Francesco Maglia – il Lord degli ombrellai

Fotografie di Ricki Monti

 

Quando si parla di artigianato milanese conosciuto nel mondo sicuramente il nome Francesco Maglia non è una novità. Francesco Maglia nel 1854 entrò a lavorare in una ditta di ombrelli a Verolanuova per poi trasferirsi nel 1876 a Milano. La bottega rimase per 127 anni, fino al 2003, al civico 7 di Corso Genova per poi trasferirsi in Via Ripamonti 194. Generazione dopo generazione, dove c’è sempre il nome Francesco in uno degli eredi, arriviamo al quinto Francesco, attuale proprietario e anima commerciale del marchio, insieme al fratello Giorgio, le vere mani artigianali della bottega. Quando incontrai per la prima volta il sig. Francesco Maglia rimasi colpito dal suo fascino e galanteria, ormai caratteristiche scomparse ai giorni d’oggi, ma ancor più rimasi affascinato dall’amore verso il suo lavoro. Mi mostrò ogni angolo del laboratorio, dove vengono selezionati i legni per realizzare i bastoni, dallegno di castano, frassino, hickory e malacca, dai tessuti con varie trame e colori, la cassettiera con all’interno le targhette personalizzate dei migliori clienti. La parte finale della lavorazione appartiene a lui, apre uno a uno gli ombrelli e li controlla in ogni minimo dettaglio, dalla scorrevolezza dell’apertura, le cuciture e al puntale sul bastone. “ I nostri clienti sono molto esigenti e noi dobbiamo sempre sorprenderli e migliorare, nulla deve essere lasciato al caso” dichiarò Maglia, e ci posso ben credere guardando solo le foto appese con i loro ombrelli, dalla Famiglia Reale Inglese, il Papa e autorità di livello nazionale e internazionale. In rigoroso silenzio ascoltavo le parole di Maglia ma al tempo stesso scattavo senza interrompere, poi alle ore 12 preciso guardò l’orologio e con l’energia di un ragazzino esclamò “ ragazzo è ora di pranzo..pranzi con me? andiamo in un posto qui dietro che è da 54 anni che ci vado ogni mezzogiorno, fanno delle polpette alla milanese formidabili”. Durante tutto il pranzo abbiamo chiacchierato dei nostri interessi, come se ci conoscessimo da molto tempo, invece solo da poche ore, e nacque in me la voglia di conoscere altri artigiani come lui con il progetto fotografico “Vecchi Mestieri”.