Fotografie di Ilaria Turini

La montaña que devora hombres, la montagna che mangia gli uomini. Così chiamano Il Cerro Rico di Potosí le persone locali.

L’aria è rarefatta, la testa pesante. Da quassù il Cerro Rico abbraccia tutta Potosì, la più grande miniera d’argento del mondo. Infatti è considerata una delle poche risorse della popolazione, ma sono molte le vittime di tale lavoro.

Il Cerro Rico vede anche la presenza di numerosi bambini lavoratori, chiamati niños mineros. L’aspettativa di vita di questi minatori è 40 anni, dovuta ai frequenti incidenti e al presentarsi quasi sistematico della silicosi, diffusissima. Il tasso di mortalità fra i minatori è altissimo. Intossicazioni causate dai gas velenosi, frane interne alla miniera sono fra le cause più frequenti di morte. Il Cerro Rico è, tra le altre cose, un simbolo. È la grande piramide che si innalza sopra la città di Potosí, la silhouette che compare sullo stemma della Bolivia e sui francobolli, sulle cartoline, un enorme monumento triangolare. Però sta crollando. Dopo cinquecento anni di attività mineraria, il Cerro Rico è una montagna sbriciolata, per gli appetiti delle grandi potenze.