Fotografie di Santiago Méndez Arvelaez

Rubrica: Fuoriperimetro

 

Il sangue è una prova. La nostra florida creatività oggi richiede in continuazione prove della sua stessa esistenza, perché la globalizzazione ci richiede in continuazione di schedulare, di lasciare traccia del nostro passaggio, di verificare i nostri accessi. I tempi in cui ci si poteva abbandonare all’oblio sono ormai andati. Apparteniamo ad un momento storico unico ed irripetibile, che gradualmente ci sta elevando verso la migliore versione di noi stessi. Questa traccia che stiamo cercando di lasciare definisce indelebilmente chi siamo, cosa facciamo e il modo in cui intendiamo cambiare le cose attorno a noi. Tutto ciò si riversa nelle cose che oggi creiamo in quanto esseri umani. Dal limine della nostra esistenza, tra la nascita e il culmine della vita, noi siamo costruttori di una realtà alternativa, architetti di nuovi argomenti che gradualmente si sostanziano di esperienze uniche. Tutto ciò che transita dentro di noi si nutre di stimoli esterni, che altri individui a loro volta liberano nel loro processo di reinvenzione. Questa è la chiave per comprendere il viaggio di introspezione attraverso l’empatia. In un’era in cui la riproducibilità delle informazioni è più compulsiva che impulsiva, è necessario che le nostre coscienze diventino gli agenti curativi delle vite degli altri e della nostra. E’ compito nostro in quanto veicoli di espressione essere in grado di aggirare i miraggi e di irradiare di luce invece la comunicazione tra noi e tutto ciò che ci circonda. Con la stessa luminosità noi dobbiamo plasmare ciò che giace nel buio del pessimismo. Tutto quello che il contesto in cui siamo ci obbliga a tacere, può risorgere in una nuova prospettiva. Sembriamo questo ogni giorno, più illuminati e più prossimi ad interpretare la genetica degli antenati in tensione con i sogni possibili. Stiamo andando con slancio deciso e continuo verso la rivoluzione della nuova bellezza.