Daspo Urbano – Cartoline dal futuro

Photo by Gianpa L.

I negozi di Corso Buenos Aires, il quartiere fantasma di Rogoredo, il Duomo e i musei del centro storico, Piazza d’Armi e il comitato di abitanti che la difendono, a prima vista sembrano luoghi lontani sia nell’immaginario, sia nella geografia della città di Milano. Le fotografie di Gianpa L. sono un tentativo di ripercorrere la linea invisibile che le collega, lungo le nuove frontiere interne sancite dal redivivo regolamento del DASPO urbano. Un regolamento approvato nella sua forma definitiva quest’estate dalla giunta milanese, e che definisce alcune aree strategiche della città come zone esclusive (ed escludenti). Il provvedimento introdotto dal discusso decreto Minniti del 2017 – decreto confermato e ampliato dal “decreto sicurezza e immigrazione” approvato lo scorso novembre 2018 con Salvini – prevede che sindaco e prefetto possano multare e allontanare da alcune zone della città “persone che mettono a rischio la salute di cittadini o il decoro urbano” nell’ordine di tutelare il cosiddetto ordine pubblico. Il provvedimento va anche a colpire con maggiore durezza chi occupa abusivamente edifici o terreni: oltre all’estensione delle pene, nel corso delle indagini la magistratura sarà autorizzata a utilizzare le intercettazioni telefoniche (a riguardo possiamo citare gli arresti dei membri del Comitato Abitanti Giambellino e Lorenteggio risalenti allo scorso dicembre, e i fatti più recenti che hanno visto lo sgombero dello stabile occupato dal collettivo Pirati Riot in via Cozzi, zona Bicocca). Che l’intenzione dell’impianto di governo fosse quella di direzionare le politiche in materia di sicurezza verso quelle proprie di uno stato di polizia, con maggiori poteri alle amministrazioni locali e alle loro forze dell’ordine, è stato ben chiaro dai tempi di Minniti ed è stato evidente con Salvini poi, con le derive cui abbiamo assistito per quanto riguarda ONG e operazioni umanitarie, e con la rinnovata stretta sull’immigrazione e sui provvedimenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nella nostra città, a Milano, il rafforzamento del DASPO ha tuttavia una forte valenza prima di tutto simbolica: Milano città aperta si chiude, ha paura, nasconde i soggetti fragili, i più deboli, li allontana: sia verso le periferie che verso l’hinterland. L’Amministrazione pare mirare ora a espellere e sottrarre alla vista la marginalità sociale, i venditori ambulanti, i senza fissa dimora, chi lotta al di fuori delle istituzioni: un cambiamento di rotta per cui, presto o tardi, i cittadini presenteranno il conto.

Testo: Marta Clinco