Fotografie di Letizia Toscano
Perimetro & Mr. Dee Still in collaborazione con Campari Academy raccontano un viaggio alla scoperta delle Bartender di tutta Italia.
Attraverso gli scatti di Letizia Toscano, ci muoviamo di bancone in bancone tra i top bar di Milano, Roma, Firenze e Venezia per raccontare chi sono le bartender che stanno catturando l’attenzione
del mondo del beverage italiano. Storie femminili all’interno di un mondo maschile, sia a livello iconografico che come stile di vita. Storie di forza, audacia e creatività. Le raccontiamo partendo dai loro signature drink con un reportage sull’ attualità del bartending: le cose stanno cambiando.
Si ringrazia ICE3, partner tecnico del progetto per la fornitura di ghiaccio presente in tutti gli scatti.
Alessia Bellafante | Unseen
Qual è la storia più assurda che ti hanno raccontato dietro al bancone?
Ogni persona che varca la soglia del bar ha un bagaglio di aneddoti e avventure da condividere con chi ha intorno. Uno degli aspetti più attraenti nel mondo dell’hospitality è poter ascoltare voci diverse ogni giorno: dalla chiacchiera più frivola a quella più intima. Quella che più mi ha colpita, scatenando in me una profonda riflessione, è avvenuta con un ragazzo asiatico. Non ricordo il suo nome ma so che vive a LA ed è un nail artist. A soli 23 anni ha scelto di investire i suoi risparmi in un viaggio in Europa alla ricerca d’ispirazione. Abbiamo parlato a lungo, circa un paio d’ore. Non smetteva di raccontarmi tutto ciò che la sua mente aveva immagazzinato durante quel mese lontano da casa. Si è anche soffermato sulle sfumature di colore del suo drink immaginando come realizzarne una nail art.
Alla fine della conversazione sapevo che non ci saremmo più rivisti. L’ho ringraziato per avermi ricordato quanto è importante stimolare la nostra curiosità e lasciarci affascinare da ciò che ci circonda.
Quanto è importante saper miscelare nella vita come dietro al banco?
Per me la parola chiave durante la preparazione di un cocktail è “equilibrio”. Sembrerà elementare, ma riuscire a trovare le giuste misure non è sempre così facile. Così come nella vita padroneggiare istinti e comportarsi con equità e compensazione può risultare una grande conquista.
Perché la gente va al bar? Riusciresti a trovare una risposta esistenziale a questa domanda?
Non credo esista una risposta ben precisa. Ognuno di noi è mosso da emozioni e bisogni differenti in costante divenire. C’è chi va al bar da solə e chi preferisce andarci in compagnia. Quello che conta per ognunə è l’esperienza vissuta in quel preciso momento e la scelta di passarlo in un luogo che non è la propria casa, ma che (dalla mia esperienza) potrebbe diventarlo. Prendendo un semplice caffè o un vino pregiato, si possono creare scambi con altre persone e potrebbero crearsi anche delle connessioni. Probabilmente è proprio questo che le persone cercano quando scelgono di andare al bar: si può ordinare qualcosa che in molti casi è replicabile anche a casa, ma quello che il luogo offre realmente alle persone è il legame che si innesca tra loro.
Anna Ardò | Gesto
Qual è la storia più assurda che ti hanno raccontato dietro al bancone?
Dire “la storia più assurda” è generico e riduttivo perché in realtà ho constatato negli anni che ogni mio fedele cliente ha qualcosa di incredibile da raccontare.
Chi per amore, chi per lavoro o per se stesso ha vissuto almeno una volta nella vita qualcosa di eccezionale.
La storia che mi ha colpito maggiormente è quella di una donna che all’età di 30 ha mollato tutto e tutti per inseguire il suo personale sogno americano: si è sposata a Las Vegas con un europeo. Dopo qualche anno di matrimonio però si sono lasciati. Come in una commedia romantica tempo dopo si sono rincontrati ad Hong-Kong, dove si trovavano entrambi per lavoro. La loro storia non era finita e infatti dopo questo nuovo incontro hanno deciso di risposarsi e hanno avuto un figlio.
