Fotografie di Mattia Zoppellaro
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Secondo Marco Polo (almeno nella fantasiosa versione di Italo Calvino, che ne fa il narratore delle sue Città Invisibili), “Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.
Forse troppo piccola per essere capoluogo ma comunque troppo estesa per poter essere considerata un paese, ROVIGO nasconde tra le sue fitte nebbie un brulicare di vite e dintorni a misura d’uomo che odorano fortemente di provincia. Occupa il cuore della Padania orientale. Circondata da Venezia, Bologna, Padova e Ferrara, svolge il ruolo di impercettibile crocevia, un sito di passaggio, uno snodo ferroviario troppo spesso ingenuamente bypassato. Salvo provare il fascino del ripetersi delle facce, del sentirsi chiamare per nome, dell’occhio che si nutre di natura: in questa città che nasce tra due fiumi, in realtà, la noia può essere un punto di partenza, un cortocircuito per attivare la creatività.