A Community project

Fotografie di Amber C. Baker 

Nelle ultime due settimane ho incontrato sette creativi, sette persone che non avevo mai incontrato prima. L’unica differenza tra me e queste sette persone, è la tonalità della nostra pelle. Dopo aver fatto delle ricerche, ho organizzato degli incontri con ogni creativo per discutere di un argomento, da sempre presente ma recentemente messo in luce da tragici eventi accaduti in tutto il mondo. Non solo ho scoperto e imparato tante cose, ma ho avuto la fortuna di incontrarli e far crescere belle relazioni con ognuno di loro. Perché ho deciso di fare questo progetto? Essendo sempre stata legata al tema dell’ attivismo per i diritti umani e di uguaglianza, mi sono resa conto che avevo l’opportunità di portare alla luce l’argomento della discriminazione razziale verso le persone del settore in cui lavoro, un’industria molto potente e influente. Qualcuno mi ha chiesto perché dovessi “preoccuparmi”, perché dovrei avere a cuore questa causa. Il motivo è molto semplice, perché il punto è che siamo un’unica razza, siamo esseri umani. Potrà sembrare banale, ma prendersi cura l’uno dell’altro è essenziale per costruire un sistema sociale in cui tutti possano vivere e integrarsi pacificamente per il beneficio di ogni singola persona. Quindi, almeno per quanto mi riguarda, questo è un piccolo passo. L’inizio di un in viaggio verso lo smantellamento di un sistema difettato e per molti versi obsoleto. Se questo articolo riesce a provocare un pensiero o un cambiamento, anche solo in una singola persona, allora ho raggiunto l’obiettivo di questo progetto.

 

 

 

 

Jon Bronxl

Fotografo e artista
Fondatore del Collettivo The Good Neighborhood

Jon è il fondatore del collettivo The Good Neighborhood: bio – BLACK FUTURE. Qui potete trovare una pagina Instagram molto curata, che racconta i creativi neri di tutta Milano; Produttori musicali, ballerini, DJ, stilisti, talent scout, attivisti sociali, business developer e altro ancora. Jon ha aperto questa pagina per dare voce ai giovani afro- italiani, anche con lo scopo di dare il buon esempio alle generazioni future. Jon ha iniziato il suo viaggio come fotografo per hobby, per poi scoprire di avere un talento naturale. Sogna di viaggiare in Ghana e di aprire una scuola per giovani artisti, affinando le capacità personali di ogni individuo e facendo crescere il loro potenziale. Jon ed io abbiamo parlato della mancanza di opportunità che i creativi non bianchi si trovano a dover affrontare. Di come possa essere difficile ottenere il rispetto delle persone ed invece di quanto sia facile ricevere un giudizio basato sull’estetica in cui la maggior parte delle influenze derivano da bianchi. Abbiamo anche discusso su come la mancanza di persone non bianche nell’opinione pubblica influenzi le giovani generazioni negativamente mancando di fatto opinion leader di riferimento.

 

 

 

 

Umair Shafqat Malik

Designer e ingegnere
Dottorando al Politecnico

L’incontro con Umair è avvenuto per puro caso. Ci siamo conosciuti perché si è presentato come traduttore per un altro creativo che stavo intervistando in quel momento. Sono stata felice di includere Umair in questo progetto per mostrare un’altra parte del pregiudizio razziale e migratorio ancora esistente in Italia. Mi ha confessato che per un ragazzo nato in Pakistan da una famiglia pakistana l’Italia non è un posto semplice dove integrarsi. Ha trovato difficoltà a relazionarsi con un sistema poco accessibile e di forte chiusura rispetto alle persone emigrate che vogliono inserirsi nella società. Umair mi ha anche raccontato della sua esperienza nella ricerca di un immobile in affitto a Milano. Dopo aver organizzato molti incontri per visionare gli appartamenti, infatti, ha scoperto che ogni volta l’appartamento tornava disponibile online, nonostante lui avesse ricevuto sempre risposte di non disponibilità, il motivo penso sia facilmente intuibile. Una ricerca interminabile, risolta grazie a “un amico di un amico”. Ora, dopo aver conseguito la laurea specialistica in Design e Ingegneria, Umair si sta orientando verso diverse attività di ricerca, tra cui : Ingegneria applicata nel campo dei beni culturali, del design industriale e della moda. Nel frattempo collabora con l’Università dell’Indiana (USA) per il museo degli Uffizi di Firenze per il rilievo e creazione di modelli 3D.

 

 

 

 

 

 

 

David Blank

Cantante e musicista

Quando ho incontrato David abbiamo avuto una conversazione speciale, diversa da quella degli altri creativi. David fa parte della comunità LGBTQ+. Mi ha parlato della sua esperienza nell’industria musicale dal punto di vista di una persona nera e gay. Abbiamo parlato della ricerca d’identità e della fiducia in sé stessi come persona inserita in un settore facendo parte di una minoranza.