Quanto è importante saper miscelare nella vita come dietro al banco?
Negli ultimi anni la miscelazione ha subito un’evoluzione assurda.
È facile nel 2022 reperire ingredienti che arrivano dall’altra parte del mondo, ma questo a volte porta a concentrarsi sulla particolarità e non sulla sostanza.
Per me una buona miscelazione è fatta per lo più da pochi ingredienti e credo che il risultato finale debba essere dei più semplici.
La semplicità oggi è davvero difficile da trovare. Eppure la maggior parte dei drink più famosi al mondo hanno al massimo tre ingredienti. Questo mio pensiero cerco di trasporlo anche nella vita privata e credo fortemente che semplicità ed equilibrio siano la miscelazione perfetta.
Perché la gente va al bar? Riusciresti a trovare una risposta esistenziale a questa domanda?
Ci hanno insegnato che nella vita viene prima il dovere e poi il piacere.
Di conseguenza penso che la gente viva nel dovere e il loro più grande desiderio dopo una faticosa giornata è quella di godersi il proprio piacere. Cosa chiedere di meglio di un buon cocktail nel tuo bar preferito?
Caterina Gu | Ronin
Il locale più bello al mondo in cui ti sia capitato di passare una serata? Ce la racconti?
Con un’amica siamo uscite una sera e cercando di decidere dove andare siamo entrate in un locale che non conoscevamo. Abbiamo scoperto che il barman era uno dei più famosi d’Italia, tutti i suoi cocktail sono realizzati con la magia, ci ha davvero stupite.
La notte conserva ancora una sua magia? Se sì qual è?
La ore della notte per me sono le migliori della giornata: piene di emozioni, ispirazioni e sentimenti. Di notte si esce con gli amici, ci si diverte e si scarica lo stress. Di notte si torna a casa per stare con la famiglia o da soli, ci si rilassa e si recuperano le energie. Di notte si esce con un ragazzo o una ragazza per bere un bel calice di vino o un paio di cocktail e se va tutto bene da lì potrebbe nascere una storia romantica. Di notte si sogna, si crea, ci si diverte. La notte fa pensare e ripensare, e si rinasce. La magia sta anche nel buio: ti fa sentire più sicuro e impavido rendendoti possibile fare quei passi che avevi pensato tante volte ma non avevi mai avuto il coraggio di fare.
Durante i vari lockdown degli ultimi anni ti sarai trovata spesso a sentire la mancanza del tuo lavoro? Cosa ti ha fatto riflettere maggiormente?
Si certo. Fare la barlady è strettamente legato alle persone. All’inizio della quarantena mi mancavano le feste, il casino, i giri che si facevano una volta. Devo essere sincera sono stata anche un po’ triste da questo punto di vista. Ma piano piano ho iniziato a studiare, a concentrarmi di più su me stessa e ho fatto tante cose che non potevo fare quando lavoravo. La cosa più importante che ho imparato in quel periodo è che la vita non è sempre di corsa, ogni tanto bisogna anche fermarsi un attimo per riconoscersi, e godersi il momento.
Elena Stucchi | Bulgari
Il locale più bello al mondo in cui ti sia capitato di passare una serata? Ce la racconti?
Il locale più bello in cui ho passato una serata è stato il Salmon Guru di Madrid.
Erano i primi di gennaio del 2020 ed ero in viaggio con due amiche per festeggiare il capodanno. Per la prima volta mi trovavo in un locale considerato tra i 3 miglior bar al mondo.
Cocktails e location veramente interessanti, mi hanno dato spunti per i miei futuri drink. Esperienza che non dimenticherò mai.
La notte conserva ancora una sua magia? Se sì qual è?
Sono sempre stata innamorata della notte: sembra che il mondo vada più lentamente e riesco a notare meglio tutti i dettagli: le luci, i suoni, i profumi.
