Fotografie di Lucrezia Ceselin

Habitat 1150 nasce dalla volontà di raccontare come la città di  Venezia, oggi si trovi ad essere esposta al deturpamento e alla corrosione causati dal turismo di massa, dal moto ondoso e dalla crisi ambientale dovuti all’indifferenza e alle azioni antropiche dell’essere umano.

La ricerca fotografica dà luce a queste problematiche attraverso l’accumulo e “l’archiviazione” di oggetti raccolti sul lungomare del Lido di Venezia, i quali evidenziano come il mare li accolga portandoli ad una lenta, ma inesorabile metamorfosi rendendoli a lungo andare, parte integrante del mondo sommerso, modificandoli e conservandoli attraverso la sua azione.

“L’acqua stantia, che rimane, che entra ed esce dalla laguna. Si gonfia e sale, si sgonfia e scende. Riempie e colma. Svuota e svela.”
“Non è terra non è mare. Le vele passano per questa terra di mare, strada di mare. Falso mare e falsa terra. Acqua senza agitazioni e pur senza riposo. Acqua stanca, acqua antica.”
“Un reticolo di tubi interconnessi si allunga formando un’impronta persistente della crescita della muffa, cioè una forma rudimentale di memoria che assomiglia molto a una mappa... Viviamo in un costante stato di scambio con il mondo microscopico che ci circonda: ne siamo influenzati tanto quanto quest’ultimo è influenzato dalla nostra presenza.”
“Tira fuori la testa dall’acqua, guar- da questa linea tra il sommerso e l’emerso. È una linea che unisce... Diversi livelli di umidità, di sale, di aria... La marea è mobile, e lo sono anch’io. Mi evolvo con il tempo, l’acqua e il fango. Se l’acqua cresce, cresco anch’io, in un dialogo di umidità e secchezza. Essendo fangosi, ci si può adattare, seguendo i cambiamenti e crescendo insieme.”
“Avvicinati alla laguna aperta, posso sorreggerti. Di argilla e fango, di terra e gas, di nutrienti e sale. Questi elementi plasmabili compongono i miei margini mutevoli Sono morbida. Nei miei fanghi si può tracciare la storia delle tempeste. Il carbonio di secoli fa immagazzinato sotto la superficie. Mi sollevo quando i flussi portano sedimenti, ma posso scomparire senza di essi. Nonostante il mio terreno salato, sono fertile. Grazie alle acque salmastre mi circondano, sono ricca. Presente anche se nascosta, attraverso processo io cresco.”
“Respira profondamente, riempiti di aria pulita. Continua ad ascoltare questo momento di quiete, tutti i miei abitanti coesistono con te. Scendendo attraverso le radici e il sale, anch’io inspiro ed espiro. Come polmoni, sono attraversata dalle correnti in canali ramificati che collegano me e ciò che mi circonda, la grande Laguna. Come un respiro, assorbo un elemento e ne restituisco un altro, ogni giorno... Collega i miei rami alle loro estremità: canali e fiumi, laguna e mare. Sino ad altre barene - un respiro che unisce.”
“Alghe delle figure terrestri, galleggiamo e trasciniamo... iniziamo a diventare scampi e molluschi, presto più molluschi che umani mentre le transizioni biocorporee tossiche della laguna... nei nostri esseri... trasciniamo a terra la vita lagunare nei nostri corpi che perdono acqua... sotto questo desiderio affamato, la laguna inizia semplicemente ad affondare sotto il peso di tutto questo, il peso della nostra fame...”
“Guardati intorno, sono qui. Riposo sul fondo della laguna, e mi stiro a toccare l’aria. Sono queste acque fangose che mi ricostituiscono, venendo e andando quattro volte al giorno. Mi portano il nutrimento, e io le sostengo in uno scambio perpetuo. Intorno a me la vita prospera; creature si incontrano, crescono e partono, tornano. Sono un ricordo... Coloro che amano il sale sono invitati a rimanere con me finché vogliono, o possono. Ossigeno, idrogeno, carbonio. Ogni elemento ha il suo ruolo intorno a me - a te - e dobbiamo sempre trovare un equilibrio. Grazie alla collaborazione di chi vive qui, ne affondiamo uno e ne produciamo un altro.”
“Specchi d’acqua a perdita d’occhio, che crescono, gonfiano, premono in silenzio sulle rive; e isole e isole... tutto si dirada, si dilata. Si incontrano sterpaglie, sabbie, ruderi, una baracca, una casa solitaria. Terra mobile è in continuo dissolvimento e riaggregazione: mai assestata, mai definitiva, mai definita. Mai detta.”
“Qualcosa sparisce mangiato dall’acqua o dal vento, oppure senz’acqua e senza vento, senza ragione; qualcosa si aggiunge per via delle maree, dei depositi, degli inquinamenti, dei pesci, dei colombi, dei muri in polvere, delle rive... e degli anni che aumentano come le maree.”