultura periferica romana, in particolare il loro quotidiano attraverso il quale voglio raccontare anche io la mia comunità, la mia Roma, dico mia perché io come loro qui ci sono nato.
Vengo da lì, da Roma, da quelle vie gli ambienti che vi mostro a primo impatto possono risultare tristi, dimenticati alle volte pericolosi, ma in poche parole spesso vengono etichettati come malvisti. Eppure qui ci siamo cresciuti creando un rapporto affettivo molto forte con quegli stessi spazi, non penso che questo sentimento nasca solo dall’assidua frequentazione, penso che dipenda di più dalla ricchezza di esperienze che ho vissuto in questi posti. Infatti in quei luoghi apparentemente tetri e grigi io colleziono ricordi fin da quando ero solo un bambino e con il tempo mi sono affezionato a questi ambienti tanto da considerarli come una ‘casa’ oltre che parte integrante della mia formazione personale.
Porto nel cuore quelle strade, quei palazzi, quei volti, perché per ognuno di loro conservo dei ricordi intimi e profondi.