La cosa che amo di più è girare di notte in motorino, per Milano centro, mi sa di libertà.
Durante i vari lockdown degli ultimi anni ti sarai trovata spesso a sentire la mancanza del tuo lavoro? Cosa ti ha fatto riflettere maggiormente?
Durante i vari lockdown ho sentito tantissimo la mancanza del mio lavoro: mi mancava il mio bar, la possibilità di esprimere la mia creatività , i miei clienti preferiti , le notti passate a mangiare mc donald e parlare per ore di lavoro con i miei colleghi.
Sono stata circa 7 mesi a casa, la noia e la rabbia mi hanno portata a pensare di cambiare lavoro, ci ho provato concretamente, ho fatto vari colloqui e per un breve periodo ho lavorato nell’ufficio di un amministratore condominiale, li ho capito che nulla avrebbe potuto allontanarmi dal bancone e dal mio lavoro .
Quando finalmente sono tornata a fare il mestiere dei miei sogni avevo ancora più passione e voglia rispetto a prima.
Francesca Mannina | Norah
Qual è la storia più assurda che ti hanno raccontato dietro al bancone?
Una ragazza mi raccontò che il giorno prima aveva organizzato un appuntamento al buio per una sua amica che dopo una batosta aveva deciso di non frequentare uomini per un po’. Il suo attuale compagno però le aveva chiesto di portare un’amica per un amico. Peccato che fosse proprio l’ex ragazzo!
Quanto è importante saper miscelare nella vita come dietro al banco?
Nella vita è sicuramente importante saper miscelare e soprattutto scegliere gli ingredienti più adatti a noi. A volte scegliamo quelli giusti, a volte no. Anche quando si crea un cocktail basta sostituire un ingrediente per sorprenderti e ottenere una ricetta esplosiva!
Perché la gente va al bar? Riusciresti a trovare una risposta esistenziale a questa domanda?
È proprio per dimenticare le domande esistenziali che andiamo al bar (risata). Per alleggerire la mente e semplicemente divertirci. Ognuno ha il bar dove si sente maggiormente a suo agio e dove può anche a farsi vedere giù di corda, perché non conta solo il drink, ma anche le persone che te lo preparano.
Giulia Castellucci | Co.so
L’esperienza forma il palato… cosa consiglieresti ad un giovane alla scoperta dei distillati?
Consiglierei di cominciare da quelli che hanno un gusto e delle note olfattive delicate come la vodka, per poi passare a una nota più speziata che può si ritrovare nel gin. Piano piano avvicinarsi ai distillati caraibici con base canna da zucchero come rum, cachaca. Arrivando infine al complesso mondo dei whisky partendo dai bourbon fino agli scotch.
Se un drink viene talvolta classificato a seconda della sua base alcolica, una persona, su quale base andrebbe classificata?
Non sono solita classificare le persone, sicuramente però per fargli avere un’esperienza a 360º bisogna entrare in empatia con essa e capire le esigenze che ha in quel determinato momento. Esigenze che possono cambiare a seconda dell’orario o del giorno. Bisogna sempre rispettare ed approfondire le necessità del cliente.
Puoi bere un cocktail per il resto della tua vita, quale scegli e perché?
Il Negroni. Credo sia un drink che si possa bere per tutta la vita. L’equilibrio di 3 semplici ingredienti sapientemente miscelati insieme.
Martina Bonci | Gucci
Il locale più bello al mondo in cui ti sia capitato di passare una serata? Ce la racconti?
Se penso a quelli che per me sono i locali più belli non penso solo all’estetica ma all’atmosfera, alle vibes che percepisci quando ci entri. Il più bello in assoluto dove mi è capitato di passare una serata è il Sips a Barcellona. Bello sì, ma in modo semplice. La station bar meravigliosa, Simone Caporale un padrone di casa stupendo. Al di là dei drink strepitosi, che riescono a farti capire perfettamente la filosofia che c’è dietro a Sips, tutti riescono a farti sentire veramente bene, a tuo agio, e questo rende l’esperienza bella a 360 gradi.
