Andrea Agostini
La prima macchina fotografica mi è stata regalata quando avevo già venticinque anni. Fino ad allora la mia passione per la fotografia si era nutrita solo di cataloghi e biografie di grandi fotografi, senza mai tradursi in azione. Ancora oggi mi chiedo il perché.
Il primo progetto fotografico è nato in Mozambico dieci anni fa, al seguito di una ONG che si occupa di scolarizzazione e progetti di innovazione idrica. Con loro sono arrivato fino a Nampula per raccontare le storie e i volti di una comunità colpita dalla povertà e dalla mancanza di acqua.
Una volta rientrato in Italia, mi sono trasferito dal Veneto a Roma. Qui ho iniziato a scoprire e fotografare la capitale sperimentando per la prima volta la «street photography».
A Roma ho poi affiancato per alcuni anni i volontari di Baobab Experience, dove ho avuto la possibilità di raccontare i temi ai quali tengo particolarmente: immigrazione, accoglienza e inclusione. Il lavoro prezioso e quotidiano dei volontari continua tuttora, nonostante le mille difficoltà.
Fin da subito la fotografia è diventata per me uno strumento di narrazione e denuncia sociale.
Al centro della mia ricerca ci sono e ci saranno sempre gli esseri umani con le loro storie, difficoltà, debolezze e contraddizioni.