Fotografie di Silvia Como
Ogni fiume ha il suo “genius loci” e quello del Tevere – con la costruzione degli argini alti ben 18,45 metri – è stato segnato da una trasformazione profonda: è stato si risolto il problema delle esondazioni, ma, di fatto, il fiume è stato “separato” dalla città, così interrompendo il millenario rapporto tra Roma e le sue acque.
La costruzione dei “muraglioni” ha infatti creato una percezione di lontananza rispetto al fiume che a tratti si trasforma in senso di estraneità, confinandolo in un binario uniforme e uniformemente staccato dal resto del paesaggio. Ciò che prima era parte integrante di Roma, ora giace solitario e invisibile, celato dalle alte sponde.
FIUME 18.45 vuole raccontare la capacità odierna del Tevere di trasformarsi in un (non) luogo in cui perdersi e ritrovarsi o semplicemente TROVARSI nella Storia, nella Bellezza, nel Silenzio e nella Potenza delle sue acque.