Access : insomnia

Photo by Agne Receviciute

La metropoli stanotte è come il parcheggio sotterraneo di un centro commerciale, l’eterno bar con una donna seduta nello squallore di un calorifero acceso, sotto le luci al neon che quando fuori c’è nebbia diventano rosse. Che ci fai lì tutta sola? Cosa c’è nel vetro buio dietro di te? Gli antichi palazzi dopo il tramonto si allungano sempre verso il cielo, come i rami di un querceto, i grattacieli guadagnano più piani in altezza, le scale della metropolitana si riproducono a specchio, le finestre si distorcono, si arrossano, e lo spazio sprofonda in una verticalità grigia che solo chi è abituato ad attraversare le strade di notte, solo chi sa vedere le cose che non appaiono, conosce. La metropoli vuole nascondersi. Tu ti addentri nel torcolo delle sue budella e osservi l’invisibile. Tanto più i marciapiedi e le insegne delle vie tentano di dissimularsi ai tuoi occhi, quanto più ciò che emerge dal buio degli angoli per te si impregna di significato. Una grata, una serranda, un bambolotto, l’asfalto cosparso di sottili detriti appaiono come isolati tra loro, arcipelaghi incendiati nel blu dell’oceano. Il sonno ti pesa sulle palpebre. Attorno ai lampioni, sopra le panchine, in prossimità di un tombino, c’è sempre qualcosa che non appare.

Testo: Alcide Pierantozzi