Fotografie di Emanuele Indolfi

PIACENZA, GIUGNO 2023

Cosa vuol dire andare via? Scappare lontano dalla 

propria realtà per trovarne una migliore o 

semplicemente cercare nella propria una sensazione 

di pace e di benessere interiore?

Dacia Maraini ha scritto che “si va via per tornare”. 

Forse intendeva tornare a sognare o, magari, 

accorgersi che esiste qualcosa di nuovo e fuori 

dall’ordinario nel luogo da cui si è partiti. 

Da circa un anno, nel centro di Piacenza, è nata una 

realtà inusuale in questa città: Rathaus, un piccolo 

circolo culturale gestito e frequentato da persone 

provenienti non solo da Piacenza, ma da tutto il 

mondo, spinte a scappare dal proprio paese d’origine 

a causa di insoddisfazione o difficoltà. Decidendo 

volontariamente di trasferirsi a Piacenza, hanno 

trovato la serenità che gli stessi piacentini non sempre 

riescono a trovare.

Può un semplice luogo essere una via di fuga?

Ho sempre voluto scappare da Piacenza, sono
abituata a viaggiare fin da piccola. È proprio
viaggiando che ho conosciuto mio marito: ora
vivo con lui in Ohio, negli Stati Uniti, il suo paese
di origine.
Ogni tanto però torno: ho portato qui anche mio
marito, che si è inspiegabilmente innamorato di
Piacenza.
Da Rathaus mi trovo bene: è un posto prezioso,
più informale e meno austero delle classiche
biblioteche.
Ho visto molti studenti stranieri, cosa che mi ha
fatto piacere.

– Maria, 25 anni, Piacenza

Qualche anno fa ho partecipato ad un progetto
Erasmus perché sentivo la necessità di andarmene, ero stanca di Piacenza. Non apprezzo
la mentalità delle persone che la popolano, il
fatto che non ci sia possibilità di essere diversi e
mostrarlo.
Rathaus è un posto particolare, una comunità a
sé stante all’interno della città, la gente ne varca
la soglia e trova qualcosa di diverso rispetto a
ciò che c’è fuori.
Quando ho deciso di creare Rathaus con le altre
ragazze volevo che fosse proprio così.

– Mariagrazia, 34 anni, Piacenza

Il presidente dell’Iran una volta dichiarò di
essere a capo del paese più felice del mondo: in
realtà in Iran è raro scorgere un sorriso.
Sono stata arrestata quattro volte perché passeggiavo per strada con i capelli sciolti, senza
velo. Ho anche le foto segnaletiche.
L’accoglienza dei piacentini mi ha salvata: essere
costretti a trasferirsi dal proprio paese causa
tristezza, a volte depressione. In Iran la rabbia
era un sentimento molto frequente per me,
vivendo a Piacenza mi sono semplicemente
dimenticata cosa fosse.
Rathaus è spesso definito come un “labirinto di
idee”: penso sia una definizione perfetta.
Quando ne varco la soglia per iniziare il mio turno di lavoro mi sento come se andassi a casa.

– Farnaz, 37 anni, Shiraz (Iran)

Nel periodo universitario ho frequentato ed
abitato Parma. La mia intenzione era quella di
non rimanere qui; in base poi a ciò che ho studiato ed alle scelte lavorative che ho intrapreso,
mi sono reinserito a Piacenza.
È vero che Piacenza è una città strana, ma è
troppo facile dire “Vado da un’altra parte”.
Rathaus è come una bolla all’interno della città…
Ce ne fossero! È un punto di ritrovo inclusivo,
permette la manifestazione e lo svolgimento di
eventi che altrimenti non avrebbero spazio.

– Alessandro, 36 anni, Piacenza

Ho sempre voluto scappare e l’ho fatto, ho
vissuto all’estero per diversi anni: sono andato
altrove a cercare le cose che mancavano in me,
cose che non riuscivo a trovare.
Con Rathaus sono riuscito ad ottenere ciò che
prima non riuscivo ad avere a Piacenza.
È un posto multiculturale, unico e strano in un
“paesone” come Piacenza. È un’isola di freschezza, piena di persone giovani ed ambiziose.
È un incubatore di stimoli.

– Jacopo, 27 anni, Piacenza

Piacenza, nella sua provincialità, è una città
difficile e molto diffidente. Ad un certo punto
della mia vita ho sentito il bisogno di andare via.
Vivendo all’estero ho imparato tantissime cose,
ma al mio ritorno ho iniziato ad apprezzare di
più Piacenza.
Aprendo Rathaus con le altre ragazze ho notato
che, creando una realtà diversa e proponendola
alla città, si è formata una sorta di comunità di
persone che qui non stanno bene, ma che non
riescono ad andarsene definitivamente. Tante
persone hanno scoperto aspetti di se che non
sapevano o pensavano di avere, ad esempio una
tendenza artistica.
Con Rathaus, la città ha capito che c’è altro e si
può avere il coraggio di creare altro. Che si può
imparare tanto dall’altro, anche dal “diverso”,
dallo “straniero” o da “quello particolare”.

