Fotografie di Mattia Zoppellaro
Intervista di Sebastiano Leddi
Rubrica: Passaparola
Per questo nuovo appuntamento con Passaparola, il format che racconta il teatro portato fuori, realizzato in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano siamo anda: a vedere in compagnia di Sara Maino Puccini, Puccini cosa vuoi da me?, uno spettacolo di Giuseppe Montesano con Toni Servillo e l’accompagnamento dell’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Gianna Fratta.
È stata una serata fuori dal comune: ve la raccontiamo qui!
Toni Servillo o Puccini? Chi ti sembra esca di più da questo spettacolo?
La presenza di Servillo è imponente: è un attore che ho sempre stimato e sono molto e felice di essere riuscita a vedere questo spettacolo. Alla fine è un bell’equilibrio perché Puccini permette a Servillo di essere visto e Servillo permette a Puccini di essere ascoltato.
Nel contesto artistico, è complesso mettere in discussione figure storiche ampiamente celebrate. Secondo te, quale grande artista della storia è stato sopravvalutato?
Alla fine qualcuno che viene sopravvalutato fa parte sempre di una scelta fatta da un “board” che decide se sei bravo o no, poi c’è tutto il mondo fuori che ha un’opinione. La lista per me sarebbe lunga….
Nello spettacolo, il protagonista passa da un iniziale sce4cismo verso Puccini a una completa revisione del suo giudizio. Ti è mai capitato di cambiare radicalmente opinione sul lavoro di un artista, riconoscendo di averlo precedentemente sottovalutato?
Mi è capitato… magari non in modo radicale ma graduale. All’inizio non ero convinta ma credo che se sei curioso e appassionato ti metti sempre un po’ in discussione e quindi quando succede che un artista che non consideravo trova il successo voglio capire il motivo. Alla fine non cambierò radicalmente la mia opinione, ma capisco perché ha successo anche se a me non piace.
Nelle relazioni affettive è frequente dover negoziare differenze di gusto. Hai avuto esperienze in cui hai dovuto confrontarti con preferenze artistiche divergenti da quelle del partner?
Credo che le divergenze portano al dialogo e a conoscere punti di vista diversi che ti portano poi a imparare nuove cose. Le divergenze sono fondamentali che sia con il partner o con le amicizie. È capitato e l’ho sempre trovato stimolante.
Sviluppare un senso critico nei confronti dell’arte e della musica, così come per altre materie è di grande importanza, soprattutto in un periodo come questo in cui le fake news potrebbero costruire narrazioni diverse dal vero. Quale pensi sia il modo migliore per costruire una solida cultura ai giorni d’oggi?
La trasparenza è la soluzione che porta a essere sinceri e veri, caratteristiche ormai perse. Bisogna essere credibili e questo comporta tanto lavoro e coerenza che non deve essere mai persa. Per creare una solida cultura bisogna educare all’infinito non solo nelle scuole, ma tramite i canali a disposizione e tutti noi siamo responsabili di lasciare alla generazione che ci segue un mondo migliore.
Qual è il tuo rapporto con l’opera lirica? Credi che questo genere possa ancora appassionare le nuove generazioni?
Non ho una gran conoscenza ma sono sempre curiosa di approfondire e conoscere di più quello che conosco meno. Per le nuove generazioni è sempre importante far comprendere che il passato è fondamentale per capire il presente e affrontare il futuro.
Come ti relazioni con la contraddizione, sia in ambito personale che professionale?
Con grande conflitto…