Fotografie di Savino Carbone
A vent’anni dalla seconda Guerra del Golfo, l’Iraq è diventato il laboratorio della strategia iraniana in Medio Oriente. La caduta di Saddam Hussein e la fragile “libanizzazione” delle nuove istituzioni irachene hanno favorito l’ascesa della comunità sciita, sostenuta dalle ingenti risorse di Teheran. Le città sante di Najaf e Karbala si sono affermate come centri di pellegrinaggio e potere simbolico, mentre pratiche a lungo represse dai governi sunniti, come le tradizionali manifestazioni di pietà a ricordo dei martiri fondatori dello sciismo, sono state integrate nell’identità nazionale. La guerra contro l’ISIL nel nord del paese e la nascita delle Forze di Mobilitazione Popolare, guidate dall’ombra del generale Soleimani, hanno consolidato la rete regionale iraniana, che da Baghdad si estende sino a Siria, Palestina, Libano e Yemen, in un gioco di influenze che trasforma la sfera religiosa in un dispositivo di potere e controllo sovranazionale.



























