Urban habitats. La rigenerazione urbana

Fotografie di Francesca Pompei

Il soggetto del mio lavoro è lo spazio, ne ho fatto il mio linguaggio espressivo focalizzandomi sull’architettura come scenografia urbana e sociale.

A differenza di altre forme d’arte la cui fruizione è intima e personale, palazzi, edifici e luoghi di lavoro sono fin dal principio concepiti per una fruizione pubblica.

Si tratta di un’idea di ambiente dal valore collettivo, che vive ed è e trasformato non solo dal tempo ma anche dal passaggio umano. E di queste tracce l’architettura conserva la memoria come una sorta di vademecum urbano, testimone di un fenomeno in cui luogo ed individuo sono indissolubilmente legati, continui.

Cercando di tracciare, di scrutare ciò che fa resistenza, che sfugge ad un primo sguardo, il filo conduttore del progetto vuole quindi essere un’interrogazione sullo spazio e sulla collocazione dell’umano in questo spazio.

In un’epoca in cui la tendenza sembra essere quella di trasformare ciò che la città moderna ci ha lasciato in eredità, il sistema degli oggetti e dello spazio interno del vivere quotidiano possono essere interpretati come i veri protagonisti della relazione uomo-città.

Attraverso una narrazione per immagini, dove la presenza umana è più evocata che manifesta, vorrei mettere in forma quel processo metabolico interno alle città, in cui si stanno trasformando secondo le esigenze abitative, produttive, commerciali, speculative gli spazi ereditati da altri processi di cambiamento e dismissione.

Il potenziale inespresso del luogo abitato, riconvertito, trasformato, è alla base della costruzione di un racconto fotografico inteso sia come ricco serbatoio da cui poter attingere nella ridefinizione di cosa sia lo spazio oggi, sia come strumento con il quale cercare quindi d’interpretare la realtà stessa.