Per fortuna i suoi genitori hanno abbracciato fortemente la loro cultura di provenienza, quindi non ha mai sentito il desiderio di essere qualcun altro. Detto questo, gli è stato insegnato che essere afro- italiano significava dover lavorare più duramente dei suoi coetanei bianchi per essere considerato allo stesso livello e ha vissuto tutte le difficoltà del caso per accettare se stesso come persona. Mi ha raccontato quanto sia tosto farsi strada nel sistema musicale nonostante sia una persona di grande talento. Una bella persona dentro e fuori, parla fluentemente l’inglese meglio di molti altri, anche se l’italiano è la sua lingua madre. Il sistema musicale è, come tutti sappiamo, saturo, con musicisti bianchi, cis-maschi italiani R&B e Hip Hop, che causano una discesa delle culture di origine afro. Ha senso tutto questo? Oppure l’industria ha bisogno di controllare sé stessa prima di distruggerci tutti?

 

 

 

 

 

 

 

Bellamy

Co-fondatrice di African Italian Souls e beauty blogger.
@darkchocolatecreature / @afroitaliansouls

Bellamy è un’attivista di Youtube e Instagram e una beauty blogger, che si concentra sulla comunità nera e afro. Bellamy si identifica fortemente come afro-italiana e abbraccia la cultura dei suoi genitori dell’Uganda e del Sudan del Sud, ma Bellamy è soprattutto nata qui in Italia e quindi è a tutti gli effetti un’afro-italiana.

Quando ho parlato con Bellamy ho sentito un bellissimo feeling, sentimento che faccio fatica a trovare nella quotidianità di tutti i giorni. Abbiamo avuto una conversazione molto approfondita sul femminismo, il sessismo e il sessismo razzista. Abbiamo condiviso le esperienze che le donne affrontano ogni ora del giorno, dalle questioni storiche di sistema ai temi di uguaglianza. Ho imparato molto da Bellamy specialmente rispetto al tema del sessimo; ha condiviso con me le sue esperienze come donna, una donna afro, e gli tutti gli scenari che ha affrontato con gli uomini bianchi italiani. La nostra conversazione è stata molto intensa. Ho ascoltato Bellamy spiegarmi qualcosa che non ho mai sperimentato ma che ho ben compreso, qualcosa che tutte le donne possono capire.

 

 

 

 

 

Aaron Dunkies

DJ e fondatore di Akwaaba.World Radio @adunkies / @akwaaba.world

Aaron si occupa d’arte moderna e di strada e ha un gusto impeccabile. Soprattutto si supera con
la sua conoscenza della musica e per la ricerca di giovani talenti. Ha fondato Akwaaba, un marchio da lui stesso ideato, qualcosa che potrebbe essere definito anche come un’etichetta o un collettivo.

Io e Aaron abbiamo parlato dei diversi problemi
tra Europa e America partendo da punti di vista relativi a bianchi e non bianchi, una storia diversa che nasce dallo stesso pregiudizio. L’oppressione dei bianchi ha avuto un impatto devastante sulle persone “non bianche” che si trovano in minoranza numerica. Imparare a crescere in una società che non abbraccia la diversità culturale è dannoso e rappresenta una grande retrocessione per noi tutti. Aaron abbraccia fortemente il suo patrimonio culturale , è un orgoglioso uomo afro-italiano e sostiene che questo non valga per tutte le persone come per lui. Mi domando quindi se la decisione di essere un attivista della propria eredità culturale sia una scelta o se derivi da un’oppressione dei bianchi da parte della società in cui si vive.

Tendiamo a raggruppare alcune culture e minoranze in un carattere singolo, senza accettare l’individualità tra persone non bianche. Gli stereotipi sono così comunemente usati a livello globale che sono diventati la normalità, anche se questo suona insensato.

 

 

 

 

 

Edward Buchanan

Stilista e consulente di moda
Fondatore di Sansovino 6 – brand di moda

Conosco Edward da diversi anni, abbiamo lavorato insieme quando sono arrivata a Milano e ho da subito capito e rispettato la sua passione e il suo orgoglio per la comunità nera. Edward è cresciuto in Ohio, poi si è trasferito a Milano pieno di ambizioni. Parlando con lui, ciò che mi ha colpito di più è stato scoprire che solitamente i brand non capiscono le problematiche di carattere razziale. Il motivo è evidente e deriva dal fatto che all’interno delle aziende non siano presenti funzionari non-bianchi. Per quanto riguarda questa riflessione, possiamo riconoscere che la situazione attuale non offre ai membri della comunità non bianca opportunità, il che a sua volta ha un impatto sull’individuo, sulla società e sul marchio stesso poiché manca la comprensione delle culture che si cerca di emulare che si traduce in un’appropriazione culturale dovuta alla mancanza di una forza lavoro multirazziale. Durante la mia intervista abbiamo discusso di questo aspetto e abbiamo preso in considerazione molte altre questioni che emergono oggi nel nostro mondo. Edward, una mente creativa e di grande esperienza, mi ha ricordato l’importanza di dare voce e di agire nel modo in cui crediamo. L’unico modo possibile per creare un cambiamento. La verità è che sarebbe troppo facile credere che qualcun altro possa fare il lavoro per noi.