La notte conserva ancora una sua magia? Se sì qual è?
Sì, per me la notte conserva ancora magia, ma la magia la facciamo noi! Secondo me dobbiamo essere bravi a riportare il focus sulle persone che si siedono. Le emozioni dobbiamo regalarle a chi sta dall’altra parte del bancone e non regalarcele da soli.
Durante i vari lockdown degli ultimi anni ti sarai trovata spesso a sentire la mancanza del tuo lavoro? Cosa ti ha fatto riflettere maggiormente ?
Durante il Covid ho percepito una vera e propria mancanza fisica del lavoro (io sono sempre stata abituata a correre e non fermarmi mai). A livello mentale è stato difficile adeguarsi a ritmi che non erano i miei da tanti anni. Ho avuto però il tempo di riflettere: ad esempio sulla necessità di riportare l’attenzione sui clienti perché sono loro le star. Mai come ora vorrei regalare esperienze a 360 gradi: un drink può essere buono quanto vuoi, ma se non è servito come si deve, perde tutto.
Sofia Dalvit | Aperol
L’esperienza forma il palato… cosa consiglieresti ad un giovane alla scoperta dei distillati?
Consiglierei di approcciarsi sin da subito nell’ottica che il proprio gusto e piacere sono sentori e sensazioni in costante evoluzione e mutazione. Direi quindi di non fossilizzarsi entro il confine di quelli che, alle prime esperienze, identifichiamo come i prodotti preferiti, allontanando quindi infinite possibilità di sperimentazioni. Meglio non escludere a priori quei sentori meno vicini a noi rischiando di bollarli come “non piaciuti” troppo presto. Gli spiriti sono come i colori e le forme, la percezione che ne abbiamo può variare anche in base a come li accostiamo (nel nostro caso misceliamo), e perchè no, anche in base dallo stato d’animo con il quale li approcciamo. Soprattutto però è importante cercare di indirizzarsi il prima possibile verso il bere di qualità, avendo un approccio più maturo e consapevole verso il mondo del beverage. Il fine è godere del piacere del bere dandosi la possibilità di affinare la nostra sensibilità facendo caso anche al momento (contesto, ambiente, relazioni personali, qualità dei prodotti e dell’esecuzione). Scegliendo invece di intorpidirsi attraverso un consumo esagerato, si perde una parte dell’esperienza che si potrebbe avere come accompagnamento al drink.
Esiste una formula speciale che determina il successo di un locale: la clientela, chi serve da bere, la musica, la location, in che ordine lì metteresti? Cosa aggiungeresti?
Credo che la formula comprenda degli attori assolutamente fondamentali nel loro esistere solo se coesi li uni con gli altri. Non gli darei un ordine di importanza perchè non ne andrebbe a variare il risultato. Aggiungerei invece, collegandomi a quanto detto sopra, la qualità dei prodotti, la trasparenza e la coerenza nell’esecuzione (è importante che un certo livello di standard di servizio venga rispettato indipendentemente da chi si trova dietro il banco). Fondamentale è poi la relazione con gli ospiti, la sensibilità nel capire chi si ha di fronte e di conseguenza determinare la modalità di approccio che sarà diversa in base alle diversità di ognuno.
Se un drink viene talvolta classificato a seconda della sua base alcolica, una persona, su quale base andrebbe classificata?
Credo che di classificazioni attualmente ce ne siano fin troppe. C’è chi le ritiene una forma di incasellamento che porta alla perdita dell’individualità di ognuno, c’è chi pensa sia necessaria per tutte le forme viventi della terra. Dal canto mio una persona può essere “misurata” in base all’onestà e coerenza dei suoi pensieri e intenti, verso quelle che sono le azioni e le prese di posizione quotidiane, anche in piccoli gesti e frangenti.
Susanna DalCin | Experimental
Esiste una formula speciale che determina il successo di un locale: la clientela, chi serve da bere, la musica, la location, in che ordine lì metteresti? Cosa aggiungeresti?
