Rubrica: Dirty Boots

A cura di Mattia Zoppellaro
Fotografie e testo di Mattia Zoppellaro

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Il pezzo inizia con un suono che proviene da una buia medina in fondo al futuro, la voce arriva da molto lontano, con l’indolenza di chi se ne fotte del parere di chi ascolta.

Vengo dalle viscere…
Non volevo fare il rapper, tantomeno l’artista
Volevo solo fare business, business, business, business

Tra le sirene spiegate di un thriller di Carpenter ambientato a Tunisi:

Frega un cazzo del tuo Rolex,
Batman o Wimbledon

Simba ti si insinua dentro con la sincerità di chi non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, e l’onestà di chi viene dal nulla. Come un Balotelli a cui però piace fare ciò che gli viene bene.

Louis Vuitton ne vado matto, trenta k in quella marca,
Voglio morire chiatto in una villa a Montecarlo

Spirito punk per épater les radical chic del politically correct.

Mi sento Putin, fottiti Greta Thunberg

Ascoltare musica che non puoi far sentire a tutti è una pratica sana di cui avevo nostalgia.

C’ha la figa larga, penso: Io la allargo ancora
Penso di farti il Daytona, penso meriti schiaffoni, scemo

Il Fabrique è murato di persone avvolte nei loghi del lusso: Prada, Louis Vuitton, Moncler, Fendi, Stone Island… una Royal Ramble di brand che si ribellano ad anni in cui son stati costretti a star nascosti in luoghi del genere. Mai visto indossare così bene vestiti che non metterei mai. Non è facile portare i piumini con stile (Karl Kani a parte), soprattutto a Milano.

Dopo aver scattato un po’ di gente felice di essere immortalata, me la sgomito verso il backstage. Una nuvola di fumo circonda almeno un centinaio di persone vestite rigorosamente di nero. Black Block Style.

C’è un sacco di frenesia attorno alle scale che ti vomitano sul palco. Spunta Simba da dietro l’angolo e si avvicina con il passo da pugile di cinema noir. Sembra Clark Gable in balaklava. Mi rigetto verso il pit a catturare un po’ di live.

Sto sul cazzo a mezza scena, non lecco il culo per visual
Oltrepasso ogni limite, le sto sfilando l’intimo
Glock 9 millimetri che sparo, mi scoppia il timpano
Mi entrava in casa la DIGOS, prenderò casa a Mykonos

È il suo primo vero concerto ma si divora il palco con insolente expertise, come fosse il figlio illegittimo di Frank Sinatra e Sid Vicious, flexando un sorriso di denti metallici che gli illumina il viso, muovendosi come farebbe un cowboy sulle note di Morricone.

Ci ho provato a fare palestra
ma mi piacciono le armi, ti piace la mia Beretta
mi piace quando vado nel bosco e la testo
vado matto per le armi, mi mandano fuori di testa
non ho piercing nei capezzoli
il giorno che lo faccio, ti prego sparami in testa

Dopo qualche pezzo decido di tornare a inalare il dietro le quinte. Il caos è aumentato, I fotografi, tutti sottopalco, diminuiti. Sono l’unico spettatore della guerriglia, con tanto di fumo, molto fumo. Sfilano trapper e rapper NBA: Emis, Tedua, Ghali, Guè, Sfera, un po’ tutti a prendersi street cred Straigh Outta Calolziocorte

Non vengo da villa a schiera, vengo da case Aler

Altri pezzi, altre canne, altre torte. Pure un pianoforte. Il concerto wrappa e il leone griffato saluta.
Sto aspettando per ritrarlo fuori dal suo camerino, mi giro e dico alla persona che sta dietro di me: “ti han mai detto che sei uguale a Amadeus?” “molta gente” lui mi fa “…perchè lo sono” e in un attimo è lì che si fa fare la foto con Simba.