– Alice, 35 anni, Piacenza

Piacenza per me è la sintesi di ciò che si intende per “comfort-zone”: non ci sto bene ma non
riesco ad andarmene. Rimango qui cercando di
trovare qualcosa di positivo.
Nell’ultimo anno ci sono riuscita anche grazie a
Rathaus, la lente che mi ha mostrato certe cose
in un modo diverso, nuovo.
Rathaus, che ho creato con le altre ragazze, è
nato da una mancanza fisica nella città e da un’
esigenza creativa individuale. È sia uno spazio
concreto che uno spazio mentale, inevitabilmente anche un nostro percorso personale. Aprendo
la porta di Rathaus riesco a scappare, ad uscire
da Piacenza, a sentirmi in un altro posto.

– Nali, 23 anni, Piacenza

Piacenza è la mia città e, anche se da giovane
ho frequentato molto più Parma, ora riesco a
riconoscerne i lati positivi.
Vedo Rathaus come un posto diverso dagli altri,
mi piacciono le idee delle persone che l’hanno
creato, idee che richiamano altre città europee:
a Piacenza non c’è mai stato un posto con
questa impronta.
Pensare che persone straniere trovino a
Piacenza la propria serenità in parte mi stupisce;
d’altro canto, mi rendo conto che da un punto
di vista diverso si riescano a vedere le cose in
modo più stimolante.

– Alessio, 46 anni, Piacenza

Sono venuta qui per raggiungere la mia famiglia,
trasferitasi a Piacenza dalla Russia nel 2013.
A mia madre venne diagnosticato il cancro, così
nel 2019 arrivai a Piacenza per starle vicino.
Purtroppo, nonostante le cure, mia madre morì.
Mio padre tornò in Russia, si rifece una vita,
mentre io rimasi qui a prendermi cura delle mie
sorelle minori.
È stata molto dura, ma dopo quattro anni che
sono qui penso che a Piacenza si viva bene:
c’è tutto ciò di cui si ha bisogno nella vita
quotidiana.
Rathaus è una bellissima iniziativa, qualcosa che
mancava a Piacenza quando sono arrivata.

– Kristina, 32 anni, Mosca (Russia)

Sono a Piacenza da tre anni per i miei studi in
architettura. Trovo che sia una città gradevole,
molto vivibile e che, a differenza delle metropoli
caotiche come Milano, abbia un’anima.
Strana, ma ben definita.
Rathaus è una delle ragioni per cui trovo
Piacenza interessante: è una piccola comunità
internazionale dentro la città, dove si incontrano
studenti provenienti da tutto il mondo.
Frequentando spesso questo posto si trova una
famiglia.

– Sinem, 27 anni, Smirne (Turchia)

Sono arrivata a Piacenza per pura coincidenza:
il mio compagno è piacentino e ci siamo conosciuti a New Orleans, la mia città di origine; ero
stanca del mio lavoro e ho deciso di trasferirmi,
prima a Dublino e poi a Piacenza.
Quando sono andata a richiedere il permesso di
soggiorno, mi è stato domandato in modo stupito e dubbioso: “Perché hai scelto Piacenza?”.
In realtà per me Piacenza è bellissima.
Quando ho conosciuto le ragazze con cui ho
creato Rathaus, ho sentito di avere la possibilità
di realizzare qualcosa per migliorare la città, che
per me ha sempre avuto un grande potenziale.
Mi piacerebbe che ci fossero più posti come
Rathaus a Piacenza, è un peccato che Rathaus
venga definito unico.

– Lesley, 34 anni, New Orleans (Stati Uniti)

Me ne sono andata dalla Grecia perché la
situazione economica del paese era molto dura.
Rimanendo lì sarebbe stato molto difficile
costruire il futuro che sognavo.
A Piacenza mi sento come a casa: ho creato la
mia realtà e la mia vita giornaliera esattamente
come le avevo immaginate.
All’inizio, il pensiero di creare Rathaus mi
spaventava: era un progetto enorme e non ero
sicura potesse essere accettato dalla città.
Dopo un anno mi innamoro sempre di più di
Rathaus, anche per come è stato accolto.
Capisco che i piacentini vogliano scappare,
ma mi chiedo: “Perché non provate a vivere la
vostra vita qui, semplicemente come l’avete
immaginata?”.

– Aekaterini, 33 anni, Tyrnavos (Grecia)

AWAY è un progetto fotografico di Emanuele Indolfi, realizzato in occasione della collaborazione tra il centro d’arte contemporanea XNL Piacenza ed il community magazine Perimetro per il workshop “COSTRUIRE UN RACCONTO FOTOGRAFICO: PIACENZA E LE SUE STORIE”.