Sicuramente all’interno di un bar chi serve da bere e la musica sono le chiavi del successo. L’interno del locale è un altro aspetto fondamentale: le luci e la posizione dei posti a sedere. I drink e la selezione di distillati in bottigliera rimangono però la cosa più importante, uniti alla cura e all’interesse che noi bartender abbiamo nel servirli.Se un drink viene talvolta classificato a seconda della sua base alcolica, una persona, su quale base andrebbe classificata?
Personalmente non classifico le persone. Quando sono dietro al banco mi ritrovo però ad osservarle e “spiare” le situazioni che si creano quando la gente inizia a sciogliersi.
Puoi bere un cocktail per il resto della tua vita, quale scegli e perché?
Sicuramente un Martini: non stanca mai e si può sempre modificare con vermouth e nuovi distillati.
Tea Alberizzi | Experimental
L’esperienza forma il palato… cosa consiglieresti ad un giovane alla scoperta dei distillati?
Il miglior consiglio che potrei dare è assaggiare, anche quei distillati che non pensavamo di poter amare o apprezzare. Essere curiosi e sentirsi un po’ degli esploratori alla scoperta del perché e del come un distillato venga prodotto: la sua storia, le origini e in particolare la materia prima da cui derivano.
Ultimo ma non ultimo, giocare e confrontare i nuovi sapori con quelli che già conosciamo scovando le mille sfaccettature che un distillato può avere.
Esiste una formula speciale che determina il successo di un locale: la clientela, chi serve da bere, la musica, la location, in che ordine lì metteresti? Cosa aggiungeresti?
Ho sempre sostenuto che il principale fattore di successo siano le persone. Si sa, si torna a bere dove ci si sente “a casa”, dove si è coccolati quando si ha bisogno di comfort ed accompagnati quando si ha voglia di esplorare nuovi sapori .
Ovviamente poi il fattore umano non basta e deve essere supportato da una proposta di qualità, da un ambiente confortevole. Se poi, della buona musica dal vivo fa da cornice al tutto, si crea un’esperienza avvolgente a tutto tondo.
Puoi bere un cocktail per il resto della tua vita, quale scegli e perché?
Ardua scelta, ma tra tutti sceglierei un buon MiTo. È proprio una coccola per il palato: sa cambiare e sorprendere sempre semplicemente cambiando la provenienza dei prodotti, pur essendo sempre e solo due. È un po’ la mia copertina di Linus.
Marianna di Leo | Turbo
Qual è la storia più assurda che ti hanno raccontato dietro al bancone?
Di storie ne ho ascoltate tante, molte le ho dimenticate (avrei dovuto scrivere un diario).
Più che assurda la definirei quasi romantica. Una coppia di ragazzi, giovani, si è aperta raccontandomi la loro storia. Erano in un periodo un po’ solo della propria vita. Entrambi calabresi. Lei, milanese d’adozione, si lascia convincere dall’amica a scaricare Tinder (si, lo so, la colpa è sempre delle amiche). In treno, quasi a casa in Calabria, decide di sbirciare l’app e arriva la conoscenza. Si incontrano, si conoscono, si innamorano. Quando li ho incontrati erano insieme ormai da un anno, nessuno degli amici ha mai saputo la verità sul come si fossero conosciuti la prima volta. Sono l’unica.
Quanto è importante saper miscelare nella vita come dietro al banco?
C’è una cosa fondamentale che non deve mai essere dimenticata quando si è al banco: il protagonista non è il bartender, è l’ospite. La cosa più importante è saper ascoltare. Solo in tal modo si potrà “miscelare” qualcosa di perfetto. Ogni persona ha una sua storia e qualcosa da insegnare. Solo ascoltando possiamo crescere, imparare, capire e vivere al meglio.
Perché la gente va al bar? Riusciresti a trovare una risposta esistenziale a questa domanda?
Tre parole: spensieratezza, libertà, evasione.